Aquileia: 6 bimbi su 18 fuori dal nido “Olivia Paperina”, persi anche i contributi regionali a causa del Comune: la denuncia dell’opposizione

“I bimbi di sei famiglie su diciotto resteranno fuori dal nuovo nido d’infanzia comunale di Aquileia “Olivia Paperina”, che partirà il prossimo 2 settembre presso la scuola dell’infanzia “Pimpa”. Avevamo rilevato le criticità di programmazione nell’ultima seduta del Consiglio comunale e puntualmente le verifichiamo con la pubblicazione della graduatoria degli ammessi al nido. Inoltre, a causa del ritardo nell’organizzazione del servizio da parte del Comune, le famiglie non hanno potuto presentare domanda di contributo regionale, scaduto lo scorso 31 maggio”. E’ la denuncia della capogruppo di “Uniti per Aquileia” Ornella Donat
“Proprio in sede di approvazione del servizio – spiega la capogruppo – abbiamo segnalato superficialità e approssimazione soprattutto nella quantificazione dei costi del servizio. Infatti durante l’assestamento di bilancio il Comune ha dovuto stanziare 93.500 euro di fondi comunali per abbattere le rette a carico dei richiedenti, che altrimenti sarebbero state di oltre 900 euro a utente. Così, il contributo concesso alle famiglie è di 500-580 euro per i residenti, e di 200-260 euro per i non residenti. Resta il fatto – ribadisce Donat – che non è stato possibile accedere al contributo regionale”.
“Anche sui numeri dei posti i conti non tornano dal momento che – aggiunge la capogruppo – erano stati promessi e istituiti 19 posti, messi a bando in luglio con scadenza il 31 di quel mese. In questi giorni è uscita la graduatoria e scopriamo che i posti disponibili al Nido sono diminuiti da 19 a 12, mentre le domande presentate sono 18. Ecco perché sei famiglie dovranno arrangiarsi. Legittimo chiedersi le ragioni di questo taglio, se sia dovuto a necessità di contenere i costi e se tra gli esclusi vi siano anche famiglie aquileiesi”.
“Il sindaco assicurava che in fase di sondaggio di ‘preiscrizione’ – ricorda Donat – erano state presentate ben 31 domande. Appare probabile che l’organizzazione abbia patito ritardi, urgenza o forse disattenzione dettata dalla campagna elettorale, inducendo un certo numero di famiglie a cercare altrove una sistemazione ‘sicura’ per i loro figli. E così – conclude – è stato compromesso il piano finanziario frettolosamente approvato dal Comune”.