Artigianato: la crisi della metalmeccanica si ripercuote sulla filiera in Fvg
Se la manifattura industriale rallenta, l’artigianato che fa parte della filiera, e che rappresenta il 21,5% del mondo artigiano, non può che comportarsi di conseguenza. È la nota di criticità di fine d’anno rispetto a un andamento generale sostanzialmente positivo. Edilizia, casa e tutti i settori legati alla manutenzione, infatti, non conoscono crisi. Anzi. I tempi di erogazione dei servizi spesso si allungano esclusivamente perché la richiesta è tanta e i lavoratori di cui dispongono le aziende sono pochi.
Il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, mette in riga così le peculiarità dell’economia artigiana sul finire del 2024 e, guardando all’arrivo del nuovo anno, si concentra su due aspetti: «Cessino i venti di guerra, per poter pianificare uno sviluppo che negli ultimi quattro anni ha dovuto fare i conti con tante, troppe variabili, persino imprevedibili. Per quanto riguarda gli occupati di alcuni settori che sentono la crisi generale del settore, penso per esempio all’automotive o a legno-mobili che esporta, si sappia che c’è possibilità di lavoro nel mondo autonomo per coloro che possono e vogliono riconvertirsi. L’artigianato resta essenziale, grazie anche alla rapidità con cui sa riadattarsi ai cambiamenti».
Il rallentamento dell’artigianato legato all’industria manifatturiera si evince soprattutto dalla richiesta di accordi per accedere alla cassa integrazione artigiana, quella cioè garantita dall’ente bilaterale, che riguarda tutti i settori a esclusione dell’edilizia. Nella sola provincia di Udine nei primi dieci mesi dell’anno tale richiesta è aumentata del 22,7% rispetto al 2023, con un picco a Udine (+24,6%) e una crescita più contenuta nell’Alto Friuli, dove si è fermata al 10,6 per cento. Numeri che, precisano dagli Uffici di Confartigianato Udine, non indicano un effettivo incremento della cassa integrazione applicata ai lavoratori, ma testimoniano tuttavia «una preoccupazione rispetto a una possibile evoluzione del mercato e del flusso delle commesse» espressa dalle imprese più strutturate e che intendono salvaguardare i propri lavoratori.
Sufficientemente chiari i motivi di questo andamento: «L’aumento del ricorso alla bilateralità è trainato dal comparto della manifattura e, in particolare, da quello della subfornitura legato alla metalmeccanica e al legno-arredo che esporta. In questo processo l’andamento dell’economia della Germania ha avuto un peso determinante – illustrano da Confartigianato Udine -. Inoltre, anche in Austria si sono verificate alcune circostanze, come la chiusura di uno dei più brand più quotati della grande distribuzione, che hanno avuto ripercussioni sulla nostra filiera». Lo sguardo sul prossimo anno rimanda la possibilità di «una ripresa del settore della metalmeccanica per la fine di febbraio-inizio marzo», come si raccoglie tra gli imprenditori del settore.
Nel complesso, comunque, il 2024 ha confermato una tendenza già in atto da tempo nel mondo artigiano, ovvero una progressiva terziarizzazione dell’artigianato con i servizi che rappresentano il 40,3% del settore in provincia di Udine, l’edilizia il 38,2% e la manifattura il 21,5 per cento. Negli ultimi anni, poi, molte imprese stanno assumendo una forma giuridiche più strutturate, come attesta l’Ufficio studi di Confartigianato Udine, poiché le società di capitali artigiane (Srl) stanno sostituendo le società di persone. Alla fine del 2023 erano arrivate a rappresentare il 9,5% delle imprese.
Il mondo artigiano conferma poi almeno altre due tendenze: è una realtà che attira la voglia di fare impresa degli stranieri e delle donne. Infatti, gli imprenditori stranieri hanno raggiunto l’11,5% sul totale in provincia di Udine e addirittura il 13,6% a livello regionale, la quarta percentuale più alta in Italia. In aumento anche la presenza delle artigiane, che oggi rappresentano il 23,4% delle imprese attive.
«L’artigianato è in trasformazione – considera il presidente Tilatti – e continua a garantire concrete possibilità di occupazione, perché la richiesta di interventi in molti ambiti – dagli impianti ai serramenti alla falegnameria e a tutti gli interventi di manutenzione, per fare solo qualche esempio – è molto alta a fronte di un numero sempre più esiguo di persone che vi si dedicano».