Audizioni prevalentemente orientate quelle sulla mozione sul “fine vita” ascoltate stamani nella seduta della III Commissione consiliare
Questa mattina nel corso della seduta della III Commissione consiliare presieduta da Carlo Bolzonello (Fp) si è svolta l’audizione di alcuni soggetti interessati per professione o appartenenza ad associazioni, fra cui avvocati, bioeticisti e medici chiamati a intervenire in merito alla mozione sul fine vita (primo firmatario Enrico Bullian del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) e della proposta di legge regionale di iniziativa popolare inerente procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. Ebbene avendo ascoltato gran parte degli interventi si può affermare che nonostante il tema dovrebbe essere di alto livello, non così sono stati gli interventi o almeno parte di questi infarciti di furore ideologico, lo stesso furore che in passato avevamo visto all’epoca della tragica vicenda di Eluana Englaro. Un vero peccato che nonostante il tema sia serissimo e dovrebbe essere non trattato in maniera pregiudiziale, quando si va nel concreto diventa ideologico c’è chi brandisce il concetto nobile di difesa della “vita” come una clava. Nonostante il tema quando si entra nel concreto il dibattito da etico, politico e religioso si inasprisce e scatta una polarizzazione indegna tanto da cercare ogni forma di interpretazione e cavillo come il tentativo visto questa mattina da parte di qualche “esperto” di mettere in discussione la stessa sentenza della Corte costituzionale che ha sancito, pur con precise e stringenti condizioni, il diritto al suicidio assistito.
Ma vediamo come ha sintetizzato l’agenzia di stampa della Regione Fvg Acon il dibattito. Si è partiti da un incipit piuttosto “orientato” parlando in via preliminare di “Una proposta di legge che parte da un presupposto erroneo: un diritto, quello al suicidio assistito, che la Corte costituzionale con la sua sentenza non ha però sancito. Un’istanza che, nei suoi contenuti, spinge a dare valore all’essere umano e alla sua vita soltanto a certe condizioni. Una normativa che tocca una materia disciplinabile unicamente con un provvedimento nazionale”. Ovviamente questa posizione posta in via preliminare diventa dal punto di vista comunicativo una sorta di invito a perorare la causa in maniera orientata, anche se si precisa che sono “alcune delle considerazioni riportate dagli auditi – e ritenute per la maggior parte fuori tema dai consiglieri delle Opposizioni, che speravano in un approccio più concreto”.
Riportiamo comunque per completezza la sintesi degli interventi con il dubbio di base che gli invitati siano stati selezionati, prevalentemente, più per appartenenza alle tesi contrie ala mozione che in qualità di esperti.
Ad aprire le audizioni era stato l’avvocato Alberto Gambino, ordinario dell’Università degli studi Europea di Roma e presidente dell’Associazione Scienza&Vita, che ha ribadito come la Corte Costituzionale, nella sua sentenza, abbia individuato ‘un bilanciamento tra interessi, ma non ha accordato un diritto a suicidio assistito’. Il nodo centrale è: la normativa sul suicidio medico assistito può essere adottata dal legislatore regionale? ‘Gli atti di disposizione del proprio corpo – ha specificato – sono parte dei diritti personalissimi e questi da sempre hanno richiesto disciplina di carattere nazionale. La materia, quindi, non potrebbe che trovare disciplina in un provvedimento nazionale’.
Concorde l’avvocato Domenico Menorello, coordinatore dell’Agenda pubblica Ditelo sui tetti, pronto a evidenziare che ‘il valore della vita è il primo di tutti i valori, ma negli ultimi anni questo è stato legato fortemente alla capacità di autodeterminazione. Quando si dice che la vita, quando non è più autonoma, può essere accompagnata alla fine in modo non naturale, al più debole si dice che la sua vita non merita tutela’. Sulle cure palliative, l’avvocato ha detto che dove sono presenti ‘la domanda di morte scende o scompare, perché queste sono la risposta al dolore’.
Di cure palliative ha parlato anche Lucia De Zen, responsabile del Centro di riferimento regionale del Fvg per terapia del dolore e cure palliative pediatriche: ‘Hanno grande valore e rappresentano un diritto del cittadino che, anche in Friuli Venezia Giulia, deve essere garantito a tutte le persone eleggibili. Tuttavia, hanno anche dei limiti’. Entrando nel merito della proposta di legge, la dottoressa ha poi suggerito alcuni miglioramenti rispetto ai tempi di risposta, al percorso di valutazione richieste (che deve essere uniforme), alla composizione della Commissione e al ruolo del nucleo etico.
Il forum associazioni familiari Fvg, rappresentato da Giancarlo Biasoni e Margherita Canale, ha riaffermato l’interpretazione errata da parte dell’associazione Coscioni della sentenza delle Consulta (‘che non ha eliminato il reato’), e parlato di una pdl regionale ‘strumentale, non animata da intento di assistenza o cura.
Ha riportato critiche puntuali al testo della normativa il dottor Paolo Pesce, bioeticista. ‘Si parte da un presupposto erroneo, secondo il quale esiste il diritto al suicidio assistito. La Corte ha però stabilito – ha osservato – la non punibilità a certe condizioni. Non si può, poi, fare una legge senza specificare i trattamenti di sostegno vitale. La questione delle tempistiche? Garantire tempi certi per morire è impossibile, visto che il sistema sanitario non è in grado di gestire i tempi per guarire i pazienti’. Infine, il medico ha richiamato il tema della visione antropologica ‘funzionalista, secondo cui l’essere umano ha valore solo a certe condizioni: una visione che porta disvalore personale e interpersonale’.
Stefano Martinolli, bioeticista, ha riportato come il problema riguardi il rapporto medico-paziente, ‘che necessita, nel percorso di condivisione, di un bilanciamento, dato che il medico non è unico decisore della salute né un mero esecutore’. Nella pdl, ha provocato, ‘si parla di obbligo di prestazione da parte dell’Azienda sanitaria: ma se si lascia libertà al paziente, perché non lasciare libertà all’operatore sanitario?’. Una valutazione clinica è stata fatta da Paola Ponton, responsabile unità di coordinamento per l’etica nella pratica clinica di Asufc, che ha messo l’accento sull’importanza di dare ascolto profondo al richiedente e espresso la necessità di definire la procedura dell’iter con la trattazione di questioni riguardanti i medicinali da utilizzare e i luoghi dove realizzare il suicidio assistito.
Critici rispetto alla proposta di legge anche i referenti di Federvita Fvg, Salvatore Tumulo (‘Quando si parla di un Sistema sanitario pubblico che deve provvedere all’approvvigionamento di un farmaco letale e di setting assistenziale durante la procedura, ci troviamo davanti all’inversione del sistema sanitario pubblico’) e l’avvocato Francesca Todone (‘C’è una discrasia tra la sentenza della Corte e la proposta di legge regionale’). Infine, Maurizio Pessato (Consulta regionale delle associazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie) ha definito essenziali i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale: ‘Tutti devono avere come riferimento la garanzia della dignità in ogni situazione e dell’autodeterminazione’.
Il dibattito si è acceso con il consigliere Enrico Bullian, che non ha nascosto la sua delusione e l’indignazione per alcune delle dichiarazioni riportate, a cui ha risposto punto per punto. ‘Ho notato un dialogo tra sordi, dove si è rimasti nelle posizioni di partenza, senza passi in avanti: qui nessuno vuole ridefinire i Lea. Dentro il perimetro che prevede la sentenza Corte, crediamo ci siano le condizioni affinché il Cr possa intervenire per avere procedure e tempi certi’. La bocciatura della mozione e della proposta di legge, secondo Bullian, lascerebbero le persone che hanno i requisiti previsti dalla sentenza all’interno di un processo che non sarebbe governabile, con Aziende sanitarie che agirebbero in modo autonomo.
‘Oggi – ha insistito Roberto Cosolini (Pd) – siamo andati fuori tema: la norma vuole garantire un percorso certo e strutturato rispetto alla sentenza, non introduce l’eutanasia. Ho trovato alcune affermazioni apocalittiche’. Dello stesso avviso la pentastellata Rosaria Capozzi (‘La legge non tutela la morte, tutela il diritto all’autodeterminazione,a decidere della propria vita e del proprio corpo’) e Furio Honsell (Open): ‘Oggi non si doveva riflettere su temi cosi ampi e vasti, ma ci si doveva interrogare sul percorso del suicidio medicalmente assistito. Di reali contributi a migliorare strumento, però, ne abbiamo avuti pochi’.
Serena Pellegrino (Avs) ha parlato di un ‘concerto all’unisono’ da parte di chi si difendeva come ‘se la proposta di legge ledesse il percorso di ogni individuo. Non approvare una legge di questo tipo, che può essere sicuramente migliorata, lede la volontà di una parte di popolazione’. Intervenire con una legge è giusto, secondo Manuela Celotti (Pd), per garantire condizioni di lavoro appropriate ai dipendenti del Sistema sanitario, visto che ‘in mancanza di procedure chiare si apre un mondo di responsabilità. Oggi mi sarebbe piaciuto entrare nel merito della normativa’.
Maddalena Spagnolo (Lega) ha criticato l’atteggiamento della minoranza (‘Ascoltare questi interventi è un privilegio, non diamo giudizi su quanto sentito’), mentre Carlo Grilli (Fp) ha messo in chiaro come ‘favorire le cure palliative e la cultura della vita, considerare qualsiasi persona e il suo valore in ogni momento della vita, sono elementi che ci devono contraddistinguere’.
Due i punti sostanziali del discorso del capogruppo di FdI, Claudio Giacomelli: ‘Il suicidio assistito è nell’ordinamento, ma dobbiamo chiederci: abbiamo competenza? No. La competenza non la decide il numero di firme. Il contenuto della legge, poi, è amministrativo e il Cr non si occupa di questo. Ci prendiamo la responsabilità, tra tutti i procedimenti amministrativi legati a un percorso sanitario, di decidere di legiferare solo su uno? Sarebbe singolare’.
La discussione si è chiusa con l’intervento di Andrea Cabibbo (capogruppo di FI): ‘Noi non possiamo fare leva su un sentimento diffuso di tipo pietistico per sdoganare interventi nel nostro ordinamento giuridico. Conta l’autodeterminazione o mettere le persone nelle condizioni di essere libere da paura e solitudine? Che ruolo hanno le Istituzioni? Il Sistema sanitario nazionale – ha concluso – non deve fornire solo guarigione, ma la cura per non lasciare soli gli individui’.