Aumentano gli illeciti a danno dell’ambiente

L’ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente, presentato l’11 luglio scorso a Roma, racconta di un fenomeno ancora diffuso nel nostro Paese, quello degli illeciti a danno dell’ambiente – con numeri che non accennano a diminuire – ma anche dell’impegno di magistratura, Forze dell’ordine e organismi di controllo per contrastarlo. In Italia in sostanza  le ecomafie fanno affari d’oro: 8,8 miliardi.  Il rapporto Ecomafia 2024 di Legambiente parla di una impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, ma crescono anche l’aggressione al patrimonio culturale  e gli illeciti nelle filiere agroalimentari, includendo nel fenomeno la piaga del caporalato. Nel 2023, secondo i dati che l’associazione ha raccolto dalle Forze dell’ordine, i reati ambientali contestati sono saliti a quota 35.487 (+15,6% rispetto al 2022), con una media di 4 ogni ora, un giro d’affari che sfiora i 9 miliardi di euro e una concentrazione preponderante nel Mezzogiorno: in quattro regioni (Campania, Sicilia, Puglia e Calabria), connotate da una radicata presenza della criminalità organizzata, si concentra il 43,5% degli illeciti. Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima, ma non è che nel resto del nord ci sia da festeggiare perchè anche se meno macroscopici rispetto al meridione fenomeni di malaffare legate allo sfruttamento dell’ambiente sono presenti anche se in forme diverse, che magari sfuggono ai parametri utilizzati nei rapporti ufficiali,  a partire dal problema della depurazione delle acque per passare allo sfruttamento del territorio e al consumo del suolo, basti pensare a titolo di esempio  ai 137 ettari di terreno destinato al fotovoltaico a Bicinicco. Ma tornando al rapporto di Legambiete  bisogna aggiungere  che i  numeri espressi sono anche il frutto del lavoro del sistema istituzionale, con la collaborazione di molti cittadini, per far emergere il fenomeno e sanzionarlo. Tra le istituzioni in azione, anche quelle che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, a cui la normativa assegna compiti di supporto agli organismi giudiziari, in particolare per l’accertamento degli illeciti ambientali e la valutazione tecnica dei danni. Non a caso, nelle proposte contenute nel Rapporto Ecomafia, c’è il rafforzamento dell’organico delle agenzie ambientali e il completamento del percorso di attuazione della legge 132 del 2016 istitutiva del Snpa, percorso nell’ambito del quale si inserisce l’attesa approvazione del cosiddetto Regolamento Ispettori che porterebbe a una crescita dell’organico delle Arpa con qualifica di polizia giudiziaria. In particolare  l’associazione ambientalista fa alcune proposte al governo. La prima: recepire quanto prima la nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024, che introduce nuove fattispecie di reato rispetto a quelle già previste dal nostro Codice penale e prevede l’adozione di strategie nazionali contro la criminalità ambientale. Occorre poi introdurre nel Codice penale i delitti contro le agromafie e quelli contro gli animali. Vanno restituiti ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, a partire dall’ultimo condono edilizio. Occorre poi inasprire le sanzioni contro i reati nel ciclo dei rifiuti e completare l’approvazione dei decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale.