Bilancio F-VG. Superare la cultura dell’emergenza
Prendo a prestito il concetto sulla necessità di superare la “cultura dell’emergenza” da un documento di Mountain Wilderness dell’agosto di quest’anno. Nel testo completo esso si riferisce soprattutto alle politiche per la montagna e le terre marginali a partire dalla cura del bosco e dalle devastazione da eventi quali la “tempesta Vaia” e più in generale dal cambiamento climatico. Ma in realtà è una indicazione piena di significato proprio in tema di rapporto tra la politica ed i cittadini. Dove le emergenze giornaliere, spesso occasione per una ridondante informazione, prevalgono su ogni processo di riflessione. Proprio in riferimento al mandato legislativo ed amministrativo regionale del F-VG che sta per concludersi è necessario capire se i cinque anni trascorsi hanno prodotto risultati utili in una prospettiva futura o se gran parte delle scelte e dell’attività hanno inseguito gli eventi nel loro caotico susseguirsi dando le risposte che una cultura politica piuttosto raffazzonata permetteva. Il consenso a Fedriga credo provenga proprio dalla capacità di essere sul pezzo dell’emergenza del giorno. In generale peraltro gran parte dell’opposizione non ha fatto altro che inseguire l’esecutivo nelle sue iniziative, criticandole spesso con buone ragioni, ma senza riuscire a trasferire su uno spazio temporale più ampio la interpretazione di un futuro della Regione stessa. La società digitale e del “just in time” dei social è un nemico quasi mortale di una vera “filosofia di strada”. Siamo tutti inquinati dal modello dell’algoritmo di Google che ci presenta le priorità di un mercato alla ricerca concorrenziale di business. A quella Intelligenza Artificiale è opportuno porre rimedio. Sempre che si voglia dare una interpretazione cogente della risorsa democrazia. Gli anni dal 2018 ad oggi ci hanno presentato alcuni conti pesanti per i territori del Friuli e di Trieste: la tempesta Vaia quale avviso significativo del cambiamento climatico, la pandemia di Covid19 ad indicarci nuovi e vecchi pericoli per la salute, la guerra russo-ucraina per non farci dimenticare il rapporto tra geografia e potere. Di conseguenza anche grazie alla Regione F-VG abbiamo ricostruito strade e ponti, ci vacciniamo e utilizziamo la mascherina, abbiamo previsto di cambiare i fornitori di gas e ci siamo rimborsati parte degli aumenti di costo.
Nel frattempo ci siamo convinti di poter riprendere una “normalità”, andare in giro per il mondo, affollare ristoranti e movide, consumare benzina e gasolio con lo sconto regionale, imprecare contro l’Unione Europea inadeguata, temere l’invasione dei migranti (e dei loro familiari) dal Mediterraneo e dalla rotta balcanica. Con nel frattempo la fortuna inaspettata di un bilancio regionale nuovamente ricco (con entrate proprie e del mitico PNRR) da utilizzare in una molteplicità di direzioni, da opere pubbliche dimenticate, e magari oggi inutili, alla soddisfazione delle esigenze più disparate. Siamo nel pieno di un festival delle clientele dove non tutto sarebbe da buttare via ma dove manca una guida di riferimento per le priorità.
Certo si può sempre supplire magnificando una piattaforma logistica al servizio dei grandi traffici internazionali o illudersi di essere all’avanguardia nell’innovazione e nella ricerca, o prendere atto che abbiamo una industria manifatturiera che esporta come nessun altro, ma non possiamo dimenticare che le proiezioni demografiche future ci traguardano agli 800.000 residenti in F-VG, che i giovani, se possono, se ne vanno all’estero, che la sanità pubblica funziona ma per una visita urgente tocca aspettare un anno, che in montagna malgrado gli impianti di sci e le piste forestali non ci abita più nessuno.
Viviamo quindi in una epoca e in una realtà geografica piena di contraddizioni dove tutto sommato abbiamo ancora spazi formali (e anche sostanziali) di democrazia ma dove manca di fatto la politica intesa come progettualità e confronto per il futuro. Ci accontentiamo dei sondaggi. Che sono proprio l’emergenza da cui rifuggere e salvarsi.
Giorgio Cavallo