“Buonisti un CAS” manifestazione regionale organizzata dall’assemblea dei lavoratori dell’accoglienza

L’assemblea degli operatori e delle operatrici dell’accoglienza ha presentato la manifestazione regionale “Buonisti un CAS”, che si terrà sabato 16 marzo alle 15.30 davanti la Prefettura di Trieste (piazza Unità d’Italia). A presentare l’iniziativa è Sabina Borsoi, operatrice: «Siamo un’assemblea autonoma di lavoratrici e lavoratori dell’accoglienza, nata spontaneamente nell’ultimo mese». L’esigenza, condivisa tra colleghi e colleghe, è quella di «cercare di contrastare gli effetti del Decreto Sicurezza», soprattutto dopo l’uscita del nuovo capitolato (sul quale si basano i bandi delle Prefetture) che prevede «lo smantellamento dei progetti in cui lavoriamo e che comporterebbe, a Trieste, il licenziamento del 65% del personale che attualmente lavora all’interno del settore». Ma gli effetti negativi, osserva Borsoi, ricadranno in generale sulla città: «non solo per il crescente numero dei disoccupati (molti dei quali con una famiglia a carico), ma anche per il venir meno del ruolo di accompagnamento tra le nuove persone che si affacciano sul territorio e i suoi servizi».

A completare il quadro è Ornella Ordituro, operatrice: «il diritto di asilo è garantito dalle norme internazionali, e nel nostro Paese fin nella Costituzione italiana (art. 10)». «Quel che vogliamo difendere – continua Ordituro – è il particolare sistema di accoglienza che si è affermato a Trieste, basato sul sistema dell’accoglienza diffusa». Si tratta di un sistema, precisa Ordituro, «ritenuto un modello a livello internazionale, in cui è possibile seguire adeguatamente gli accolti nei percorsi di integrazione, formativi e culturali». Un percorso di inclusione ora fortemente a rischio: nel nuovo capitolato è infatti previsto un rapporto di 1 operatore ogni 50 accolti, rispetto al rapporto 1 a 10 attuale. Ora che l’integrazione non ha più motivo di esistere, si «svilisce la figura dell’operatore».

La figura professionale del lavoratore dell’accoglienza, continua Borsoi, «prevede diverse competenze che includono la conoscenza approfondita dei servizi del territorio, la capacità di creare rete, competenze linguistiche e di relazione». A cui si aggiungono legali, psicologi e mediatori che operano nel settore, anche loro a rischio. In città potrebbero esserci, da un giorno all’altro, «oltre 150 persone disoccupate, di cui molti giovani».

Per questo motivo è stata lanciata una mobilitazione a livello regionale, il cui primo appuntamento è la manifestazione del 16 marzo a Trieste. «Chiediamo che in piazza non ci siano bandiere né simboli di partiti politici. Ci avviciniamo alle elezioni europee e non vogliamo essere strumentalizzati», conclude Borsoi.

 

PIATTAFORMA POLITICA
Con il Decreto Sicurezza e il taglio del 40% delle risorse nei bandi delle prefetture viene colpito duramente il diritto all’accoglienza di richiedenti
asilo e rifugiati/e, nonché la libertà d’azione delle persone che sono già inserite nel sistema stesso.
Le politiche del Ministero dell’interno smantellano in buona parte il sistema d’accoglienza, a fronte di una legislazione che riversa sul diritto d’asilo
la quota maggiore degli attuali flussi migratori extra-europei, senza distinguere tra veri progetti e semplici speculazioni economiche sulla pelle dei e
delle richiedenti asilo.
L’accoglienza verrebbe ridotta ad un mero sistema di contenimento, distruggendo l’approccio inclusivo che molti progetti hanno portato avanti in
questi anni.
Il Governo contribuisce così a reprimere quanti – operatori/operatrici e ospiti – tramite l’accoglienza hanno cercato di costruire spazi di agibilità e
dialogo sociale per tutti e tutte.
In particolare, lo schema di Capitolato per la gestione di Centri d’Accoglienza:
• Non pone al centro di questo lavoro la persona come portatrice di diritti, desideri e bisogni, ma come problema sociale da contenere.
• Riduce ed elimina strumenti importanti per gli ospiti in accoglienza, come i corsi d’italiano, di formazione professionale e le attività d’integrazione
nel tessuto sociale, poiché non prevede voci di spesa per queste attività fondamentali.
• Taglia le risorse per le necessità abitative e favorisce la creazione di grandi centri, indirizzando gli enti gestori verso strutture fuori dai centri
abitati, le quali ostacolano l’autonomia e annullano l’individualità degli ospiti in quanto persone portatrici di diritti e bisogni.
• Promuove forme di segregazione favorendo la marginalizzazione delle persone richiedenti asilo e rifugiate.
• Dissocia la tutela sociale dei/delle richiedenti asilo e rifugiati/e dal sistema complessivo dello stato sociale.
• Stravolge e svuota del suo valore il lavoro dell’operatore/operatrice sociale, considerandolo alla stregua di un costo da tagliare.
• Pone il lavoratore e la lavoratrice a guardia di richiedenti asilo e rifugiati/e, invece che a sostegno ai loro percorsi di autonomia.
• Non favorisce lo sviluppo delle realtà associative radicate nel territorio d’accoglienza, ma apre la strada ad aziende Multi-Servizi che
speculano sulle persone.
• Svilisce o elimina servizi e professioni dell’accoglienza diffusa.
• Stabilendo un rapporto di 1 operatore/operatrice ogni 50 ospiti, impedisce la costruzione di una relazione e ostacola l’accesso delle persone
ai servizi di assistenza, di ascolto e di orientamento.
• Crea condizioni di vita e di lavoro che mettono a repentaglio la salute psicofisica di ospiti e lavoratori/lavoratrici.
• Produce disoccupazione e precarietà con il taglio dei posti di lavoro (si stima che 45mila persone perderanno il lavoro per effetto dei bandi).
In opposizione a questo disegno politico, difendiamo l’accoglienza diffusa concretizzatasi come modello nello Sprar, ma anche nei CAS che
hanno adottato gli standard qualitativi e amministrativi dello Sprar. L’accoglienza diffusa mette al centro di tutto la relazione tra persone e territorio,
favorisce percorsi di inclusione e promuove:
• Soluzioni abitative già integrate nel territorio, che evitano le grandi concentrazioni, rispettano la dignità dei richiedenti asilo e ne favoriscono
l’indipendenza;
• Accesso ai servizi sociali, amministrativi, sanitari, formativi e d’istruzione già integrati in quelli ordinari; anziché creare canali separati per gli stranieri;
• La dignità contrattuale e professionale di lavoratori e lavoratrici dell’accoglienza
PER TUTTO QUESTO E MOLTO ALTRO ANCORA, RIVENDICHIAMO IL MODELLO INCLUSIVO DELL’ACCOGLIENZA DIFFUSA E LA DIGNITÀ DEI
SUOI LAVORATORI E LAVORATRICI ATTRAVERSO UNA GIORNATA DI MANIFESTAZIONE SU SCALA LOCALE, REGIONALE E NAZIONALE, DA
ATTUARE SOTTO LE PREFETTURE.
PROMUOVIAMO LA DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI E LA CONDIVISIONE DI ANALISI NECESSARIE A CAPIRE LE DINAMICHE POLITICHE E
SOCIALI IN ATTO, NELLE LORO PIU’ RADICALI E NEGATIVE CONSEGUENZE SULL’INCLUSIONE SOCIALE DEI E DELLE RICHIEDENTI ASILO E SULLA
LIBERTà DI CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE.
LANCIAMO UN PERCORSO DI MOBILITAZIONE DI TUTTE LE PERSONE E LE REALTÀ – OPERANTI NELL’ACCOGLIENZA E NON – CHE
CONDIVIDANO LO SPIRITO DI QUESTA PIATTAFORMA, A PARTIRE DALLA MANIFESTAZIONE REGIONALE DEL 16 MARZO DAVANTI ALLA
PREFETTURA DI TRIESTE PER AFFERMARE LA NOSTRA OPPOSIZIONE AL DECRETO SALVINI, RIVENDICARE UN VERO MODELLO DI
ACCOGLIENZA E DIFENDERE LA NOSTRA PROFESSIONE
LavoratorX – Assemblea dei lavoratori e lavoratrici dell’accoglienza
Per informazioni e adesioni alla mobilitazione: lavoratorxtrieste@gmail.com