Carenza di infermieri in Fvg, non si può risolvere con scorciatoie. Pericolosa l’assunzione di personale non riconosciuto dal Ministero della Salute

La carenza di infermieri nelle Aziende sanitarie regionali è un problema reale, basti pensare che da aprile a dicembre 2021, nella sola ASUFC (Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale) secondo i sindacati, hanno rassegnato le proprie dimissioni in 152. Questa è una delle grandi questioni che affliggono il sistema sanitario regionale e no certo da ora. La Giunta regionale ha penato ad una  “risposta” che rischia di essere quasi peggio del male varando nei giorni scorsi  l’ennesimo provvedimento-deroga, in questo caso specifico per l’assunzione temporanea di personale sanitario in possesso di un titolo di studio non riconosciuto dal Ministero della Salute. Una scorciatoia che è stata accolta con grandi perplessità anche dai presidenti dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) del Fvg: “Ipotizzare questa tipologia di accesso nel mondo del lavoro può porre a serio rischio la garanzia del rispetto dei livelli minimi essenziali nell’erogazione di prestazioni specialistiche al cittadino, mettendo a dura prova la tenuta del sistema salute dei nostri territori”. Preoccupazioni condivisibili, spiega la consigliera dei Cittadini Simona Liguori che come è noto è anche un medico.  All’allarme lanciato dai professionisti del settore è seguita la richiesta urgente dell’apertura di “un tavolo permanente di sviluppo e di implementazione di nuovi modelli assistenziali, fra Regione e Ordini professionali che, partendo proprio dai 10.000 infermieri del FVG possa garantire l’apporto necessario degli stessi nella garanzia e nella tutela dei bisogni di salute della popolazione senza ricorrere a colleghi stranieri di cui non abbiamo nessuna garanzia di reale utilizzo”.  L’emergenza sanitaria, spiega in sintesi Liguori,  ha ulteriormente aggravato le difficoltà del sistema e reso evidente la carenza di personale sanitario necessario non solo a gestire la pandemia, ma anche a garantire i livelli essenziali di assistenza. Appare più che evidente la necessità di valorizzare le competenze dei professionisti sanitari, da due anni sotto pressione, con stipendi giudicati inadeguati e al di sotto degli standard retributivi degli altri Paesi d’Europa, costretti a gestire turni massacranti, straordinari, spostamenti di reparto legati all’emergenza coronavirus. In altre regioni d’Italia, per esempio, hanno agito in autonomia integrando il trattamento economico del personale infermieristico e inducendolo a restare sul territorio regionale (la Valle d’Aosta, in via sperimentale, ha stanziato per il triennio 2022-2024 un’indennità che ammonta a 350 euro lordi mensili aggiuntivi). Per tutte queste ragioni il gruppo dei Cittadini ha depositato in Consiglio regionale una mozione che intende impegnare la Giunta a determinare forme di incentivazione economica regionale per valorizzare il personale infermieristico; ad adoperarsi presso la Conferenza Stato-Regioni per individuare soluzioni volte a delineare un piano di assunzioni strutturato e a prevedere un adeguato aumento dello stipendio del personale infermieristico; ad esortare il Governo a considerare il superamento del vincolo di esclusività per la professione infermieristica; a rappresentare al Governo la necessità di individuare gli strumenti utili a valorizzare la figura professionale dell’infermiere anche nell’ambito della didattica universitaria per permettere una crescita dal punto di vista professionale e di carriera.