Caro libri, vero fardello per le famiglie. E’ corsa alle offerte del supermercato

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Nonostante il caro libri, per necessità o per scelta molte famiglie sembrano orientarsi prevalentemente su testi nuovi. Ma il conto salato impone di ritardare o dilazionare la spesa. A svelare questo trend è una rilevazione di Skuola.net. rilanciata dall’agenzia di stampa 9 Colonne – svolta raccogliendo la voce di 1.000 studenti delle scuole superiori – secondo la quale, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, solamente 6 alunni su 10 hanno già a disposizione tutti i volumi previsti per le materie dell’anno scolastico in partenza. Tutti gli altri stanno ancora capendo come si muoveranno i propri genitori. A circa 1 su 5 manca una parte consistente della lista trasmessa dalla scuola, il restante quinto (19%) rischia di presentarsi in classe senza neanche un libro, visto che in famiglia per ora non ci si è mossi per nulla. Numeri, questi, decisamente diversi da quelli degli anni precedenti. In base a una rilevazione effettuata nel 2021, sempre da Skuola.net, negli stessi giorni che precedevano l’avvio della scuola erano oltre 8 su 10 ad aver quantomeno ordinato i testi scolastici. E meno di 1 su 10 non ne aveva neanche uno. Il ritardo di quest’anno, però, secondo l’indagine del portale studentesco appare solo indirettamente legata alla questione prezzi. Le famiglie (o i loro figli) continuano a rimanere legate al libro nuovo. Le proporzioni sono pressoché fisse da anni. Ben 7 su 10, anche stavolta, hanno acquistato, o cercheranno di farlo, prevalentemente testi freschi di stampa: il 36% li vorrebbe avere tutti nuovi, il 34% perlomeno i più importanti. Di contro, il restante 30% propende soprattutto per l’usato; ma appena il 3% ha cercato o sta cercando esclusivamente testi di “seconda mano”.

Proprio l’attaccamento al libro “immacolato” potrebbe essere all’origine della ricerca tardiva dei volumi. In tanti, probabilmente, stanno aspettando fino all’ultimo secondo utile, sperando che esca fuori un’occasione o una particolare scontistica, prima di doversi arrendere a pagare il prezzo di copertina per intero o quasi. Non è un caso, dunque, che cresca il numero di famiglie che, per acquistare il nuovo, si rivolgono ai canali – come gli shop online o la grande distribuzione (supermercati, ipermercati, ecc.) – che possono garantire un risparmio sicuro (mediamente intorno al 15%): sommati assieme, stanno attirando il 60% degli utenti. I supermercati, in particolare, registrano un vero e proprio boom, passando dal 20% della precedente rilevazione al 29% attuale. In calo, invece, le librerie tradizionali: pur restando il luogo di riferimento per la maggior parte delle persone, oggi ci si rivolgono meno di 4 su 10, mentre in passato il dato si attestava attorno al 50%. Per quale motivo resiste il fascino del libro nuovo? Soprattutto per non avere annotazioni e sottolineature dei proprietari precedenti: così per 1 su 2. Mentre 1 su 4 lo fa principalmente per non correre il rischio di ritrovarsi tra le mani un libro vecchio, vista la velocità con cui cambiano le edizioni. Da non sottovalutare anche il tema dei libri misti, ossia quelli che hanno una doppia anima cartaceo-digitale: in molti casi il passaggio di mano da un proprietario all’altro del testo in cellulosa fa perdere il diritto o le credenziali per l’accesso ai contenuti digitali.

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I morsi della crisi, in ogni caso, per qualcuno si fanno sentire eccome. Perché, se ci si rivolge al mercato dell’usato, spesso lo si fa per ragioni economiche. Tra loro, il 21% dice che l’aumento dei prezzi è stato determinante nell’orientare la scelta, altrimenti sarebbero andati sul nuovo. Per il 43%, il ruolo dei rincari è stato solo in parte decisivo per far privilegiare l’usato. Solo il 36% preferisce a prescindere testi già utilizzati. Anche per quanto riguarda i canali di reperimento dei libri di “seconda mano”, si conferma il primato delle librerie (39%) e la crisi inesorabile dei mercatini dedicati (11%). Il 28%, invece, preferisce l’acquisto da privati (tramite annunci), il 22% si affida agli shop online. Ma c’è pure chi sta provando a procurarseli gratis, soprattutto da amici e parenti: si tratta di ben 3 su 10, tra quanti vanno alla ricerca di testi usati. Ma alla fine, indipendentemente da nuovo o usato, quanto prevedono di spendere gli studenti per i libri scolastici? Molto, ovviamente, dipende dalla classe frequentata – le prime e le terze sono le più onerose – ma mediamente la fetta più grande (42%) pensa di attestarsi tra i 200 e i 300 euro. Circa 1 su 4 immagina di dover pagare qualcosa in più, indicativamente tra i 300 e i 400 euro, quasi 1 su 10 teme di avvicinarsi ai 500 euro. Un altro quarto (25%), al contrario, spera di cavarsela con una cifra compresa tra i 100 e i 200 euro. “Il mercato dell’usato – sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – sarebbe un’enorme risorsa per garantire il diritto allo studio, combattere il caro libri e dare una mano all’ambiente. Senza dimenticare i risparmi per lo Stato, che ogni anno destina oltre 100 milioni di euro all’acquisto di testi da dare in comodato d’uso. Purtroppo, però, il problema sta a monte: il susseguirsi di nuove edizioni rende quasi inutile il vecchio volume in una didattica come quella che conosciamo nelle nostre scuole, fatta spesso di capitoli, numeri di pagine e esercizi che non sempre corrispondono. Non sempre, poi, i libri misti, ovvero quelli a cui sono collegati anche contenuti online, permettono di trasferire gli accessi a questi ultimi di proprietario in proprietario. Così, spesso, chi vuole una vita più semplice – ma più costosa – decide di comprare i libri nuovi, ma sfruttando ogni possibilità di avere qualche risparmio. Cosa che spesso succede sui portali di e-commerce o nei grandi magazzini. Le soluzioni per far risparmiare le famiglie sarebbero tante: da controlli più severi del MIM sul rispetto dei tetti di spesa in fase di adozione dei testi alla digitalizzazione, passando per la produzione “home made” dei testi o dispense da parte delle scuole. Nonostante sia stata liberalizzata dalla normativa ben 10 anni fa, ad oggi solo 1 studente su 10 ha potuto usufruire di questa possibilità”.