Caso Danieli/cittadini: le bugie hanno le gambe corte, ma rimangono tali anche se si cerca di silenziare la verità
Il 4 gennaio scorso FriuliSera, così come il Gazzettino e il Tgr Rai, aveva dato la notizia del ricorso al Tar da parte della Danieli finalizzato ad avere nomi e cognomi dei 21000 firmatari della ormai famosa petizione contro l’insediamento della Acciaieria a ridosso della laguna di Marano in territorio di San Giorgio di Nogaro. Lanciato il sasso, avevamo atteso alcuni giorni e visto il quasi assoluto silenzio della politica, il 7 gennaio avevamo pungolato i partiti, soprattutto di opposizione, paragonandole a novelli Don Abbondio, capendo l’imbarazzo di quelle di maggioranza che il pasticcio o per usare un termine più adatto alla situazione, lo sgarro, nei confronti dell’azienda di Buttrio, l’avevano compiuto. Avevamo sollecitato una chiara presa di posizione perché in gioco in realtà non c’è un giudizio sulla questione acciaieria (del resto superato ormai dalla realtà) ma il fatto che ritenevamo gravissimo il tentativo di intimidazione verso i cittadini, il “popolo” che viene sempre tirato strumentalmente in ballo, ma che quando si esprime autonomamente, da evidentemente fastidio, sopratutto quando ad essere disturbato è “cotanto” manovratore. Diciamo che, più chi meno obtorto collo, le prese di posizioni dei partiti sono arrivate e nel giusto segno. Poi ieri la svolta ulteriore nella vicenda che sta assumendo toni non solo preoccupanti ma paradossali perché la stessa Danieli , pur avendolo negato con una nota alla stampa, aveva già scritto nell’atto di ricorso al Tar, recapitato al noto ambientalista Marino Visintini in qualità di cointeressato per essere stato “certamente” firmatario della petizione, che lo scopo finale è quello di fare causa a tutti i firmatari. Nell’atto infatti si legge senza nessuna possibilità di equivoco “proporre contro i sottoscrittori della petizione, alternativamente, querela per diffamazione, ovvero azione civile per il risarcimento del danno da lesione della propria immagine e reputazione commerciale”. Insomma dopo aver negato che lo scopo del “dossieraggio” fosse fare causa, forse pensando che l’atto sarebbe rimasto nel “segreto” di un fascicolo o forse perché “la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra” ma comunque mentendo sapendo di mentire. Si è inanellata una brutta figura cosmica resa ancora più grave, a nostro vedere, dal fatto che il “paron” della Danieli Giampietro Benedetti è anche presidente di Confindustria Udine. Viene spontaneo porsi alcune domande. E’ legittimo agire in maniera così spregiudicata piegando la verità a proprio piacimento per obiettivi finali ancora non del tutto chiari pensando forse di poterlo fare dall’alto del bilancio da 4 miliardi, ma soprattutto verrebbe da chiedere agli associati di Confindustria Udine se condividono questo modo d’agire del loro presidente. Intando di certo c’è da registrare l’assordante silenzio della stampa controllata dallo stesso Benedetti & c, non una riga sul documento reso pubblico ieri. Bisogna invece dare atto che il Tgr Rai, che già si era occupato della vicenda, ha seguito con un ottimo servizio la conferenza stampa di ieri facendo onore al proprio ruolo di servizio pubblico. Così mentre il gruppo Nem, nuovo editore di Messaggero Veneto, Il Piccolo, il Friuli e Telefriuli, si acquistava anche il festival éStoria, la vicenda Danieli vs cittadini veniva totalmente silenziata, non una riga come detto oggi sulla stampa, abiurando così al loro famoso mantra “sentire le due campane”. In questo caso visto che una campana era palesemente stonata, ma che era la campana del padrone, meglio mettere tutto sotto il tappeto sperando passi la nottata. Ma in realtà c’è un errore di valutazione di fondo, non è più come prima quando una notizia era tale solo se pubblicata dalla stampa tradizionale, oggi anche in presenza del soffocante monopolio, la circolazione delle informazioni scorre (fra ieri e oggi FriuliSera ha fatto un record di accessi tanto che in serata siamo dovuti intervenire sul server che rischiava di andare “overload”, mentre i giornali cartacei hanno una emorragia di lettori che pare inarrestabile.
Fabio Folisi