Coldiretti Fvg sulla Brexit vino: «Origine del prodotto certa per evitare i dazi»
Le prime indicazioni per le imprese del vino che intrattengono rapporti con il mercato inglese, dopo l’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’Unione Europea e il Regno Unito, sono positive. Non sono infatti previsti né contingenti né dazi nonostante le cessioni di prodotto oltre la Manica diventino ora operazioni di export a tutti gli effetti che richiederanno l’espletamento di tutte le formalità doganali: dalla dichiarazione di esportazione all’assegnazione del numero di tracciamento del movimento. Lo fa sapere il responsabile del settore vitivinicolo della Coldiretti Fvg Marco Malison, che avverte tuttavia come, per l’efficacia della deroga dall’imposizione daziaria, sia necessario che l’origine del prodotto sia certa. «La dichiarazione d’origine – spiega Malison – potrà essere resa direttamente dal cedente sulla fattura o su un qualunque altro documento commerciale che accompagna la merce, sia in lingua inglese che italiana».
Se poi il trasporto del vino si svolgerà con un transito comunitario sarà necessario emettere un documento di accompagnamento tipo MVV-E (o un E-AD nel caso dei depositi fiscali) fino alla dogana di uscita. Se, al contrario, il prodotto sarà imbarcato su nave o su aereo in Italia, sarà sufficiente la fattura accompagnatoria dalla cantina al luogo di imbarco. Fino al 30 giugno 2021 non saranno richiesti altri documenti, ma a partire dal 1 luglio probabilmente servirà anche un modello VI-1(certificato di origine e analisi).
Per quanto riguarda l’etichettatura del vino fino al 30 settembre 2022, fa sapere ancora Malison, si potranno continuare a utilizzare le regole in vigore nel mercato comunitario. Dopo di che il vino commercializzato in Gran Bretagna dovrà riportare in etichetta il nome e l’indirizzo di un importatore o imbottigliatore situato in UK analogamente a quanto accade nel mercato Usa. Secondo Ice, le informazioni in etichetta possono continuare ad essere espresse in una qualsiasi delle lingue ufficiali dell’Ue, ad eccezione delle dichiarazioni sugli allergeni (per esempio “contains sulphites”) che devono essere riportate obbligatoriamente in inglese, regola che peraltro è già vigente da tempo. Il pittogramma che vieta alle donne in gravidanza di bere alcolici è al momento facoltativo per i vini introdotti in UK, tuttavia è comunque consigliabile inserirlo in considerazione del fatto che sul mercato francese è già obbligatorio da anni.