Colte le sfumature della guerra del futuro: Leonardo vara il drone militare Falco Xplorer by Fvg
Tutto si è svolto in pochi drammatici minuti in cui mai, da quando la tensione tra Usa e Iran è tornata a salire alle stelle, il confine tra guerra e pace è stato così labile. Casus belli l’abbattimento di un drone spia Usa abbattuto dalle forze di Teheran. Donald Trump è entrato nella Situation Room della Casa Bianca con l’ordine di attaccare, come rappresaglia, ma poi, racconta lui stesso (che non è certo fonte autorevole e veritiera), prima di dichiarare conclusa la riunione con i suoi generali e i suoi più stretti collaboratori ha fermato tutto perchè temeva per la vita dei 150 Pasdaran presenti nei tre obiettivi prescelti per poi decidere meno cruenti attacchi informatici. Che anima gentile. Pochi giorni dopo i fatti le Guardie della rivoluzione islamica iraniana hanno diffuso il video dell’abbattimento del drone americano sullo stretto di Hormuz da parte della loro contraerea. Nelle immagini notturne, che durano circa 30 secondi, si vede il lancio di un missile seguito da una forte esplosione in cielo e dall’urlo di soddisfazione «Allahu Akbar» da parte dei Pasdaran. Nel frattempo il capo dell’aviazione iraniana delle Guardie della rivoluzione ha dichiarato che il drone americano «è stato abbattuto dopo tre avvertimenti» e solo dopo che era penetrato nello spazio aereo iraniano fatto confermato dai satelliti russi. Il ministero degli Esteri di Teheran ha quindi convocato l’ambasciatore svizzero Markus Leitner, che rappresenta di interessi degli Stati Uniti in Iran per contestare la violazione dello spazio aereo iraniano. Il direttore generale del ministero degli Esteri iraniani per le Americhe, Mohsen Baharvand, ha consegnato al diplomatico svizzero una lettera di protesta e ha fornito ulteriori dettagli sull’intrusione americana nello spazio aereo iraniano, compresa l’esatta collocazione geografica in cui è stato abbattuto il drone e il fatto che suoi frammenti siano stati recuperati in acque territoriali iraniane. Il presunto tentennamento di Trump pone però degli interrogativi visto che le guerre del terzo millennio si giocheranno con droni sempre più protagonisti. Una verità colta anche dall’industria bellica italiana, tanto che con tempismo notevole Leonardo (ex Finmeccanica), holding italiana produttrice ed esportatrice di sistemi d’arma,
ha varato il drone da guerra Falco Xplorer confermandosi protagonista nel lucroso mercato internazionale dei droni di guerra. Il prototipo del Falco Xlorer è stato realizzato presso lo stabilimento Leonardo di Ronchi dei Legionari (Gorizia) ed effettuerà i primi test di volo nelle prossime settimane dall’aeroporto di Trapani-Birgi, sede del 37° Stormo dell’Aeronautica militare. , già utilizzato come poligono sperimentale del drone da guerra P1HH Hammerhead di Piaggio Aero.
Ovviamente la nuova produzione viene vista positivamente sul piano economico ma resta il problema etico di un paese che in Costituzione “ripudia la guerra” ma non disdegna di fare affari con quelle degli altri. Il nuovo Drone by Fvg è stato presentato al Paris Air Show, il salone aerospaziale tenutosi a Le Bourget – presente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i massimi vertici di Leonardo. Il prototipo del nuovo velivolo a pilotaggio remoto denominato Falco Xplorer, interamente progettato e realizzato in Italia potrà volare ininterrottamente per 24 ore a una quota operativa di 24.000 piedi, in ogni condizione meteorologica, per svolgere un “ampio ventaglio di missioni, sia di tipo militare che, specificano con buona dose di ipocrisia, civile-governamentale”. Tecnicamente il sistema Falco Xplorer disporrà di un collegamento dati satellitare per operazioni terrestri e marittime di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR). Secondo quanto rivelato dal sito specializzato Analisidifesa.it, il Falco Xplorer sarà lungo 9 metri, avrà un’altezza da terra di 3,8 metri e un’apertura alare di 18,8. Presenterà inoltre una fusoliera ingrandita ed allungata rispetto al predecessore Falco Evo “per poter accogliere sistemi per le comunicazioni satellitari e sensori con prestazioni migliorate e una struttura alare potenziata per poter portare carichi esterni” che è un eufemismo per dire sistemi d’arma. La capacità di carico accreditata è di circa 350 kg, a riprova che il drone potrà essere convertito in ogni momento per lo svolgimento di operazioni con l’esecuzione di lanci di missili aria-terra. “Falco Xplorer ha dichiarato l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo “è concepito per essere estremamente competitivo (…) Contiamo di aumentare la nostra quota di mercato nel settore dei droni proprio grazie alla capacità di comprendere a pieno le esigenze dei clienti. Attualmente è in corso la certificazione per il volo in spazi aerei non segregati, condizione preliminare per offrire il prodotto a clienti civili, come la guardia costiera e la protezione civile, e militari”.Operazione necessaria quella della “civilizzazione” di uno strumento militare per attuare la cosiddetta formula dual-use che ha già riscosso in passato un certo successo nell’export di droni e nello stesso tempo consente di lavarsi la coscienza. Il modello originario dei Falco di Leonardo è stato scelto infatti dalle forze armate di cinque paesi mentre la versione più evoluta Evo è stata acquistata dalle Nazioni Unite per una missione “militar-umanitaria” nella Repubblica Democratica del Congo. Un Falco Evo viene utilizzato dall’agenzia Frontex che sovrintende al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea per missioni d’intelligence e sorveglianza anti-migranti nel Mediterraneo centrale; il velivolo opera dallo scalo aereo di Lampedusa sotto il coordinamento della locale stazione della Guardia di Finanza.