Comitato “Arca”: Lo sbarramento a Pinzano è un’idea superata e pericolosa

Il comitato ARCA di Forgaria nel Friuli-Pinzano al Tagliamento, accoglie l’appello degli amministratori dei comuni di Forgaria nel Friuli e San Daniele del Friuli apparso sulla stampa sul tema  “Casse d’espansione sul Tagliamento: Il progetto nel Piano anti-alluvioni”. Ci uniamo nella loro manifestazione di assoluto e incredulo dissenso ai progetti di costruzione di barriere e casse di espansione nell’alveo attivo del medio corso del fiume Tagliamento, come previsto nell’aggiornamento del Piano di gestione del rischio alluvioni, concordato con le Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia e approvato il 21 dicembre scorso dall’Autorità di Bacino distrettuale delle Alpi Orientali. ARCA dice NO alla costruzione della barriera e cassa di espansione di 18 milioni di mc alla stretta di Pinzano, per cui il Piano prevede una spesa di 40 milioni di euro, da progettarsi entro 3 anni e realizzarsi nei successivi Tre. Il nostro NO non è dettato da ragioni di campanile, né da un disinteresse per la sicurezza delle popolazioni del basso corso del fiume, bensì dal fatto che consideriamo che la sicurezza di persone e cose non sia affatto garantita da opere di vecchia concezione come il ponte-traversa di Pinzano. La stessa Regione Friuli-Venezia Giulia ha nei mesi scorsi organizzato un corso di aggiornamento per i propri dipendenti e gli iscritti dei vari ordini professionali regionali -Ingegneri e Geologi tra questi- sul tema de “L’approccio integrato alla riqualificazione ecologica e ad una gestione sostenibile dei corsi d’acqua”. Gli accademici e tecnici relatori hanno chiarito che l’attuale approccio alla mitigazione delle piene ha abbandonato da molti anni la costruzione di casse di espansione in alveo, preferendo alle grandi opere ingegneristiche una gestione del fiume che ne assecondi i comportamenti naturali, consentendo un’espansione controllata nella piana esondabile e mantenendo allo stesso tempo la naturalità dell’ecosistema fluviale. Questo, naturalmente, è particolarmente importante nel caso del Tagliamento, che -ricordiamo- non è patrimonio dei comuni del medio corso, né del Friuli-Venezia Giulia, ma è il corridoio ecologico fluviale meglio conservato delle Alpi e per questo richiede il più alto livello di tutela in quanto patrimonio dell’intera umanità. Alla Regione diciamo che il processo concluso con i lavori del Laboratorio Tagliamento, sulla base delle attuali conoscenze, è fallato: prendendo in considerazione solo l’aspetto idraulico del fiume, esso lo tratta come un canale e non come un ecosistema complesso, tanto più inaccettabile nel caso di un ecosistema di rilevanza mondiale come il Tagliamento. Piuttosto che affidarsi ad un’opera che comprometterà per sempre la naturalità del medio corso del fiume, ingenerando un falso senso di sicurezza nelle popolazioni rivierasche ma di cui non sappiamo la reale efficacia ed adeguatezza, chiediamo che venga finalmente commissionato uno studio multidisciplinare, libero da pressioni politiche, che alla luce delle più aggiornate conoscenze esamini l’efficacia di un piano di “approccio integrato” alla mitigazione delle piene allargato all’intero bacino, come descritto sopra. Alla consigliera regionale di Latisana, Maddalena Spagnolo, che si è molto spesa per l’aggiornamento del Piano e
che il 30 dicembre scorso annunciava alla stampa la propria soddisfazione perché il Piano finalmente eliminava “vincoli di inedificabilità tali da immobilizzare l’attività edificatoria in vaste zone dei molti Comuni interessati”, diciamo che le sue affermazioni sono quantomeno miopi, oltre che egoistiche. Nei luoghi in cui i fiumi attraversano
centri abitati, amministratori oculati oggigiorno commissionano costosi progetti di rinaturazione che allargano l’area esondabile, perché così si abbatte il rischio delle alluvioni e delle perdite di vite umane. Il progetto di rinaturazione del Reno, nel suo tratto alpino in Svizzera e Austria, ne è un vicino e importante esempio. Auspicare di consentire “la crescita e lo sviluppo” costruendo ulteriormente in zone fluviali allagabili è qualcosa che non vorremmo sentire da un amministratore locale, perché mostra disinteresse per la stessa sicurezza delle popolazioni che rappresenta, in un approccio meramente elettorale e indifferente alle necessità e problematiche future.

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