Consegnata nuova motovedetta alla Libia. Si realizzerà così il blocco navale tanto agognato da Giorgia Meloni. A farlo saranno i “corsari” libici
C’è di che essere perplessi nel sapere che l’ennesima motovedetta, in questo caso costruita ad Adria, è stata consegnata al Governo della Libia. Come è noto sono anni che l’Italia fornisce questa tipologia di imbarcazioni alla famigerata “guardia costiera libica” e sono anni che sappiamo quale uso ne viene fatto. Ovviamente il governo Meloni ora ci mette del suo e non solo ha confermato la scelta di dare assistenza tecnica a questi natanti come negli ultimi anni è stato fatto, ma ha stipulato un nuovo accordo con Tripoli che prevede la consegna da parte del nostro Paese di ulteriori cinque imbarcazioni. Si tratta della realizzazione del sogno meloniano di blocco navale, ma dato che non si può fare in maniera autoctona, perchè sarebbe illegale e porrebbe l’Italia fuori da ogni convenzione interazionale in tema di diritto alla navigazione e diritti umani, allora si fa fare il lavoro sporco a chi non ha certo problemi etici o morali e delle norme internazionale se ne impipa allegramente. Volendo trovare radici storiche sembra di essere tornati ai Sea Dogs (“Cani del Mare”) del XVI, anche noti come Corsari elisabettiani. Erano i corsari della regina Elisabetta I d’Inghilterra, dediti alla pirateria (principalmente in chiave anti-spagnola) e alla tratta , guarda che caso, degli schiavi. Meloni come Elisabetta prima? Il paragone è ovviamente azzardato. Comunque le nuove imbarcazioni, compresa quella consegnata ieri che si aggiunge alle molte altre già in mano ai libici, serviranno a intercettare i disperati in mare per riportarli nelle prigioni libiche dove vengono costantemente violati i diritti umani, ma anche a vessare i pescatori siciliani, come nel giugno dello scorso anno quando due pescherecci furono presi di mira dal fuoco “amico” libico e solo l’intervento della nave Maestrale della Marina militare italiana (quella vera e non corsara) scongiurò il rischio sequestro dei pescherecci o peggio. Come accennato in apertura è stato il Cantiere navale Vittoria di Adria, in provincia di Rovigo a realizzare e consegnare alle Autorità libiche la nuova unità della “classe 300”, nell’ambito del progetto europeo Sibmmill (Support to integrated border and migration management in Libya). Lo si legge in una nota informativa congiunta dei ministeri degli Esteri e dell’Interno. E’ stato lo scorso 28 gennaio, in occasione della visita in Libia del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Tripoli, che i ministri Tajani e Mangoush hanno firmato un memorandum d’intesa che disciplina la consegna di cinque imbarcazioni alla Guardia costiera libica.
Si tratta in particolare di due motovedette classe “Corrubia” (simili a quelle già in dotazione della Guardia costiera libica, lunghe 27 metri, con una larghezza di 7 e un pescaggio di 2,5 metri e tre motovedette più piccole di “classe 300” di nuova fabbricazione. Le motovedette classe 300 sono specializzate per le attività di salvataggio a mare (Search and Rescue, Sar); si tratta di una tipologia di imbarcazione già in uso alla Guardia costiera italiana. La fornitura si inquadra nell’ambito del progetto europeo Sibmmil finanziato dal fondo della Commissione “Trust Fund Africa” di cui l’Italia è il principale soggetto attuatore attraverso il ministero dell’Interno. Il progetto, avviato nel luglio 2017, mira a rafforzare la capacità delle autorità libiche competenti nei settori della gestione delle frontiere e della migrazione, compresi il controllo e la sorveglianza delle frontiere, la lotta al contrabbando e alla tratta di esseri umani, la ricerca e il salvataggio in mare e nel deserto. Si tratta di “palle spaziali” dato che tutti conoscono le attitudini della “guardia costiera libica”. Sulla carta gli obiettivi del progetto sarebbero quelli di rafforzare la capacità operativa delle autorità libiche competenti nella sorveglianza marittima, affrontando gli attraversamenti irregolari delle frontiere, compreso il rafforzamento delle operazioni Sar e dei relativi compiti di guardia costiera; allestire strutture di base per consentire alle guardie libiche di organizzare al meglio le operazioni Sar, di sorveglianza e controllo delle frontiere; assistere le autorità libiche interessate nella definizione e dichiarazione di una regione Sar libica con adeguate procedure operative standard Sar, compreso il completamento degli studi per sale operative a pieno titolo; sviluppare la capacità operativa delle autorità libiche competenti nella sorveglianza e nel controllo delle frontiere terrestri nel deserto, concentrandosi sulle sezioni dei confini meridionali maggiormente interessate dagli attraversamenti illegali. In realtà le nuove motovedette serviranno ai trafficanti libici travestiti da Guardia costiera per accalappiare i disperati (che spesso pagano scafisti in combutta proprio con la cosiddetta Guardia costiera libica) per riportarli nelle prigioni libiche che l’Onu e le più importanti organizzazioni umanitarie hanno già bollato come illegali e infernali. Si attua così il “blocco navale”.