Esposta a palazzo Antonini la replica a grandezza naturale di uno dei rilievi rupestri assiri scoperti nel Kurdistan iracheno

Una copia tridimensionale a grandezza naturale, 4,8 per 1,6 metri, di uno dei 13 grandi bassorilievi assiri scoperti nel Kurdistan iracheno dagli archeologi dell’Università di Udine. Da oggi la si può ammirare a Palazzo Antonini a Udine, una delle sedi dell’Ateneo friulano, sul muro di sinistra del secondo atrio al piano terra. Il ritrovamento delle opere rupestri valse agli studiosi dell’Ateneo friulano il premio internazionale intitolato a Khaled al-Asaad – l’archeologo siriano “custode” del sito di Palmira trucidato dall’Isis 10 anni fa – per la più importante scoperta archeologica al mondo per il 2019. L’opera riproduce uno di questi 13 esemplari di arte rupestre scolpiti nella pietra del canale d’irrigazione del VII secolo a.C. che serviva la campagna circostante l’antica Ninive, capitale dell’impero assiro. I bassorilievi rappresentano un sovrano assiro in preghiera di fronte alle statue delle sette maggiori divinità dell’impero. La copia del rilievo, realizzata dall’artista friulana Serena Del Piccolo, è stata concessa in comodato ventennale dai Civici musei di Udine che la esposero tra il 2022 e il 2023 in una grande mostra nel Castello.

Faida

L’esposizione del monumento sarà accompagnata fino al 28 aprile da una mostra fotografica e una visita virtuale attraverso QR code che consentirà di approfondire la conoscenza del sistema di irrigazione assiro, del sito di Faida e dei suoi eccezionali bassorilievi.

 

All’inaugurazione dell’opera hanno partecipato: il rettore, Roberto Pinton; l’assessore a istruzione, università e cultura del Comune di Udine; la direttrice del Museo archeologico di Udine, Paola Visentini; la direttrice del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, Linda Borean; il direttore, Daniele Morandi Bonacossi, e la vice direttrice, Francesca Simi, del Progetto archeologico regionale Terra di Ninive; il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini; l’assessore al lavoro, formazione, università e ricerca della Regione Friuli Venezia Giulia.

 

La scoperta dei bassorilievi

Nel 2019, durante le ricerche condotte dal 2012 nel Kurdistan iracheno, il Progetto archeologico regionale Terra di Ninive dell’Università di Udine scoprì un canale d’irrigazione assiro, nella località di Faida, risalente al VII secolo a.C., circa 2700 anni fa. Il canale, lungo oltre 10 chilometri, era stato scavato nella roccia, ai piedi di una collina calcarea, ed era alimentato da una serie di risorgenti carsiche. L’opera idraulica faceva parte di una complessa rete irrigua di canali, corsi d’acqua canalizzati, sbarramenti, argini, dighe e acquedotti di pietra che attraversava il territorio a nord di Ninive. Questa rete consentiva di potenziare la produzione agricola e portava l’acqua alla capitale del regno assiro, la prima superpotenza imperiale della storia a cavallo di due continenti, Asia e Africa. Con la costruzione di questo sistema d’irrigazione regionale esteso su quasi 1000 chilometri quadrati, il re assiro Sennacherib (704-681 a.C.) modificò in maniera profonda il paesaggio rurale del territorio, trasformandolo in un vasto granaio che alimentava il centro dell’impero. Il sovrano commemorò la creazione di questo ambizioso sistema idraulico facendo scolpire sulle pareti rocciose della catena montuosa dello Zagros, dove le acque dei fiumi e delle risorgenti carsiche venivano convogliate nei canali d’irrigazione, monumentali bassorilievi raffiguranti il re in preghiera di fronte alle immagini delle principali divinità assire.

 

La valorizzazione

Questi straordinari complessi di arte rupestre si trovano nel sito Faida e in quelli vicini di Khinis e Maltai. In particolare, lungo la sponda del canale di Faida, il progetto archeologico dell’Ateneo friulano ha rinvenuto 13 di questi bassorilievi scolpiti nella roccia (4,80 x 1,60 m). Rappresentano tutti un sovrano in preghiera di fronte alle statue delle sette maggiori divinità dell’Assiria. Fra il 2019 e il 2022, i rilievi sono stati interamente portati alla luce, quindi documentati e restaurati. Ora l’intero sito è stato messo in sicurezza e reso fruibile attraverso la creazione di un parco archeologico.

 

Il premio internazionale

La scoperta del canale e dei rilievi rupestri e l’opera di tutela, restauro e valorizzazione condotta dall’Ateneo friulano sono state insignite del “Khaled al-Asaad International Archaeological Discovery Award 2019”. Si tratta del premio internazionale che ogni anno viene assegnato alla scoperta archeologica più importante nel mondo.

 

La divulgazione a Udine

Fra il dicembre 2022 e il giugno 2023, l’Ateneo friulano e i Civici Musei, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Udine, hanno allestito la mostra “Dal centro dell’impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’antica Assiria” nel Castello della città. Scopo dell’iniziativa era condividere con il territorio le scoperte scientifiche dell’Ateneo nel nord dell’Iraq. Al centro della mostra, assieme a numerosi bassorilievi di pietra provenienti dai palazzi dei sovrani assiri conservati in musei italiani, era la replica in scala naturale di uno dei rilievi rinvenuti a Faida. Ora la replica è stata concessa in comodato d’uso dai Civici Musei all’Università per un periodo di vent’anni.

 

Gli interventi

«L’Università di Udine – ha detto il rettore, Roberto Pinton – ha sempre creduto fortemente nella ricerca archeologica e la missione in Iraq testimonia un quindicennio di impegno coronato da scoperte straordinarie, che hanno ricevuto ampi riconoscimenti internazionali. Abbiamo voluto che questa bellissima opera, realizzata dall’artista friulana Serena Del Piccolo, fosse a disposizione di tutta la cittadinanza e della comunità universitaria perché simboleggia, da un lato il valore delle nostre ricerche, dall’altro il fascino di antiche civiltà, che riscopriamo ogni giorno nelle loro capacità e ricchezze culturali anche grazie all’opera degli studiosi del nostro Ateneo» ha sottolineato Pinton.

 

«L’esposizione di questa opera a Palazzo Antonini – ha affermato l’assessore al lavoro, formazione, università e ricerca della Regione Friuli Venezia Giulia – ha l’obiettivo di accrescere presso il grande pubblico una maggior consapevolezza su un’eccellenza regionale e di testimoniare la centralità che ha conseguito, a livello mondiale, la ricerca archeologia dell’Ateneo friulano. Attraverso la disponibilità di fruizione di questo bene, migliaia di studenti avranno l’opportunità di comprendere che le testimonianze archeologiche costituiscono una importante chiave di confronto interculturale e che l’archeologia oggi possiede strumenti multidisciplinari che l’hanno trasformata in una delle scienze più all’avanguardia nel panorama dell’alta formazione. Nel ringraziare il professor Morandi Bonacossi per il grande lavoro svolto, posso affermare che, come amministrazione regionale, siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo percorso e di aver sostenuto sin dal suo esordio il progetto nel Kurdistan iracheno» ha concluso l’assessore regionale.

 

«Siamo orgogliosi di consegnare oggi un simbolo tangibile del valore della ricerca e dell’eccellenza accademica del nostro Ateneo – ha sottolineato l’assessore a istruzione, università e cultura del Comune di Udine –. Questo importante reperto, realizzato dai Civici Musei di Udine, testimonia la proficua collaborazione tra il mondo della cultura e quello dell’università, un dialogo che arricchisce la nostra città e rafforza il suo ruolo di centro di produzione e diffusione del sapere. L’Università di Udine, con le sue attività di ricerca sul campo, continua a distinguersi nel panorama accademico internazionale, confermando la lungimiranza di chi ne chiese con determinazione l’istituzione. Il nostro Ateneo è oggi una realtà, riconosciuta per il contributo alla conoscenza storica e archeologica, capace di instaurare legami di valore con istituzioni e territori lontani» ha sottolineato l’assessore.

 

«Con piacere e convinzione abbiamo sostenuto in questi anni le campagne archeologiche dell’ateneo sulla civiltà assira – commenta il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini – ricordando come il progetto sia inserito nella convenzione annuale che finanzia l’Università. Dopo i prestigiosi riconoscimenti internazionali già ricevuti e la mostra allestita a Udine, l’installazione di questa opera in una sede dell’Ateneo rappresenta anche una forma di ringraziamento a tutti i nostri studiosi che per amore della ricerca scientifica cercano di salvare il passato ovunque esso si nasconda, anche in aree problematiche come è il Kurdistan iracheno».

 

«La presentazione del rilievo di Faida a Palazzo Antonini mi ricorda la forte emozione provata nel 2022, quando, come direttrice del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale – ha osservato la direttrice, Linda Borean –, assieme al rettore visitai i nostri archeologi in Iraq e il museo a cielo aperto di Faida con i suoi straordinari rilievi».

 

Per il professor Daniele Morandi Bonacossi, «l’esposizione della replica in uno spazio di grande visibilità in una delle sedi storiche più importanti dell’Università di Udine contribuisce anche ad evidenziare la stretta collaborazione a sostegno della ricerca archeologica e della disseminazione della conoscenza scientifica che lega Ateneo, Regione Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, Civici musei e Comune di Udine» ha evidenziato infine Morandi Bonacossi.

 

 

Il-bassorilievo di Faida