Covid: dati FVG fra i peggiori in Italia. Moretuzzo e Bidoli: «Assenza di coordinamento e strutture lasciate sole, serve un cambiamento deciso»
Analizzando l’andamento dell’epidemia da Covid-19 nella seconda ondata, il Friuli-Venezia Giulia è tra le regioni peggiori in Italia per incidenza di positivi per numero di abitanti e per posti letto occupati in terapia intensiva e in area non critica, pagando lo scotto più pesante in termini di vite umane dall’inizio della pandemia. L’impatto di questa situazione è stato molto forte anche sui dati complessivi di mortalità (non solo Covid): da ottobre a novembre i decessi sono stati quasi 3 mila e l’eccesso di mortalità rispetto allo stesso periodo del 2015-2019 è stato di oltre il 25%. I dati di Istat e Iss-Istituto superiore di sanità registrano a novembre 2020 un eccesso di mortalità superiore a quello del picco di marzo-aprile, ossia +46,9% contro il +21,1%, e a metà dicembre risultavano positivi il 30% degli ospiti delle case di riposo e il 10% degli operatori (dati SPI CGIL). Di fronte a questi numeri allarmanti, il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia – oggi, sabato 23 gennaio, nel corso di una diretta online –, per bocca del suo capogruppo, Massimo Moretuzzo, si è chiesto se «la struttura di governance scelta dall’amministrazione Fedriga sia la migliore possibile o se siano stati fatti degli errori e siano necessari dei correttivi rispetto alla gestione dell’emergenza». Numeri alla mano, «è evidente che è mancata un’azione di coordinamento efficace e in molte situazioni le criticità sono state affrontate dalle singole strutture, senza un supporto adeguato».
Il Gruppo ha ribadito la disponibilità a mantenere un approccio collaborativo con l’esecutivo regionale, ma ha sollecitato il riconoscimento del ruolo del Consiglio regionale che passa attraverso «la condivisione vera delle scelte e l’ascolto e confronto delle categorie del personale sanitario e della medicina generale in III Commissione consiliare permanente, competente in materia di tutela della salute», come richiesto ormai due mesi fa da tutti i Gruppi regionali di opposizione per affrontare al meglio le difficoltà del presente e programmare le azioni future alla luce di una situazione già allora gravissima con il superamento della soglia critica del 40% dei posti letto attivabili e un totale di ospedalizzati doppio rispetto alla prima ondata. Richiesta «soddisfatta solo in minima parte», come ha evidenziato il consigliere regionale Giampaolo Bidoli, componente della III Commissione, che «prima della nostra istanza non aveva mai audito il direttore dell’ARCS, l’Agenzia Regionale di Coordinamento per la Salute, e soltanto una volta i direttori delle aziende sanitarie del Friuli-Venezia Giulia», ha affermato Bidoli, sottolineando come l’audizione si sia risolta in «una serie di interventi dei dirigenti e dell’assessore alla Salute, senza possibilità di dibattito alcuno e soprattutto senza la possibilità di ascoltare le categorie mediche e le sigle sindacali».
«Chiediamo trasparenza nelle decisioni», ha incalzato Moretuzzo, deprecando la difficoltà di accedere agli atti – possibile solo più di un mese dopo la richiesta agli uffici regionali competenti e solo dopo un sollecito al presidente del Consiglio Zanin e alla Direzione responsabile della trasparenza – nel tentativo di capire quali provvedimenti fossero stati adottati dalla Direzione Centrale Salute e dall’Agenzia Regionale di Coordinamento per la Salute e comunicati alle aziende sanitarie e agli altri soggetti rilevanti del sistema socio-sanitario regionale, tra giugno e ottobre scorsi, per prevenire la seconda ondata dell’epidemia, che in Friuli-Venezia Giulia sta avendo un impatto devastante. In questo senso, «dall’analisi del materiale è emerso che non c’è stato alcun provvedimento significativo da parte dei vertici regionali che comprendesse indicazioni puntuali sulle azioni da intraprendere a scopo preventivo, con la ARCS grande assente, poiché nessun documento è stato inviato al sistema sanitario territoriale da quella che è l’agenzia deputata al coordinamento della programmazione delle aziende sanitarie e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico». E ancora, «appare evidente come siano emerse grandi difficoltà nella gestione dei dipartimenti di prevenzione e nella sanità territoriale, rispetto alla quale riceviamo quasi quotidianamente segnalazioni, anche da parte degli addetti ai lavori, di tante situazioni di disorganizzazione, con procedure diverse e contraddittorie anche all’interno di una stessa azienda sanitaria».
Un ultimo passaggio è stato riservato alla scuola e alla mancata riapertura degli istituti superiori. «Una scelta incomprensibile alla luce delle evidenze comunicate dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Comitato Tecnico Scientifico, che continua a ribadire la bassa incidenza delle scuole rispetto ai contagi e l’importanza del ritorno in classe per gli studenti di ogni ordine e grado per evitare conseguenze ancor più gravi sul piano dell’apprendimento e della crescita psicologica ed emotiva. La realtà è che in Friuli-Venezia Giulia non si è fatto tutto il possibile per riaprire in sicurezza e a pagarne le conseguenze sono le giovani generazioni».
In generale, ha concluso Moretuzzo, «i dati ci dicono che non possiamo dirci soddisfatti delle modalità con cui è stata gestita la seconda ondata della pandemia. Non possiamo far finta che tutto vada bene, perché non è così, o accontentarci di spiegazioni superficiali. Chiediamo trasparenza e condivisione delle scelte per poter dare un contributo e nel contempo garantire risposte ai cittadini sempre più allarmati. Chiediamo ai vertici regionali un’assunzione di responsabilità e, se necessario, un cambio dei sistemi di governance».