Covid, Forza Italia: aprire a nuove cure domiciliari per tenere libere terapie intensive. Si nomina però l’ivermectina farmaco non validato dall’EMA
“Il successo della campagna vaccinale e l’introduzione del green pass sono un ottimo strumento per contenere il virus, ma dobbiamo agire adesso perché le terapie intensive e sub intensive non rischino nuovamente di intasarsi in caso di una ulteriore ondata del covid19. Superata la gestione pragmatico-emergenziale, dobbiamo prevenire future ospedalizzazioni puntando sulle terapie domiciliari, guardando anche alle nuove prospettive evidenziate da studi recenti. E’ l’unica soluzione se non vogliamo rallentare o addirittura nuovamente azzerare le attività di prevenzione e di analisi precoce di patologie esistenti”. Lo ha detto Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, durante una conferenza stampa sul covid19 e le cure domiciliari. Per la senatrice Laura Stabile, componente della commissione Sanità, “l’evoluzione della pandemia è incerta. Bene la campagna vaccinale, ma è opportuno lavorare anche su altri fronti, migliorare le abitudini alimentari e gli stili di vita per rafforzare le difese immunitarie e soprattutto rivedere i protocolli sulle cure domiciliari. Vi sono farmaci che, da prove scientifiche, risultano molto efficaci come l’ivermectina, in Italia non ancora reperibile in commercio”. Il riferimento della Senatrice Stabile all’ivermectina nasce da alcune posizioni espresse come quelle del dottor Alberto Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva, ma che in realtà, ricordiamo per correttezza ed evitare di divulgare notizie non validate scientificamente, il farmaco in questione non è autorizzato in Europa dall’EMA almeno come farmaco anti Covid, viene ampiamente usato in medicina veterinaria come antiparassitario.
“Nell’ultimo decennio – dice Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva – vari studi clinici hanno iniziato a mostrare un’attività antivirale di ivermectina che si sta dimostrando utile in gran parte del mondo nella prevenzione e trattamento della Covid-19 di grado lieve, medio e grave, con efficacia maggiore se usata in fase precoce. Il nostro auspicio è che rientri tra le terapie autorizzate nell’affrontare il covid19, anche perché le prove che supportano l’uso di ivermectina eccedono quelle utilizzate per l’approvazione di altri trattamenti a carico del SSN, che oltretutto mostravano entità di benefici minori”.
In realtà EMA, l’agenzia del farmaco europea raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici. L’EMA ha emesso un comunicato il 22 marzo scorso spiegando di aver esaminato le ultime evidenze sull’uso di ivermectina per la prevenzione e il trattamento di COVID-19 e ha concluso che i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici ben progettati. Nell’UE le compresse di ivermectina sono approvate per il trattamento di talune infestazioni parassitarie, mentre le preparazioni cutanee sono approvate per il trattamento di condizioni cutanee quali la rosacea. Ivermectina è altresì autorizzata per uso veterinario in un’ampia gamma di specie animali per contrastare i parassiti interni ed esterni. Nell’UE l’uso dei medicinali a base di questo principio attivo non è autorizzato per COVID-19 e l’EMA non ha ricevuto alcuna domanda per autorizzare tale uso. A seguito di recenti notizie e pubblicazioni sull’uso di ivermectina, l’EMA ha esaminato le ultime evidenze pubblicate tratte da studi di laboratorio, studi osservazionali, studi clinici e meta-analisi. Studi di laboratorio hanno mostrato che ivermectina potrebbe bloccare la replicazione del SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate. Gli studi clinici hanno prodotto risultati diversificati: alcuni non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno indicato un beneficio potenziale. La maggior parte degli studi esaminati dall’EMA era di piccole dimensioni e presentava ulteriori limitazioni, tra cui regimi posologici differenti e ricorso a medicinali concomitanti. L’EMA ha pertanto concluso che le evidenze attualmente disponibili non sono sufficienti a supportare l’uso di ivermectina per COVID-19 al di fuori degli studi clinici. Sebbene ivermectina sia generalmente ben tollerata alle dosi autorizzate per altre indicazioni, gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosaggi più elevati necessari ad ottenere concentrazioni di medicinale nei polmoni che siano efficaci contro il virus. Non si può pertanto escludere tossicità quando ivermectina è utilizzata a dosi superiori rispetto a quelle approvate. L’EMA ha quindi concluso che l’uso di ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 non può essere al momento raccomandato al di fuori di studi clinici controllati. Sono necessari ulteriori studi randomizzati e ben disegnati per trarre conclusioni in merito all’efficacia e alla sicurezza del medicinale nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19. Questa dichiarazione di salute pubblica dell’EMA, conclude la nota, è stata approvata dalla task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), alla luce delle discussioni in corso sull’uso di ivermectina nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19.