Cronache dal centro dell’Africa
Paese che molti, almeno molti di quelli che conosco io, nemmeno sanno che esista. Poi, quando si nomina un personaggio che una sessantina di anni fa aveva conquistato l’onore delle cronache mondiali, tale Bokassa (Jean Bedel) che si era proclamato imperatore dell’Impero Centrafricano, allora i più avanti con l’età ricordano. La RCA, Repubblica Centro Africana, è un Paese grande più di due volte l’Italia, potenzialmente, come del resto la maggior parte dei Paesi africani, ricchissima di materie prime ma con un livello di povertà altrettanto tipico dell’area in cui si trova; risulta nella lista dei 10 Paesi più poveri del mondo.
La sua ricchezza si distribuisce, ma uso un termine improprio, all’interno di una cerchia molto ristretta di persone il cui livello di corruzione è direttamente proporzionale al livello di povertà. Il commercio della capitale, Bangui, è strettamente nelle mani di poche famiglie di origine libanese (la maggioranza), oppure indiana. Gente che è riuscita ad ammucchiare ricchezze di dimensioni notevoli e che probabilmente deve fare in conti (n senso reale..) con chi governa il potere, in termini di mazzette per potersi garantire il business.
In ogni caso, il costo della vita a Bangui ha qualcosa di quasi incomprensibile; si comincia a rendersene conto quando ci si guarda attorno ed il traffico caotico della città è farcito di auto e mezzi delle varie agenzie delle Nazioni Unite, delle ONG internazionali e delle truppe della Minusca, la forza di interposizione delle Nazioni Unite, cioè i famosi caschi blu. Un vero esercito catapultato qui in soccorso della popolazione che ha creato un’economia iper drogata che ha fatto schizzare i prezzi di tutto alle stelle e a livelli anche più alti rispetto a molte capitali occidentali. L’affitto delle case ha raggiunto picchi inverosimili, affittare un appartamento, certo più o meno su standard occidentali, costa circa 1.500 euro a persona, una vera follia ma che non concede alternative.
Acquistare al supermercato, se non hai uno stipendio elevato, diventa quasi proibitivo, anche per merce di effettivo basso valore. Praticamente tutte le mercanzie sono di importazione, salvo frutta e verdura che in ogni caso risentono dei prezzi di mercato e dunque anche loro cari. Ci sono in realtà, ma bisogna spostarsi di parecchi chilometri fuori dal centro, dei mercati o bancarelle in cui i prezzi sono più abbordabili, ma naturalmente se a trattare ci va un bianco, improvvisamente si impennano.
Insomma, la nostra presenza inficia severamente la possibilità dei locali di vivere con un minimo di dignità e rendono chi di soldi da investire ne ha già in abbondanza, di incrementare ulteriormente i suoi capitali e, come si diceva probabilmente anche le tasche di chi rilascia permessi e licenze. In sostanza, non si riesce a capire bene se la massiccia presenza di noi internazionali e del mucchio di soldi che ci portiamo dietro in termini di stipendi, ma soprattutto di finanziamenti destinati a svariati progetti destinati alle emergenze e allo sviluppo di questo martoriato Paese e della sua sicurezza, portino più beneficio o problemi alla fascia più disagiata della locale società.
A proposito di sicurezza o presunta tale, vista la precarietà degli equilibri su cui si regge la RCA, sarebbe utile segnalare, oltre alla presenza diffusa di varie bande di cosiddetti ribelli o più precisamente di sbandati che infestano un po’ tutte le regioni al di fuori della capitale, quella dei, non saprei neppure come classificarli, russi che fanno storia a sé. A Bangui non se ne vedono neppure troppi, ma ci sono eccome; viaggiano su mezzi senza targa ed insegne e generalmente in tute mimetiche anche quelle senza segni di identificazione. E ingaggiano anche locali che di alternative per tirare a campare non ne ha molte altre.
La gente non ne parla volentieri, anzi direi che ha una certa paura anche solo a soffermare lo sguardo nei loro confronti soprattutto quando qualcuno si lascia scoprire la faccia perennemente coperta da una mascherina. Quei pochi con cui sono riuscito a parlarne non ha certo espresso simpatia nei loro confronti sostenendo che non si fanno problemi a rubacchiare e minacciare avendo mano libera di comportarsi come meglio credono. Cosa succeda poi fuori da Bangui, è difficile da capire, ma secondo chi osa parlarne pare non abbiano certo comportamenti da gentiluomini.
La RCA è ricchissima di oro, diamanti, petrolio, legname pregiato, insomma di tutto ciò che interessa anche e soprattutto a noi occidentali, ma anche a chi occidentale esattamente non è pur mirando agli stessi interessi da rapaci. Russi in particolare ma anche i cinesi certo non disdegnano. Russi in particolare dicevamo; Il Centrafrica si trova in una zona che recentemente ha subito notevoli scossoni a livello politico e di alleanze. Niger, Mali, Burkina Faso e più di recente il Ciad, stanno cambiando profondamente riferimenti ed alleanze. I primi tre, a forza di colpi di stato e di rimozioni di personaggi legati soprattutto alla Francia, ma anche agli USA, hanno aperto le porte militari e di interessi economici ai russi che si stanno posizionando sostituendo le truppe ex alleate che quegli Stati hanno cacciato (o stanno cacciando come il Ciad) dal loro territorio.
Non mancano certo gli screzi e le scaramucce reciproche. Giusto per citarne una, ad uno dei capoccia locali di Wagner è stato recapitato un pacco bomba e più di un sospetto sugli autori dell’attentato è andato verso i servizi francesi; in risposta le telecamere della sicurezza della fabbrica di birra Mokaf, da 70 anni prodotta in RCA ma facente riferimento al colosso francese Castel, hanno ripreso alcuni soggetti con caratteristiche simili ai mercenari di Wagner che lanciavano bottiglie molotov al deposito della famosa birra incendiandone buona parte.
Se i precedenti alleati si facevano allegramente i propri interessi imponendo governanti a loro piacimento alla faccia della popolazione, i nuovi ospiti non fanno di meglio. I russi, qui rappresentati da ciò che fino a poco tempo fa era la Wagner, si pagano con lo sfruttamento delle varie miniere di oro e diamanti. I traffici internazionali di stupefacenti, che intendiamoci sono spesso passati da quest’area, ma che si stanno rafforzando sfruttando la complicità di chi governa il territorio, che siano i cosiddetti ribelli oppure le truppe straniere.
Nel frattempo, quel poco di servizi a cui la gente può accedere, sono quelli garantiti dalle varie e numerose ONG internazionali che con il loro lavoro mettono una pezza alla disperata situazione locale. Provocando allo stesso tempo quello sconquasso in termini di commercio drogato e corruzione inevitabile che in questo contesto rende la vita ai poveracci ancora più difficile.
Ne vedremo ancora delle belle.
Dcbrino