Cuore e profitto

È questione indubbiamente molto complicata, delicatissima. Non possiamo comunque ignorare quanto leggiamo intorno alla tragica vicenda di Lauzacco e della vita persa da un giovane ragazzo in un tragico incidente sul lavoro, nell’ultimo giorno di stage formativo. Alle prime parole di partecipazione e dolore, ora, come spesso accade in questi casi, si sfornano da più parti riflessioni, interviste, indagini sociologiche, pensieri e articoli di stampa di esperti universitari, ecc. Tutti a riflettere ed esporre soluzioni o proposte in ordine al tema del giorno: il rapporto scuola e lavoro. E in questa discussione pubblica non potevano mancare le prese di posizione di chi dalle nostre parti dà lavoro. Dai vertici degli imprenditori della piccola patria arriva un intervento che mette insieme genitorialità e imprenditorialità. Un esercizio retorico davvero ardito messo in campo tra amore e profitto, che sono nei fatti gli istinti primari di quelle due condizioni sociali. Non è il caso di addentrarci troppo nell’intreccio proposto. Limitiamoci sommessamente a ribadire che il profitto ha delle sue regole ben precise e definite e che in grande parte, se non del tutto, non fanno rima con cuore.
Si tratta di scegliere, con grano salis, semper. Zihal