Da Lione la Diplomazia del Mosaico
”Mosaico. Codice italico di un’arte senza tempo” è una straordinaria mostra che si trova ora a Seoul, è prodotta dalla Farnesina, ed è dovere degli italiani, ed in particolare dei friulani all’estero, sostenendo ed estendendo l’impatto di questa eccellente iniziativa musiva, poiché quest’arte senza tempo è anche arte senza confini, grazie ai mosaicisti friulani, che hanno decorato il mondo e continuano a farlo.
Ecco un’ulteriore prova, Lione è una specie di Ravenna, con numerosi edifici religiosi o civili che espongono importanti mosaici, per la quantità e la qualità, non sono mosaici bizantini, questi sono spariti da un pezzo, ma sono mosaici detti moderni, modernità iniziata nel 1800, questa modernità è stata una specie di rinascita, dovuto in gran parte al maestro Gian Domenico Facchina ed i suoi numerosi compaesani di Sequals, paesino friulano vicino a Spilimbergo la città del mosaico conosciuta internazionalmente, poiché a sparso su tutti i continenti i suoi mosaicisti.
A Lione i colleghi di Facchina erano quasi tutti della dinastia Mora, che iniziarono con Antonio negli anni 1830, questi arrivarono a Marsiglia, poi risali il fiume Rodano che era ”l’autostrada del sole” degli antichi romani, fondando la sua prima impresa a Nemausus-Nimes, poi arrivò a Lugdunum-Lione, non cito tutti nomi dei mosaicisti con cognome Mora, troppo sono numerosi, per questa volta mi soffermo solo su Ennemond Mora e sui mosaici della cripta della chiesa di San Nizier nel centro Città di Lione, una delle chiese più importanti della Gallia capelluta, é monumento nazionale francese.
In questa chiesa Ennemond Mora e Giandomenico Facchina vi hanno lavorato fino al 1800, si davano la mano per realizzare opere importanti, di grandi dimensioni; infatti, non si tratta di mosaico di cavalletto, ma di 200mq di mosaico su pareti e volte.
Era una cripta merovingia, roba del IV secolo, ma poi fu interamente rimaneggiata in stile neogotico, e qui verso il 1890 entrano in gioco, i friulani capeggiati da Ennemond Mora, per realizzare dei mosaici che rappresentano una processione composta di uomini e donne, che convergono verso la Vergine, sono i cristiani martiri a Lione, nel 177, sotto l’imperatore Marco Aurelio.
Questa cripta è un monumento attualmente in fase di restauro molto importante, si tratta di lavori che impiegheranno più milioni di euro, e straordinariamente sono ancora mani friulane che restaurano questi mosaici del 1890 circa.
Quindi, 150 anni dopo l’intervento del friulano Ennemond Mora, è la ditta Musivaria di Udine creata da due mosaiciste friulane, che arrivano a Lione e si danno da fare per riparazione danni dovuti ai secoli che passano, il lavoro era stato fatto terreno bene, e non è colpa dei friulani se il cede e la chiesa affonda.
Queste due artiste friulane, Silvia Angeletti e Donatella Garabello sono di una modestia che rassomiglia all’umiltà, ma sono state chiamate a Lione per la loro competenza et abilità; infatti, sono rarissimi gli artigiani di questo livello di competenza, e probabilmente risiedono tutti in Friuli.
A Lione, la ravennate francese, vivono ancora alcuni vecchi mosaicisti di Scuola Spilimberghese e quando vedono arrivare giovani mosaiciste, che perpetuano la tradizione del mosaico come lo avevano imparato, nel secolo passato, sentono una profonda emozione e fierezza.
Non vi descrivo questi mosaici di Saint Nizier potete vederli via internet, non vi racconto nemmeno le difficoltà tecniche incontrate da Donatella e Silvia, sarebbe interessante parlarne, ma richiedono troppo spazio.
Continuerò comunque a parlarvi della Diplomazia Friulana del Mosaico, il codice italico è straordinariamente attivo e merita di essere seguito, Piazza Armerina è un punto di partenza che ci porterà assieme ai friulani fino a Camberra.
Danilo Vezzio ex allievo SMF Suola Mosaicisti del Friuli Spilimbergo.