Da Patto per l’Autonomia critiche nette sulla manovra di bilancio. Moretuzzo: «inadeguata su sanità, enti locali e transizione energetica»

«Una manovra finanziaria che non ha precedenti nella storia recente della nostra istituzione se consideriamo l’ammontare delle risorse finanziarie disponibili, ma senza nessuna priorità definita, anzi le urgenze sono largamente trascurate rispetto alle criticità della sanità regionale, del mondo delle autonomie locali e della transizione energetica». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e relatore di minoranza sulla manovra di bilancio 2023, oggi all’esame dell’Aula. «Una manovra – aggiunge – che può rappresentare uno strumento straordinario per affrontare in modo serio e lungimirante le diverse e numerose criticità che il sistema regione si trova ad affrontare già oggi e che rischiano di esplodere nei prossimi anni, ma che, nella realtà, è lontana dal mettere in atto i cambiamenti necessari all’attuale assetto del sistema regionale e dall’intraprendere quel cambiamento di paradigma auspicato da più parti e che sarebbe possibile con una certa sicurezza economico-finanziaria. Ci auguriamo che le proposte di emendamenti che forniremo alla discussione dell’Aula possano contribuire a delineare una manovra diversa da quella che abbiamo finora affrontato».

A partire dalla sanità con «il Servizio sanitario regionale, messo a dura prova dall’emergenza pandemica e oggetto di continui rimpinguamenti economico-finanziari nel tentativo di tamponare problematiche sempre più evidenti e drammaticamente urgenti, cui fino ad oggi si è posto rimedio esclusivamente grazie ai prodigiosi sforzi sostenuti dalle donne e dagli uomini che operano a vario titolo nella sanità regionale e che si sono sempre distinti per l’elevato senso di responsabilità professionale, supplendo a molte delle carenze che la parte politica spesso stenta persino di ammettere. Lo stesso si può dire per il mondo delle autonomie locali che sta scontando l’avvicendarsi di numerose riforme più o meno incompiute e criticità organizzative che stanno mettendo a dura prova la tenuta stessa del sistema. I Comuni medio-piccoli, dopo lunghi anni di difficoltà legate specialmente all’indisponibilità di risorse, si trovano ora nella situazione diametralmente opposta: risorse anche cospicue, ma con l’impossibilità tecnica di impiegarle per la realizzazione delle finalità a cui le stesse sono destinate, per carenza di personale. Per questa ragione, ci sono 700 milioni fermi nelle casse dei Comuni per opere non cantierate».

E ancora, «è necessario accelerare sui processi di transizione ecologica, resa ancora più urgente dalla crisi dei sistemi energetici che ha investito famiglie e imprese anche del Friuli-Venezia Giulia e che se affrontata per tempo attraverso alcune delle numerose proposte giunte in quest’aula dai banchi dell’opposizione avrebbe potuto essere gestita con strumenti più efficaci e tempestivi. Invece – continua Moretuzzo – è evidente il disinteresse della maggioranza rispetto ai temi della sostenibilità, colpisce l’improvvisazione che caratterizza l’incedere incerto dell’assessorato e delle forze politiche che, con qualche cedimento, lo sostengono. La vicenda che ha visto la nascita dell’Agenzia regionale per l’energia e l’affossamento del Comitato ristretto su FVGreen – pessima dal punto di vista della buona prassi legislativa e della correttezza istituzionale – ha reso in modo plastico il gioco di ricatti incrociati e di interessi di piccolo cabotaggio che governa i rapporti fra i gruppi di maggioranza, a cui evidentemente della strategia ambientale della Regione interessa davvero poco. Altra vicenda pessima è quella dei ristori energetici per le imprese: un fallimento annunciato che avevamo prefigurato in sede di assestamento e che oggi determina un avanzo di circa 26 milioni, risorse che rispetto all’attuale situazione socio-economica sono rimaste ingiustificatamente ferme per troppi mesi. Temiamo il rischio concreto che anche la ricca misura (100 milioni accantonati) dell’ormai famigerato “bonus fotovoltaico”, misura volta esclusivamente a catturare consenso, determini difficoltà applicative difficilmente superabili e inevitabili cortocircuiti speculativi. Continuiamo a pensare che piuttosto che creare una miriade di piccoli impianti fotovoltaici ad uso esclusivamente familiare sia preferibile incentivare e favorire la nascita delle comunità energetiche, prediligendo la realizzazione, ad esempio, di impianti di medie dimensioni sui tanti capannoni industriali presenti sui nostri territori. E soprattutto continuiamo a pensare che, in tempi caratterizzati da grande disponibilità di risorse, sia fondamentale uno sguardo capace di traguardare scadenze che superano di gran lunga quella della prossima primavera», conclude il capogruppo del Patto per l’Autonomia.