Da Totò, principe della risata ambasciatore di “Catonga” a Giorgia premier della “ringhiata” e della mancate promesse
L’Italia è un grande paese. Proprio nel momento più buio, con il rombo del cannone che si sente fragorosamente alle porte, stragi e pericolosi taglia-gole in azione, troviamo modo di risollevarci il morale grazie alla compagnia di giro offerta, questa volta, da Giorgia Meloni e dal suo caravan serraglio di comici. Nel tempo avevamo apprezzato già le gag sui poveri che mangiano di più e meglio dei ricchi, o la colpevolizzazione dei migranti, rei di far annegare sulle nostre coste i loro bambini anziché farli “coraggiosamente” morire di stenti “a casa propria”. Per non parlare del baciatore seriale di immagini sacre mentre chiama alla nuova crociata. E che dire di quel Silvio (ormai buonanima) che cercava di emulare il barzellettiere Gino Bramieri, ma non si rendeva conto che chi rideva lo faceva per servilismo. Servilismo che non trovava però nelle disponibilità dei leader stranieri, quando cercava di imporgli le corna fotografiche o faceva cucù da dietro i pilastri al passo del bunga bunga. Pensavamo in sostanza di aver visto tutto, ma proprio oggi, in queste ore drammatiche che vedono stragi di innocenti alle porte di casa nostra, spettava ovviamente al capocomico, al primo attore, anzi alla primadonna, risollevare le sorti dello spettacolo. Anche vicende penose che pensavamo inarrivabili come gli annunci di blocco navale, l’inseguimento dei trafficanti di uomini nell’intero globo terracqueo, l’abbassamento di tasse e accise, le tassazioni degli extra-profitti delle banche, appaiono oggi pallide boutade. Perchè, diciamo forte e chiaro, oggi la scena è tutta della Giorgia nazionale, madre (ma mai moglie), cristiana (ma senza carità), donna, ma senza l’articolo al femminile. E’ lei a raggiungere il vertice, l’apice della comicità. E come nella migliore tradizione dell’avanspettacolo si è avvalsa della complicità di “spalle”, due bravi comici russi, travestiti “maldestramente” in voce, da improbabili ambasciatori di paesi africani, ma traditi da un inglese dall’accento del Volga. Come non ricordarci del film “Totòtruffa62”, in cui Totò si finge ambasciatore del Catonga con tanto di anello al naso e parlata “negra”. Erano altri tempi e il politicamente corretto era meno stringente, ma tutto si poteva perdonare al principe della risata Totò che era principe sì, ma solo virtuale, non premier di un paese. Invece Giorgia sembra la principessa della “ringhiata”, come quelle che immaginiamo, furiosa, sta dispensando a palazzo Ghigi. Insomma ci sarebbe proprio da ridere se non fosse che il caso dello “scherzo” telefonico si sta ingrossando a vista d’occhio, ai limiti degli inciampi internazionali. Del resto un prologo alla commedia meloniana dell’assurdo l’avevamo vista in quanto accaduto con Andrea Giambruno e i fuori onda imbarazzanti. In quell’occasione però il suo ruolo era quello, che le piace tanto, della vittima, del pulcino Calimero, ma ora l’episodio telefonico internazionale è tutto suo. Suo l’entourage che l’ha ridotta a una macchietta, suo il telefono, sua la presunzione di disporre le sorti del mondo come il “prof” del cartone by Steven Spielberg dove due improbabili topolini “Mignolo e Prof” disquisiscono appunto sulle sorti del mondo, con il primo che all’inizio di ogni puntata chiedeva: “Hey Prof! Che cosa vuoi fare stasera? Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo!”. E’ innegabile che tutto questo getta discredito sul suo ruolo di capo del governo italiano, perché siamo di fronte a una figuraccia internazionale senza precedenti, tanto che perfino nel centrodestra e nei giornali fedeli si passa da tesi minimizzanti, a cura di quelli, per intenderci, che ridevano alla barzellette sconce del cavaliere, agli ironici di sopravvivenza, che la buttano sul ridere per non piangere. Ed allora vai col premierato….. così ci potranno farci ridere e soprattutto piangere, senza limiti di tempo.
Fabio Folisi