Dai giornali di partito ai social. C’era una volta “Il Popolo”. Oggi a Udine alle 17.30

Dai giornali di partito ai social: C’era una volta “Il Popolo”. Iniziativa pubblica promossa  dall’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione,  con la collaborazione dell’Aned di Udine e con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia,  dedicato a Ritratti e testimonianze dell’Italia civile. 

Oggi Giovedì 26 settembre 2019 alle 17.30 presso la Fondazione Friuli via Manin 15 – Udine relatore Cristiano Degano, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti FVG.

Ne condividiamo le parole, si legge nella nota degli organizzatori: “Nel secolo scorso la comunicazione politica si faceva attraverso i media tradizionali, in particolare attraverso la carta stampata. In quest’ambito i cosiddetti giornali di partito avevano un ruolo importante: arrivavano nella case degli iscritti o dei simpatizzanti delle varie forze politiche e ne spiegavano le scelte con interviste e approfondimenti.Oggi tutto è cambiato. I quotidiani di partito non esistono praticamente più e anche i giornali più importanti sono in crisi di fronte all’avanzata del web. Calano le vendite e gli introiti pubblicitari. Solo negli ultimi cinque anni la carta stampata in Italia ha subito un calo di più del 30%. Gli stessi esponenti politici si affidano ormai prevalentemente ai social. Le notizie più importanti vengono diffuse oggi attraverso un tweet o un post su Facebook e arrivano direttamente al cittadino-elettore. Ma attenzione, l’informazione attraverso la rete e i social, magari elaborata dagli algoritmi invece che dai giornalisti, non ci rende più liberi. Gli algoritmi ci forniscono le notizie che vogliamo ricevere, provocando una sempre più marcata polarizzazione delle notizie. A questi fenomeni legati all’avvento delle nuove tecnologie si affianca la tendenza alla cosiddetta “disintermediazione”. Non leggete i giornali – affermano alcuni esponenti politici – ma guardate le nostre dirette Facebook. Si cerca insomma di sostituire l’informazione con la propaganda. Altro che giornali di partito…”