Decreto liste d’attesa, Gimbe: “Un miraggio lontano”: solo uno dei sei decreti attuativi è stato pubblicato

Sei mesi fa è stato approvato il Decreto Legge 73/2024 per ridurre le liste d’attesa nella sanità pubblica. Ma oggi, la sua attuazione è bloccata: solo uno dei sei decreti attuativi è stato pubblicato, mentre gli altri sono in ritardo o senza una scadenza definita. Il risultato? Milioni di cittadini continuano ad aspettare cure essenziali, senza alcuna certezza sui tempi.

Nonostante le dichiarazioni istituzionali, l’analisi della Fondazione GIMBE dimostra che il decreto liste di attesa è in stallo. Senza un’accelerazione concreta, rischiamo che questa riforma non produca alcun beneficio per i pazienti. Per la Fondazione GIMBE la sanità pubblica deve essere garantita a tutti.

“Senza un’attuazione concreta, qualsiasi riforma resta solo un annuncio privo di effetti reali”. Con queste parole, Nino Cartabellotta, il presidente della Fondazione GIMBE, denuncia il grave stallo che sta paralizzando l’applicazione della legge sulle liste d’attesa. Nonostante le promesse istituzionali e le aspettative generate dall’approvazione del provvedimento, i cittadini infatti, continuano a fare i conti con tempi infiniti per visite ed esami, mentre il sistema sanitario resta intrappolato in un labirinto burocratico.

La riforma, che avrebbe dovuto garantire un accesso più rapido ed equo alle prestazioni sanitarie, si è fermata a metà strada e i decreti attuativi, fondamentali per dare concretezza alle misure previste, sono fermi al palo: dei sei necessari, soltanto uno è stato approvato, mentre gli altri attendono da mesi senza una scadenza certa. Ogni giorno di ritardo si traduce così in prestazioni sanitarie negate e in un aumento delle disuguaglianze nell’accesso alle cure.

La situazione, già critica, rischia di peggiorare ulteriormente se non verranno sbloccati i fondi per il personale sanitario e se non verrà attivata la piattaforma nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa.

Decreto liste d’attesa, Gimbe: “Un miraggio lontano”

Un miraggio lontano. Così la Fondazione GIMBE definisce gli effetti sperati, ma ancora inattuati, del decreto sulle liste d’attesa, divenuto legge con la promessa di una svolta nel sistema sanitario. L’aspettativa era quella di un miglioramento tangibile nell’accesso alle cure, come auspicato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine anno. La realtà raccontata dall’analisi indipendente della Fondazione è però ben diversa: i ritardi accumulati nell’adozione dei decreti attuativi stanno bloccando l’intero processo. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, il rischio è quello di una distanza incolmabile tra le promesse istituzionali e le reali possibilità di applicazione della riforma.

Solo un decreto attuativo su sei ha ricevuto il via libera
I decreti attuativi rappresentano il cuore pulsante di qualsiasi riforma, ma a sei mesi dall’approvazione della legge il meccanismo sembra essersi inceppato: dei sei provvedimenti previsti, infatti, soltanto uno ha ricevuto il via libera, mentre tre sono già scaduti e per gli altri due non è stata neppure fissata una scadenza. Un quadro che, secondo Cartabellotta, ricalca un copione già visto nella storia parlamentare italiana: tra lungaggini burocratiche, ostacoli politici e mancanza di coordinamento tra ministeri e Camere, spesso le norme restano sulla carta, senza mai tradursi in cambiamenti concreti.

Cosa prevedeva la riforma sulle liste d’attesa
L’intento originario del provvedimento era ambizioso: riformare il sistema delle prenotazioni e ridurre i tempi d’attesa, garantendo un accesso più equo alle prestazioni sanitarie. I punti chiave della riforma includevano:

L’istituzione di un centro unico di prenotazione regionale, integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate;
L’obbligo per le Regioni di fornire un’alternativa ai pazienti che non riescono ad accedere alle cure nei tempi previsti, indirizzandoli al privato convenzionato o all’attività intramuraria;
Il divieto di chiusura delle agende di prenotazione, per evitare che le strutture sanitarie limitino l’accesso alle visite e agli esami
L’attivazione di una piattaforma nazionale per uniformare la gestione delle liste d’attesa, con un organismo di controllo in grado di intervenire nelle Regioni inadempienti.
Dove si è fermato il processo
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato in un question time alla Camera che a partire da febbraio 2025 sarà attivo un sistema di monitoraggio delle liste d’attesa con dati aggiornati su tutte le Regioni. La Fondazione GIMBE però evidenzia come il percorso di attuazione sia ben lontano dalla conclusione. Le Linee Guida per la realizzazione della piattaforma nazionale sono state inviate soltanto il 17 dicembre 2024 alle Regioni, le quali hanno immediatamente chiesto più tempo per l’analisi del testo. Il parere regionale per ora insomma non è stato ancora espresso, e senza di esso la piattaforma difficilmente potrà essere operativa nei tempi annunciati. Un altro nodo critico riguarda poi il superamento del tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario, elemento fondamentale per ridurre i tempi di attesa. Oltre alla mancata approvazione del decreto, manca proprio anche una metodologia chiara per stabilire il fabbisogno effettivo di medici e infermieri, rendendo di fatto impossibile procedere con nuove assunzioni.

Odissea senza fine per i pazienti
Nel frattempo, per i cittadini la situazione non cambia: milioni di pazienti continuano infatti a scontrarsi con liste d’attesa interminabili, rinunciando spesso alle cure per mancanza di alternative. Il paradosso sembra essere evidente: la legge esiste, ma senza i decreti attuativi rimane solo un insieme di buone intenzioni prive di effetti concreti.

“Le liste d’attesa non sono altro che il sintomo di una crisi strutturale del Servizio Sanitario Nazionale. Per risolvere il problema servono investimenti mirati e riforme coraggiose. Limitarsi a tamponare l’emergenza senza affrontare le cause profonde equivale a guardare il dito e non la luna”, ha concluso Cartabellotta.

La riforma, quindi, rischia di rimanere un’illusione. E mentre la politica si perde in iter infiniti, i cittadini continuano ad aspettare.