“Dopo la COP26, fra Europa, territori e nuove generazioni”, incontro a Udine organizzato dal Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia

Da sx Violino Clavell MoretuzzoS tefanelli

Serve subito una politica reale di contrasto, anche a livello locale, ai cambiamenti climatici e che coinvolga le comunità dal basso, in un processo partecipativo. Un’istanza condivisa da tutti i relatori dell’incontro “Dopo la COP26, fra Europa, territori e nuove generazioni”, organizzato dal Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia, oggi (27 novembre, ndr) a Udine, in Sala Pasolini, nel Palazzo della Regione, che ha registrato un’ottima partecipazione di pubblico. Un incontro che ha visto la presenza di una nutrita delegazione della European Free Alliance (la principale rete europea di raccolta di forze indipendentiste storiche, delle nazioni europee ancora senza stato, autonomiste, federaliste e confederaliste che a Bruxelles rappresenta 45 movimenti e partiti di una ventina di Paesi, e di cui il Patto per l’Autonomia fa parte), in visita in regione, e che è stata l’occasione per presentare l’ingresso del Gruppo giovani del Patto per l’Autonomia in EFAY – European Free Alliance Youth impegnata a sensibilizzare le giovani e i giovani sulla diversità dell’Europa e sulla promozione del rispetto per la ricchezza culturale, linguistica, sulla sostenibilità ambientale. Sul rapporto tra autonomie e ambiente si è soffermata la presidente Valentina Servera Clavell: «Di fronte alla crisi climatica, l’unico futuro è quello verde e sostenibile. Sosteniamo politiche che promuovono il trasporto ecologico, riducono l’inquinamento atmosferico e consentono alle persone di vivere in comunità più pulite e sicure. A chi ci governa chiediamo azioni, decisioni e meno ipocrisia per contrastare i cambiamenti climatici, e alle comunità di credere di poter salvare – tutti assieme – il nostro pianeta». «Ripartire oggi significa saper usare bene i fondi vastissimi del Recovery Fund, con scelte sostenibili, moderne, cooperando e dialogando con l’Europa, che rappresenta per noi il vero faro da seguire – ha detto Gabriele Violino, del Gruppo giovani del Patto per l’Autonomia –. È uno dei motivi per cui oggi è presente una delegazione di EFAY, a dimostrazione che la politica che stiamo perseguendo è una politica che ha respiro europeo e che vede nell’Europa e in una sua riformulazione il proprio futuro. Non è più il tempo del “fasìn dibessôi”: oggi dobbiamo essere consci che fare una politica autonomista non significa essere isolazionisti, ma dover cooperare e instaurare rapporti di dialogo, costruire reti che si uniscono anche su temi come quello identitario e di autodeterminazione popolare, ambientale, giovanile». «La Conferenza di Glasgow ha portato a dei passi in avanti, ma non sono sufficienti. Dobbiamo affrontare la crisi climatica ora, non posticipare gli impegni – ha detto l’attivista climatica Silvia Stefanelli –. Sono necessari dei cambiamenti nei nostri modi di consumare, viaggiare, nei nostri stili di vita e soprattutto dobbiamo chiedere a chi ci governa di reindirizzare le risorse verso una transizione equamente giusta dal punto di vista sociale, perché ci saranno delle forti trasformazioni che impatteranno sulle fasce più svantaggiate». Emilio Gottardo, di Legambiente FVG, ha affrontato la questione della forestazione nelle campagne delle regione, in particolare della salvaguardia delle migliaia e migliaia di ettari di formazioni boschive artificiali che corrono il rischio di essere eliminate e dell’apporto economico e ambientale che l’uso del legno, anche derivante da queste formazioni, può apportare per la transizione energetica, per ridurre l’inquinamento, il costo delle importazioni delle materie fossili, per dare valore alle filiere locali di produzione di materiale legnoso per uso termico. Sono tematiche rispetto alle quali «è necessario un ripensamento e l’attenzione degli amministratori regionali nell’ambito delle politiche per la transizione energetica che sarà necessario mettere urgentemente in campo». Anche su questi temi, «è fondamentale che arrivino risposte dal basso, dai territori, dalle regioni come il Friuli-Venezia Giulia che ha l’obbligo di provare a cambiare marcia, di individuare nuovi modelli di sviluppo locale: non possiamo pensare di riproporre le risposte del passato – ha concluso il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo –. Fin dai prossimi giorni, quando come Consiglio regionale saremo chiamati a decidere del prossimo bilancio della Regione, dovremo trovare risposte precise rispetto alle questioni che la storia ci sta ponendo e che i giovani, come quelli dell’EFAY, ci chiedono di interpretare».