Dopo la pandemia l’inflazione: ecco come cambiano i consumi. Nel 2022 potere d’acquisto giù per il 42% delle famiglie
Più di 2 famiglie su 5, in Friuli Venezia Giulia, hanno visto peggiorare le proprie condizioni economiche nel 2022 a causa dell’inflazione. E 7 su 10 hanno riscontrato una diminuzione del proprio potere di acquisto, legata soprattutto ai rincari dei beni energetici, ma anche dei beni alimentari, dei costi della salute, dell’abitazione. È quanto emerge dai risultati di un’indagine telefonica che Swg ha realizzato per Federconsumatori e Adiconsum, come aggiornamento dei dati già emersi dal Libro bianco 2021 sui consumi in regione. «La ricerca – spiegano i presidenti regionali Angelo D’Adamo (Federconsumatori) e Giuseppe De Martino (Adiconsum) – conferma il pesantissimo impatto dell’inflazione, atteso anche quest’anno, visto che il 33% prevedeva un ulteriore calo del potere d’acquisto nel corso del 2023. Dati peggiori rispetto a quelli dell’indagine fatta per il Libro bianco sui Consumi, in pieno periodo pandemico: scende al 23%, mitigando parzialmente questi dati, la percentuale di persone che prevedevano di cambiare le abitudini di spesa nel corso del 2023».
L’INDAGINE Realizzata in primavera su un campione di 600 residenti, e con la collaborazione scientifica di Gian Pietro Zaccomer e Alessio Fornasin, dell’Università di Udine, l’indagine è stata commissionata alla luce di uno scenario economico caratterizzato da profonde e rapide modifiche rispetto al quadro emerso con il Libro Bianco, soprattutto a causa dell’inflazione e di una diffusa incertezza dei consumatori sulle prospettive economiche. Prospettive che un terzo delle famiglie, come detto più sopra, giudica negative anche per il 2023 (i dati completi dell’indagine saranno disponibili la prossima settimana sul sito consumatorifvg.it).
IN DIFESA Le principali tecniche di risparmio attuate per far fronte al carovita sono l’eliminazione di sprechi ed eccessi, ma anche una maggiore attenzione verso promozioni ed offerte. Rispetto al periodo pandemico, diminuisce invece la quota di persone che hanno rinunciato completamente all’acquisto di determinati beni. La maggiore attenzione ai prezzi rischia di penalizzare maggiormente i prodotti locali, se è vero come è vero che più della metà dei consumatori della regione li considera più cari rispetto a prodotti analoghi di provenienza nazionale o estera. Resta nel contempo una percezione di maggiore qualità e affidabilità delle produzioni locali, confermata dal fatto che la quasi totalità degli intervistati (il 92%) dichiara di preferirle, a parità di prezzo, rispetto ai prodotti di altre regioni o altri Paesi.
MONITORARE I PREZZI: IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI Tra le contromisure messe in campo di fronte al carovita (+14% l’inflazione negli ultimi due anni, con punte del 30% su energia e gas e del 23% per gli alimentari) una maggiore attenzione ai prezzi. L’83% dei nostri corregionali intervistati da Swg afferma infatti di confrontare con attenzione i prezzi unitari dei prodotti, e anche l’e-commerce si conferma strumento di risparmio, visto che il 78% confronta i prezzi al dettaglio con quelli del commercio online (il 74% effettua acquisti in rete almeno una volta all’anno). Opportuno, secondo la stragrande maggioranza degli intervistati, anche potenziare il ruolo delle associazioni di tutela dei consumatori nel monitoraggio sull’andamento dei prezzi e delle pratiche commerciali.