E se i russi tornassero a mangiare i bambini? Intanto a Gorizia si esclude dal premio Lipizer una giovane violinista

Obiettivamente tira una brutta aria. Certo l’aggressione russa all’Ucraina non ha alcuna giustificazione ed è giusto che vi sia stata una reazione occidentale forte e determinata, perchè è inammissibile che le logiche di annessioni territoriali novecentesche operino ancora in Europa nel terzo millennio, ma è altrettanto giusto che vi siano limiti invalicabili. Non parliamo della fornitura di armi o delle sanzioni economiche, ma del fatto che c’è chi ritiene di dover far diventare dei paria l’intero  popolo russo e la sua cultura, escludendo da ogni vetrina internazionale artisti di ieri e di oggi. Tentativi di mettere all’indice la cultura e l’arte, così come lo sport, soprattutto quello dove non girano interessi miliardari, dovrebbero restare fuori dalle dinamiche muscolari di una guerra, perchè c’è il rischio nel crescendo dell’odio mediatico di tornare a raccontare che i russi, eredi dei sovietici,  mangiano i bambini. Ma purtroppo vi sono sempre i più realisti del re che applicano all’estremo il concetto di nemico. Intendiamoci Putin e la sua dirigenza politica e militare sono un nemico dell’Ucraina e certamente antagonisti alle democrazie occidentali che li hanno politicamente giustamente isolati, ma così come sarebbe fuori da ogni logica escludere dalle programmazioni televisive il cartone animato amato dai bambini “Masha e Orso” solo per il fatto che è nato in Russia, lo stesso vale per l’esclusione della violinista russa Lidia Kocharyan dal Concorso internazionale di violino “Premio Rodolfo Lipizer”, in programma a Gorizia il prossimo settembre di cui si è avuto notizia oggi.

Lidia Kocharyan violinista (ph Luc Robeet)

Lidia Kocharyan sarebbe “colpevole” di essere nata a San Pietroburgo ma dal 2015 vive a Bruxelles, nel cuore dell’Unione Europea, ha 28 anni ed è certamente un talento musicale di altissimo livello. La sua esclusione sarebbe stata comunicata con una mail degli organizzatori spiegando che la decisione è stata presa in virtù di “esempi di altre competizioni internazionali”. Stomachevole ed ipocrita la giustificazione, vorrebbero far credere che dietro la decisone non vi sarebbe nessuna volontà diretta di discriminazione. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da pensare ad una burla o peggio ad un tentativo di farsi pubblicità, ma temiamo che la realtà sia più semplice e per alcuni versi devastante, dato che viene da una prestigiosa istituzione culturale: la mancanza di coraggio nell’affermare quello che dovrebbe essere acquisito da tempo e cioè che cultura, musica ed arte, devono essere lasciate fuori dai contenziosi fra Stati perchè i prodotti delle arti devono volare più in alto delle miserie delle guerre. Non si può essere paladini della democrazia e della libertà  e comportarsi come il mincupop di fascista memoria. Questo vale ancora di più in una città come Gorizia, per decenni simbolo delle divisioni e dei muri e che solo recentemente si è liberata dai gioghi ideologici eredità del 900 e che, proprio in virtù dell’essere confine aperto sarà capitale della cultura. Una situazione quella del Premio Lipizer che rischia di diventare un boomerang dando benzina alla macchina della propaganda russa che già su queste vicende si fa vittima. Di ieri proprio sull’accerchiamento culturale della Russia era intervenuto il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill  che ha bollato le azioni dei paesi occidentali che cancellano la cultura russa come il “picco dell’odio”. Anche se il pulpito da cui viene la predica è certamente ridicolo le parole di Kirill non si possono ignorare anche se infarcite dalla presunzione di superiorità di cui si fa portatore al solito grido di “Dio e con noi”: “Cancellare la cultura russa in Occidente dimostra la triste condizione morale della società – ha detto il capo della Chiesa ortodossa russa -. Il tentativo di sradicare la cultura di una nazione o di un’altra è il culmine dell’odio. L’unica cosa peggiore è il tentativo di eliminare fisicamente una nazione che è diventata indesiderabile”. Kirill secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass ha anche osservato che la Russia perfino  “durante la Guerra fredda e la battaglia delle ideologie” ha sentito il legame con la cultura europea. Secondo il Patriarca russo, i russi percepiscono la letteratura, la musica e l’arte classiche occidentali come una “parte intrinseca della ricca eredità civile cristiana”. “E al giorno d’oggi continuiamo a vederlo come tale, nonostante tutto ciò che sta accadendo. Spero che coloro che combattono Pushkin, Dostoevskij, boicottano Chaikovsky e si rifiutano di interpretare Rachmaninov prima o poi si rendano conto della vergogna e della follia delle azioni commesse”. Farsi fare la predica da uno come Kirill è troppo, vi prego, abbassate toni ed azioni.