Effetto collaterale del lockdown nel 2020. Crollata l’attività predatoria, meno rapine in banche e nei comparti esposti
Un tempo si diceva che non tutti mali vengono per nuocere. Anche se relativamente alla pandemia il male e tanto e il bene che ne è scaturito è poco. Un conto decisamente squilibrato e perfino la “delinquenza” patisce, non quella finanziaria che anzi prospera ma quella di strada. Il dato emerge dal dodicesimo Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria che prende in considerazione le rapine compiute nel 2020 mettendo a confronto i diversi settori. Il Rapporto è stato realizzato dagli esperti di OSSIF (il Centro di Ricerca ABI sulla Sicurezza Anticrimine) e del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, con la partecipazione di Assovalori, Confcommercio–Imprese per l’Italia, Federazione Italiana Tabaccai, Federdistribuzione, Federfarma, Poste Italiane e Unem. Ebbene il dato di cui rallegrarsi è chiaro calano le rapine nelle banche operanti in Italia e negli altri comparti più esposti al fenomeno criminale delle rapine. Questo ovviamente è legato a circostanze “ambientali” non certo ad un improvvisa ondata di onestà. Il rapporto prende in considerazione le rapine compiute nel 2020 mettendo a confronto i diversi settori. Nel dettaglio, complice anche il lockdown imposto dalla pandemia, nel 2020, le rapine commesse in Italia sono diminuite del 17,6%, più di 4 mila casi in meno rispetto al 2019. Questo andamento positivo ha caratterizzato tutti i settori considerati, in cui si sono registrate sensibili riduzioni del fenomeno. Basti pensare che, tra il 2019 e il 2020, le rapine in banca si sono più che dimezzate (-56,3%). Seguono le rapine negli uffici postali (-35,8%), ai distributori di carburante (-33,9%), in farmacia (-33,2%), in tabaccheria (-31,4%), negli esercizi commerciali (-17,5%), in pubblica via (-16.7%) e nelle abitazioni (-13,4%).