Interviste a una generazione di poeti di strada

L’intervista e la poesia di Fenejum

Ciao Fenejum, partiamo prima di tutto con una domanda riguardo al viaggio nella poesia: Cosa o chi ti ha avvicinato alla scrittura poetica? 

Non si è trattato di un singolo incontro o di una singola esperienza. Sforzandomi un po’ credo di poter ricostruire le varie fasi del mio avvicinamento alla poesia, ma sarebbe un racconto lungo e noioso. Per farla breve ho provato a scrivere, e mi è piaciuto. Ognuno di noi, a un certo punto, prova a scrivere dei versi; alcuni si innamorano della musa, e continuano a tentare di sedurla per il resto della loro vita, con tutte le soddisfazioni e i tormenti che questo comporta.

Qual è il tuo lavoro poetico? Ti sei avvicinato al nostro gruppo dei Poeti della Sera che cerca anche attraverso la redazione di questa rubrica ospitata nel FriuliSera di far conoscere questa realtà: Quali sono le tue aspettative a riguardo?

Per me lo scrivere è prioritario rispetto a tutto il resto, ho sempre curato poco il lato sociale della cosa, forse sbagliando. Da quando ho iniziato a condividere i miei versi ho anche ricevuto molti messaggi di ringraziamento e supporto, e ho capito che il desiderio di essere letto non è solo una questione di ego. La collaborazione con i Poeti della Sera è solo all’inizio, ma rappresenta per me un’occasione importante: posso imparare molto sotto diversi punti di vista.

La poesia di strada è spesso meno “intima” soprattutto per via della facile condivisione in rete, qual è la tua opinione e quale il tuo metodo? Preferisci l’intimità di un singolo messaggio a pochi o un lavoro con molta visibilità?

Negli ultimi tre anni ho condiviso i miei versi in vari modi. Ho iniziato con scritte e piccole affissioni sui muri di Milano, ma da un po’ di tempo mi dedico soprattutto a quelle che chiamo “Poesie da visita”: brevi poesie stampate su biglietti da visita che infilo nei libri di biblioteche e librerie o che lascio in giro.

Ricordo che mi fece molto effetto vedere una mia scritta condivisa migliaia di volte, credo che fosse sul Tumblr  (piattaforma di microblogging n.d.r) di “Scrittosulmuro”; un piccolo biglietto poetico difficilmente può ottenere una tale visibilità, tuttavia, se viene trovato dalla persona giusta può essere molto potente. Ho ricevuto dei messaggi pieni di affetto da completi sconosciuti che hanno trovato i miei biglietti, questa cosa da un senso a quello che faccio, ed è impagabile. Ovviamente un’attività non esclude l’altra, mi piacerebbe molto tornare a lavorare sui muri, soprattutto alla luce della collaborazione con i Poeti della Sera.

Il tuo nome di fantasia con cui firmi poesie e aforismi come è nato, qual è il suo/tuo significato?

La parola Fenejum ha un origine ma non ha un vero significato, e anche la sua assenza di significato non significa nulla. Cercando il mio nome e cognome in rete si trovano decine di miei omonimi, e questo mi inquieta; Fenejum sono solo io, e questo mi rassicura.

Scrivi anche racconti in prosa o il tuo lavoro è esclusivamente lirico? Ci puoi parlare di qualche aspetto tecnico sulla metrica che preferisci usare?

Da diverso tempo, a parte qualche aforisma, scrivo solo poesie in rima, contando le sillabe e calibrando gli accenti. Tuttavia nessuno di questi aspetti è irrinunciabile, sarei un ingenuo a pensarlo. Sono state scritte poesie senza rime, senza ritmo, persino senza significato a volte, ma ognuna di queste poesie è lecita e sacra per come la vedo io. La mia ossessione per le rime non vuole essere né un virtuosismo né un atto di distacco, per me scrivere in rima è più semplice, tutto qui. È come viaggiare su dei binari, il viaggio può essere anche molto lungo ma alla fine arrivo sempre da qualche parte. I versi liberi mi spaventano. Non sono ancora capace di gestire tutta quella libertà.

Cosa ne pensi della commistione di poesia e graffito, inteso come disegno grafico?

Sono convinto che la parte estetica di un messaggio sia molto importante, soprattutto quando la comunicazione avviene in luoghi pubblici che appartengono alla collettività. La mia pessima calligrafia è il motivo principale che mi ha spinto a stampare i miei versi, piuttosto che scriverli, comunque migliorare dal punto di vista grafico è per me un punto fondamentale, è in cima alla mia lista delle cose da fare.

Cosa ne pensi del lavoro di gruppo nella poesia sotto la forma di movimento artistico, un ritorno al passato dei movimenti letterari dell’ottocento e primi novecento, ha secondo te una caratteristica che è tipicamente contemporanea?

Sul rapporto tra poesia e solitudine si è sempre speculato molto. L’idea del poeta solitario, quasi estraneo alla società, è piuttosto radicata nell’immaginario collettivo, tuttavia questa è una visione errata, una forzatura relativamente recente. Omero era un cantore, Saffo un’educatrice, Dante un’uomo politico. La componente sociale e di incontro secondo me dovrebbe essere alla base di ogni attività poetica, pur restando, l’atto dello scrivere, una questione individuale.

Quale messaggio vuoi portare all’interno del movimento e quale ritieni la caratteristica più importante della poesia di strada nella società?

C’è un gran bisogno di bellezza. Vedo molta indifferenza e apatia attorno a me, e la bellezza è la medicina più potente che abbiamo per combattere queste malattie dell’anima. Le persone sembrano avere le idee poco chiare sulla bellezza, si confondono, ignorano la sua importanza e se ne allontanano. Per questo motivo il dovere della bellezza, oggi più che mai, è quello di andare incontro alla gente, e poche cose assolvono bene questo compito come la poesia di strada.

Secondo te, ha un valore educativo e di riqualificazione o è uno specchio solamente della realtà che non può essere modificata?

La cosa bella del graffito è che i suoi unici giudici sono le persone che abitano il luogo in cui il graffito viene realizzato. A loro spetta decidere se è arte o meno, se ha un qualche valore o se è offensivo, se deve essere cancellato o protetto. Io credo molto nell’arte di strada, a tal punto da considerarla l’unica arte di cui si continuerà a parlare anche tra cento anni; mentre per quanto riguarda l’arte collezionabile, non ne sono poi così sicuro. Per chi ama l’arte è difficile da ammettere, ma la verità è che i cosiddetti artisti quotati spesso non sono altro che bottegai, e i cosiddetti collezionisti d’arte spesso non sono altro che investitori. Non è una questione di competenze o contenuti, è una questione di prezzo. L’arte di strada non ha prezzo, è fuori mercato, di conseguenza è inestimabile.

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Fuggevole nero a ponente

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La Resa

Poesie:

ERATO

Non sei follia segreta

né dolce malattia,

né contentezza inquieta

né stridula armonia.

A lungo ebbi timore

della tua compagnia:

confusi sogno e Amore

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Urania

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Vestale

fuggendo la Natura

e amando il mio dolore.

Sei luna piena e pura

che offusca le altre stelle,

con te luomo misura

tutte le cose belle.

***

MELPOMENE

Saziaci, o Musa, con baci di sogno,

di quell’Amore ne abbiamo bisogno!

Portaci in luoghi che non conosciamo,

mostraci come si dice: “Io t’amo!”

Straziaci, poi, con la brama e il rancore

di misera gente che odia col cuore;

mostra attraverso l’umano disprezzo

che ogni granello d’Amore ha un prezzo.

***

EMILY DICKINSON

Con ago e filo e con mano sicura

cucisti insieme quella fantasia

che io amai ed amo a dismisura

e che addolcisce la mia prigionia.

Ti vidi sola e priva di paura,

sola e completa, a differenza mia;

capii che più è sottile la fessura,

più energica zampilla la poesia.

***

ANNA FRANK

Ripenso allalloggio segreto

da un prato che pare infinito,

mi guardo e mi scopro inconcreto,

ho tutto e mi sento smarrito.

Ripenso a quel lento tormento

e a te, casto e fragile fiore,

che nutri un precoce talento

e, vergine, insegni lAmore.

Le ombre non fanno paura:

più amo e meno ci penso;

per te, immacolata creatura,

riservo il mio amore più intenso.

Le nubi si muovono, lente,

ma ormai sono molto lontane,

e scopro, così dolcemente,

che odo di nuovo campane.

***

Trascrizioni delle poesie allegate in formato immagine:

LA RESA

Tu sei il sussurro semplice e gentile

che placa il mio timore della sorte;

mi arrendo a te, ma non mi sento un vile

poiché più cedo, più mi sento forte.

***

URANIA

Vedo al contempo mille cose belle

nel cielo ampio e muto e senza luna,

e invoco Urania, musa delle stelle,

come mio faro in questa notte bruna;

il cuor nel petto non è più ribelle:

non brama, non complotta, non digiuna,

e il cielo è un vasto mare di scintille

che vibra e tace nelle mie pupille.

***

Fuggevole nero a ponente

di nubi che volgono altrove,

ma locchio è già fisso ad oriente

sedotto da nuvole nuove.

***

VESTALE

Getta nel fuoco langoscia ed il pianto,

getta la fede ed il tuo giuramento:

dentro di te arde un fuoco più santo

chè quasi spento.