Fine vita, ASUGI condannata per aver imposto cure non volute a un paziente colpito da ictus a Trieste
Il Tribunale di Trieste ha emesso una nuova storica sentenza che segna un passo fondamentale per il rispetto della volontà dei pazienti nel nostro Paese. A essere condannata è nuovamente l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente, rappresentato dalla figlia, Giovanna Augusta de’ Manzano, sua amministratrice di sostegno, che con un comportamento atipico e contro legge, ha violato il diritto a rifiutare le cure, anche se salvavita. Una decisione che quindi rafforza il principio inviolabile dell’autodeterminazione sancito dalla Costituzione e dalla legge n. 219/2017 sul consenso informato e il testamento biologico, ovvero le DAT (disposizioni anticipate di trattamento).
Il caso riguarda il signor Claudio de’ Manzano, 84 anni, colpito da un ictus nel dicembre 2018, che fino al giorno prima dell’evento conduceva una vita attiva. Ricoverato presso la Stroke Unit dell’Ospedale di Cattinara di Trieste, è rimasto gravemente leso nella parte destra del corpo, non riusciva a parlare, a mangiare né a bere autonomamente, ed era nutrito e idratato artificialmente. Il signor Claudio de’ Manzano aveva espresso con chiarezza la volontà di non proseguire trattamenti sanitari che giudicava incompatibili con il proprio concetto di dignità personale. Nonostante tale volontà fosse stata ribadita dalla figlia (sua amministratrice di sostegno), ASUGI ha continuato a somministrare cure non volute e ha opposto resistenza alla richiesta di sospensione delle stesse e di dimissioni del paziente negando così il suo trasferimento presso altra struttura.
La sentenza del Tribunale di Trieste ha riconosciuto la violazione, da parte di ASUGI, del diritto costituzionale all’autodeterminazione in ambito terapeutico, sottolineando l’obbligo delle strutture sanitarie di adeguarsi alla volontà dei pazienti, anche quando espressa tramite l’amministratore di sostegno. Il Tribunale è andato anche oltre e ha infatti condannato ASUGI al risarcimento dei danni patiti da Claudio de’ Manzano, poi trasmessi in capo agli eredi, per aver costretto il paziente a subire contro la sua volontà le cure mediche, quantificati in un totale di 25.000€.
“Il Presidente Fedriga chieda scusa a nome della Regione e si adoperi affinché nulla del genere si ripeta in futuro e le Aziende Sanitarie e le strutture operanti in Regione rispettino i diritti e le volontà dei pazienti”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente Tesoriere e Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, che ha supportato il signor de’ Manzano e la sua famiglia con assistenza informativa sulle DAT e i suoi diritti. “Questa decisione non rappresenta solo una vittoria per la famiglia de’ Manzano, ma un trionfo per i diritti di qualsiasi cittadina o cittadino nella scelta di come affrontare le fasi finali della propria vita. La sentenza è un monito per tutte le istituzioni sanitarie: il rispetto della dignità e della volontà del paziente deve essere al centro del sistema di cure. La vicenda evidenzia, inoltre, l’importanza di strumenti come il testamento biologico, che garantiscono ai cittadini la possibilità di decidere anticipatamente sui trattamenti sanitari cui potrebbero dover essere sottoposti in un momento della vita in cui potrebbero non essere capaci di esprimersi in autonomia. Il caso del signor de’ Manzano è un richiamo all’urgenza di promuovere una maggiore consapevolezza su questi diritti e sulla loro tutela, soprattutto tra i medici e i dirigenti sanitari”.
“Ho intrapreso questo percorso giudiziario insieme al mio difensore Avv. Silvia Piemontesi, che ringrazio per la sua determinazione, allo scopo non solo di rendere giustizia alla chiarissima volontà di mio padre, che è stata violata, ma anche per contribuire a cambiare la cultura intorno al tema del fine vita”, ha dichiarato Giovanna Augusta de’ Manzano, figlia del signor Claudio e sua amministratrice di sostegno, “Questa decisione rende infatti giustizia anche a tutti coloro che quotidianamente non vengono rispettati nelle loro ultime volontà sanitarie. Ritengo che questa decisione costituirà un importante precedente giudiziario sul diritto all’autodeterminazione”.
Fonte Pressenza