Fine vita. Bullian (Pat-Civ): paese civile eviti cultura oscurantista
“Apprezziamo il dibattito che si è aperto anche all’interno del mondo cattolico sul Fine vita, innescato dal recente pronunciamento del Comitato etico di Asugi su Anna, alla quale viene riconosciuto il diritto di scegliere se e quando porre termine alla propria esistenza. Posto, ovviamente, che è stato accertato il rispetto dei precisi requisiti richiesti dalla sentenza della Corte Costituzionale. Come sappiamo da recenti sondaggi, infatti, i cattolici praticanti sono sostanzialmente divisi a metà fra favorevoli e contrari, mentre i cittadini italiani appaiono in generale largamente propensi a garantire la possibilità di scelta sul Fine vita”.
Lo evidenzia in una nota il consigliere regionale Enrico Bullian (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg), sottolineando che “è evidente che il sottoscritto si rispecchi nelle posizioni espresse recentemente sulla stampa locale dal teologo Vito Mancuso, che si dichiara favorevole al principio di autodeterminazione per il Fine vita, affermando che ‘Da sempre sostengo che il senso della vita umana consiste nella libertà. Sento dunque che quello che sta accadendo a Trieste rappresenta un passo avanti'”.
“Viceversa – prosegue l’intervento – meritano qualche osservazione le prese di posizione del dottor Paolo Pesce e della Diocesi di Trieste che, altrimenti, potrebbero portare fuori strada. Quando affermano che ‘la questione del suicidio assistito sia ideologizzata’, infatti, posso affermare senza timore di smentita che lo è solo per chi si esprime in senso contrario, ostinandosi a non comprendere l’adesione di massa e trasversale (anche da parte di astensionisti dal voto) alle campagne di legge di iniziativa popolare, come ho potuto constatare direttamente in quanto autenticatore. Inoltre, appare del tutto inopportuno e deviante sostenere che si apre così la via del suicidio ‘ai tanti disabili e ai tantissimi anziani non autosufficienti’, categorie che ovviamente non rientrano nemmeno lontanamente nei requisiti della sentenza della Corte Costituzionale. In questo modo si alimenta esclusivamente confusione e si allontanano soluzioni circoscritte e necessarie. Inoltre, è doveroso che sia il Sistema sanitario nazionale a fornire il farmaco e l’assistenza necessaria, che poi, liberamente, la persona deciderà se autosomministrarsi”. “Non si può nemmeno sostenere, come conclude Pesce, che l’enfasi attorno al caso favorisce una ‘mentalità eutanasica’ – illustra Bullian – che ‘porta inevitabilmente a legittimare la possibilità di sopprimere gli esseri umani che la società ritiene abbiano una qualità di vita inaccettabile’. È vero l’esatto contrario: chi si trova in situazioni di insofferenza intollerabili, autonomamente e in presenza di determinati requisiti verificati da strutture sanitarie pubbliche, può decidere liberamente di essere accompagnato verso il Fine vita”.
“Sono in dovere di replicare anche all’ex consigliere regionale Bruno Marini: saremmo tutti più soddisfatti – aggiunge l’esponente del Patto-Civica – se il Parlamento avesse legiferato o fosse in procinto di farlo, riconoscendo la libertà di scelta del cittadino per il Fine vita in condizioni estreme. Prendiamo atto che non è così e, dunque, è operativa la sentenza della Corte Costituzionale. Per evitare che persone come Anna debbano attendere 11 mesi per avere risposte dalle aziende sanitarie pubbliche (peraltro solo dopo l’intervento d’urgenza di un giudice) è necessaria una legislazione regionale che, a differenza di un intervento parlamentare che potrebbe essere anche più estensivo, deve attenersi a rendere operative le indicazioni della sentenza della Corte Costituzionale, sostanzialmente individuando tempi, procedure e modalità certe nell’accompagnamento al Fine vita”.
“Considero fortemente offensivo dichiarare che quelle effettuate da tanti volontari dell’Associazione Luca Coscioni sono ‘campagne forsennate’ che ‘ci portano verso una cultura di morte. Si è cominciato con l’aborto, si va avanti con il suicidio assistito’. Esasperare i toni e ventilare una stagione di contrazione di diritti vecchi e nuovi – conclude Bullian – va nella direzione contraria rispetto a un Paese civile, che cerca di riallineare le istituzioni alla società, molto più avanzata rispetto a questa cultura oscurantista”.