Fontanini, piange il morto, dice che Udine sa essere ingrata e annuncia che forse non si ricandida
Il sindaco di Udine Pietro Fontanini continua a stupire. Non certo per il suo governo della città che rimarrà come negativo negli annali della città, nonostante la gran voglia di dimenticare le sue gesta politiche e soprattutto amministrative. Del resto limitandoci all’ultimo anno non ne ha proprio azzeccata una. Viene il sospetto che sia stato contagiato dal segretario nazionale del suo partito Matteo Salvini, anche se dobbiamo ammettere che almeno in tema alcolico Fontanini è una spanna sopra al suo “capitano”, niente anonimi ed esteri mojiti ma di casa a palazzo d’Aronco ci sono autarchici vini friulani doc. Ma vini a parte, nell’ultimo anno Fontanini si è lasciato una scia di dichiarazioni ed azioni che lasciano di sasso. Ripercorriamo le ultime performance: era fine novembre del 2021 che dopo l’approvazione del nuovo Statuto del Comune di Udine, dove era stato inserito un ristretto concetto di “famiglia”, che il primo cittadino se ne usciva con una dichiarazione davvero fantascientifica, che fra altro contraddiceva le dichiarazioni dopo la sua elezione del 2019: “io non posso tradire quella che è stata la mia offerta di amministratore nei confronti della città perché non è vero che io sono il sindaco di tutti, io sono il sindaco eletto da una parte di cittadini con un determinato programma”. Poi nel luglio di quest’anno ecco un’altra dichiarazione ad effetto. In reazione alla classifica pubblicata da Il Sole24 ore, uno studio Governance Poll 2022 sui presidenti di Regione e sindaci più amati dello Stivale che lo vedeva al 70esimo posto a livello nazionale ma soprattutto ultimo in Fvg. Ebbene anziché cospargersi il capo di cenere o magari chiudersi nel silenzio minimizzatore, eccolo reagire accusando i suoi assessori definiti da lui stesso “mediocri”.
Infatti in una intervista al sempre disponibile benevolo quotidiano cittadino “Pieri” afferma: “Cosa chiederò agli alleati? Vorrei una squadra amministrativa rinnovata, composta da persone di maggior esperienza. C’è bisogno di portare all’interno dell’amministrazione professionisti di livello….”. Ora, secondo il principio della transizione del pensiero da positivo in negativo e viceversa, appare evidente che volendo “persone di maggiore esperienza amministrativa” si ammette che quelle dell’attuale giunta non lo sono. Insomma se qualcosa non ha funzionato è nella squadra, non nell’allenatore. Ed allora viene spontaneo pensare che la dichiarazione odierna sia legata non solo, come lui ha affermato ai microfoni di Telefriuli alla sua mancanza di “entusiasmo” ma al fatto che si sente tradito. «Non so se mi ricandido, mi sento poco motivato e Udine sa essere ingrata». In realtà anche i partiti dell’attuale maggioranza sentono puzza di bruciato sulla gestione cittadina e probabilmente pesa proprio la dichiarazione sulla giunta di incapaci del lugli scorso. Oggi oltre ai suoi assessori Fontanini in un delirio di onnipotenza attacca perfino i cittadini di Udine, non ovviamente quelli che non l’hanno votato, ma anche coloro che in quello scellerato 2019 pose la croce sul suo nome. Comunque non ci si illuda, Fontanini non ha detto che non si ricandida ma che è poco motivato a farlo. Più che una dichiarazione di resa sembra l’azione di chi vorrebbe fare il Cincinnato di turno magari senza il passaggio in campagna che il generale romano fese prima di essere richiamato per salvare l’Urbe. Forse vorrebbe essere pregato e non è detto che in un centrodestra a corto di idee e classe dirigente, alla fine, qualcuno non lo faccia. Dipenderà molto anche dal centro sinistra, se sarà in grado di contrapporre una candidatura unitaria ed inclusiva. Se a livello nazionale sappiamo come è andata, forse, a livello locale dove le spinte centrifughe ideologiche dovrebbero essere meno cogenti si potrà fare. Ed allora mandare un Fontanini a sbattere potrebbe essere per il centrodestra il male minore.