Gente che muore, gente che cazzeggia: In Friuli si riesce perfino a scindere la manifestazione pro curdi nel nome di stupide primogeniture

Non fosse che sullo sfondo c’è gente che muore, ci sarebbe da ridere.. o quasi. Parliamo delle mobilitazioni friulane contro l’aggressione turca al popolo curdo. Manifestazioni al plurale e non manifestazione perchè i vari organizzatori sono riusciti a non parlarsi e nonostante l’obiettivo fosse formalmente comune e sentito a livello di opinione pubblica, ognuno ha pensato di arroccarsi sulla propria manifestazione o comunque non c’è stato un dialogo reale. Così orario e piazza non sono univoci. Così fra “ l’avevamo indetta prima noi” e tentativi più o meno veritieri di mettere cappelli politici, a rimetterci saranno i partecipanti che diventeranno, loro malgrado, oggetto strumentale del gioco delle piazze. Una situazione paradossale che per fortuna non inficia la voglia di solidarietà verso il popolo curdo ma che non può passare inosservata e vale la pena di essere commentata perchè è sintomo di un tessuto politico malato. Non è solo questione di frammentazione, di cui la sinistra italiana è campione mondiale, ma di qualcosa di più profondo e che non riguarda solo la sinistra o quella presunta tale, un sintomo di malattia che affonda le radici nelle logiche dell’antipolitica sterile che altro non è, che la negazione stessa della partecipazione democratica che paradossalmente, rendendo tutto opaco, fa esattamente il contrario di quanto  professa. Il “niente simboli di partiti o movimenti…” nasconde non la volontà di evitare strumentalizzazioni ma esattamente il contrario, di strumentalizzare in senso proprietario alcuni temi. Escludere partiti, sindacati, circoli in nome del “valore” delle persone, “dell’individuo” è distorsione grave della democrazia ed è certamente violazione del pluralismo. Non a caso ogni totalitarismo come prima azione scioglie i partiti d’opposizione e imbavaglia la stampa, sarebbe bene pensarci prima di auto assolversi con un “ma noi non siamo così”. In realtà si tratta di una violenza, magari compiuta da alcuni in buona fede sull’onda di anni di bombardamento mediatico anti-partiti. Invece, rimanendo nell’ambito dei partiti, questi non sono associazioni a delinquere, anche se “molte mele marce” si sono viste, ma legittime rappresentazioni organizzate in funzione del bene comune e per di più previste dalla Costituzione di cui spesso ci si riempie la bocca (magari senza averla letta) o comunque in maniera strumentale. Ed invece è proprio la Carta che recita all’articolo 49 che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Ed allora il “divieto” della presenza di simboli di partito è una assurda pretesa che svalorizza una manifestazione che invece verrebbe arricchita dalla convergenza su un tema di più parti organizzate e che magari su altri temi sono su posizioni contrapposte. E’ la democrazia … bellezza, verrebbe da dire. Ovviamente c’è un rischio strumentalizzazione ma questo nei tempi del socialmedia e delle fake diffuse, è risibile problema se paragonato al guasto democratico provocato da certa politica ostracista che, quella si, lacera il tessuto sociale. Se poi i vari “organizzatori”, nell’epoca delle connessioni permanenti, non riescono neppure a dialogare per stabilire un unico luogo e un unico orario per una manifestazione, sarebbe stato meglio neppure convocare le persone, perchè in un modo o nell’altro, i partecipanti verranno usati. Non con riferimento, ovviamente, al tema, l’allucinante aggressione ai danni dei curdi, ma alla voglia di legare un pezzetto del “credo” ideologico di qualcuno. Appiccicare un adesivo, magari autonomista, ambientalista o “ideale” ma “rigorosamente” senza bandiere e simboli di partito. Intendiamoci nulla di male se non fosse che per farlo si mina in maniera strampalata l’unità di un movimento popolare. Ma se preferite dimenticate tutte queste considerazioni e pensate che si tratta solo di disorganizzazione, di incapacità con un puntino di demenza. Sinceramente non sappiamo cosa sia meglio. Comunque l’invito di esserci fra le 17.oo e le 18.00 di oggi in centro a Udine resta, non indichiamo la piazza, ovviamente, ma fate una passeggiata di solidarietà,  considerando le manifestazioni una sorta di continuità itinerante.