Giornate del Cinema Muto di Pordenone: un festival sempre più internazionale per presenze e proposte

La nota più confortante è vedere che le Giornate del Cinema Muto, oltre a mantenere lo zoccolo duro degli appassionati, archivisti, studiosi, critici che arrivano da tutto il mondo, sono capaci di coinvolgere un pubblico più giovane, di studenti e di semplici spettatori, attratti da un cinema per loro completamente sconosciuto; quest’anno è giunta anche una “delegazione” di liceali di Hong Kong accompagnati dai loro insegnanti di cinema e musica. La visione in una sala sempre gremita di pubblico, su grande schermo, di film presentati nelle migliori copie disponibili e con l’accompagnamento musicale dal vivo, sono un’esperienza forte e non comune.

Sempre restando al capitolo musica, bisogna dire che le Pordenone Masterclasses hanno ormai acquisito una reputazione internazionale di assoluto prestigio e che i pianisti del festival sono riusciti a formare nuovi professionisti del settore, trasmettendo la particolare tecnica necessaria per chi vuole cimentarsi con il muto. Non basta infatti avere una solida base musicale, occorre penetrare il contenuto, la psicologia, la struttura di un film: qualità che hanno dimostrato i due giovani selezionati quest’anno, la pianista rumena Andra Bacila e il musicista Gabriele Rigo, talento cresciuto a Pordenone. La città in questi anni è stata un vero e proprio vivaio di musicisti affermati a livello nazionale e non solo, da Teho Teardo a Remo Anzovino a Davide Toffolo, e alla loro crescita artistica non può essere estraneo il clima creato in città dalle Giornate che, ricordiamo, sono state il volano dello sviluppo culturale del territorio e di una città che si candida a prossima capitale italiana della cultura. E “made in Pordenone” è la composizione della Zerorchestra, un gruppo che accompagna ogni anno la proiezione di un evento, quest’anno Girl Shy con Harold Lloyd che ha riscosso uno strepitoso successo di pubblico nella preapertura di Sacile e nella proiezione durante il festival. Il discorso sulla musica alle Giornate va integrato ricordando che quest’anno sono state commissionate nuove partiture all’olandese Daan van den Hurk (per Girl Shy) e all’inglese Neil Brand (per The Winning of Barbara Worth, evento di chiusura con replica domenica 13 ottobre alle 16), cui si aggiunge la partitura di Timothy Brock per 3 Bad Men (evento di apertura). Per questi ultimi due eventi l’accompagnamento è stato dell’Orchestra da Camera di Pordenone, diretta in apertura dallo stesso Brock e in chiusura da Ben Palmer, uno degli specialisti più ricercati in Europa nella direzione dal vivo al cinema. Di formazione classica, Palmer ha collaborato con direttori d’orchestra quali Sir Roger Norrington e Bernard Haitink e sta mettendo a punto il progetto della vita, la direzione di tutte le 107 sinfonie di Haydn.

In occasione della retrospettiva dedicata al cinema dell’Uzbekistan, sicuramente una delle iniziative più importanti a livello europeo per conoscere quella cinematografia, sono stati coinvolti in alcune serate due virtuosi della tradizione musicale uzbeka, Abror Zufarov, discendente da una famiglia di illustri musicisti, e Sobirjon Tuyokov.

Il bilancio artistico della manifestazione è stato all’altezza dello standard qualitativo raggiunto dalle Giornate del Cinema Muto in tanti anni di attività sotto la presidenza di Livio Jacob e la direzione artistica di Jay Weissberg nella continuità della linea tracciata dal grande David Robinson, direttore emerito. La già ricordata rassegna sull’Uzbekistan e quella sull’America Latina, la più ampia mai realizzata, che ha presentato lungo e cortometraggi, documentari, cinegiornali, provenienti da 10 paesi – Argentina, Brasile, Colombia, Cile, Cuba, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù e Uruguay –, hanno coinvolto archivi e istituzioni dei Paesi interessati e hanno assicurato spazi e visibilità sui media degli stessi Paesi.

Le retrospettive su Anna May Wong e Ben Carré hanno fatto conoscere l’opera e le figure rispettivamente della prima star sinoamericana di Hollywood e di uno dei più geniali scenografi della storia del cinema; con la rassegna sulla Sicilia ha preso il via un lavoro che intende proseguire negli anni sulle regioni d’Italia; hanno completato il programma le retrospettive sui documentari naturalistici ed etnografici svedesi, lo Studio Ivens, i film Biograph girati da David Wark Griffith nel 1908, i frammenti femministi, i classici del Canone e nuovi importanti riscoperte e restauri come La Bohème di King Vidor e l’anteprima mondiale di un film del 1921 girato a Trieste dalle collezioni della Cineteca del Friuli. Era partito quasi come un gioco e si è rivelato un momento di confronto e di dibattito lo spazio dedicato ai film “sine nomine” che ha consentito già di identificarne alcuni.

Tra le personalità che hanno partecipato al festival, citiamo il Premio Oscar Craig Barron, applauditissimo relatore della Jonathan Dennis Memorial Lecture sulle tecniche degli effetti visivi nel cinema muto; le storiche Priska Morrissey e Deborah Nadoolman Landis, relatrici della conferenza sul tema dei costumi nel cinema muto. Fra il pubblico si sono visti anche il regista Krzysztof Zanussi e il direttore della fotografia Dante Spinotti.

Venendo ai numeri, sono stati 220 i titoli presentati fra corto e lungometraggi e quasi un migliaio gli accreditati arrivati a Pordenone da ogni latitudine, confermando le Giornate del Cinema Muto un appuntamento irrinunciabile. La caratteristica dell’internazionalità puntualmente trova riscontro fra i partecipanti al Collegium, giovani ricercatori quest’anno arrivati anche da Arabia Saudita, Egitto, Cina, Turchia, Argentina.

Quanto alle presenze in sala, se il tutto esaurito era scontato per gli eventi di apertura e di chiusura e per le commedie brillanti come Saxophon-Susi, Girl Shy e Three Women, sorprende positivamente l’ottima affluenza di pubblico per i documentari su Venezia e la Sicilia, e per il film girato a Trieste, proiettati in orario diurno. Molto frequentati anche gli stand della FilmFair, al secondo piano del Teatro Verdi, che hanno proposto centinaia di libri e riviste di cinema e raro materiale da collezionismo come foto di scena e manifesti originali.

Infine i dati del web. La visione di alcuni film in programma online sulla piattaforma MYmovies ha registrato 400 accreditati da 40 Paesi per un totale di quasi 4000 visioni.

Sono state 85.000 le pagine visitate sul sito delle Giornate nel periodo del festival e una campagna adv mirata su Facebook e Instagram ha permesso di raggiungere 1.500.000 profili per un totale di 3.500.000 impressions.