Giovanni Toti resta agli arresti domiciliari: «Grave quadro di corruzione, che potrebbe reiterare», motivazione non proprio lieve
Intendiamoci in via preliminare, non c’è mai da gioire per nessuno quando viene privato della libertà , ma è evidente che il fatto che il Tribunale del riesame di Genova ha deciso di mantenere agli arresti domiciliari Giovanni Toti, pur nella sua residenza, non è notizia da poco. I giudici hanno respinto in maniera secca questa mattina il ricorso presentato dal legale di Toti Stefano Savi, che chiedeva la revoca della custodia cautelare disposta lo scorso 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria. Non è stata una sentenza semplice dato che i giudici si sono presi ben tre giorni dall’udienza prima di emettere il loro verdetto. Ma alla fine hanno respinto sia la richiesta di revoca dei domiciliari, sia quella subordinata di attenuazione della misura cautelare. Per il tribunale del riesame, in particolare, resta attuale il rischio di reiterazione del reato da parte del governatore ligure, dal momento che «ha dimostrato di non aver compreso appieno la natura delle accuse». E d’altra parte le accuse di corruzione a suo carico sono «sorrette da gravi indizi che Toti non ha inteso contestare», puntualizzano i giudici nelle motivazioni con cui hanno rigettato il ricorso. Accuse che, si fa notare, non riguardano «un illecito di natura veniale ove rapportate alle pubbliche funzioni di natura elettiva dal medesimo ricoperte, ma integrano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell’azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare e ai diritti dei terzi». Seondo indiscrezioni giornalistiche locale non si farà attendere la contromossa della difesa di Toti, che nelle scorse settimane aveva evocato, quasi agitandola come una forma di pressione, l’ipotesi del ricorso in Cassazione in caso di parere negativo da parte dei giudici genovesi. In realtà sembra che le motivazioni dei magistrati siano più che solide e già lo scorso mese la giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni aveva rigettato la prima istanza di revoca dei domiciliari avanzata dall’avvocato Stefano Savi. Di certo la situazione potrebbe avere una evoluzioni se Toti decidesse di dimettersi dato che senza carica decadrebbe la possibilità di reiterazione del reato. Ma da questo ad affermare che i giudici stiano usando la carcerazione domiciliare come mezzo politico di pressione per costringere alle dimissioni, tesi avanzata da parte del centrodestra, il passo non è breve ed è pesantemente lesivo del ruolo superpartes della magistratura.