Grave perdita di refrigerante nella centrale di Krsko localizzata nel sistema primario, ma all’interno dell’edificio di protezione. Fermata la produzione

Come FriuliSera ci siamo occupati più volte della centrale nucleare di Krško (Nek), in Slovenia, a circa 120 chilometri da Trieste e più in generale della tematica nucleare. Oggi la centrale è stata fermata in emergenza perchè si è verificata una fuoriuscita che ha costretto il blocco della produzione di energia ed una situazione di pericolosità di cui non sono noti tutti i contorni. L’incidente che speriamo non abbia conseguenze serie arriva mentre più di qualcuno, anche in ambito industriale prevede e promuove la creazione di mini-centrali “private”, parlando di “nuove tecnologie” e di massima sicurezza contando sul fatto che le difficoltà di approvvigionamento energetico innescate dalla guerra in Ucraina e probabilmente il riacutizzarsi della crisi mediorientale, possano fluidificare una scelta che vede in gioco interessi colossali utilizzando anche la necessità di ridurre le emissioni di CO2 come cavallo di Troia per riaprire in Italia il dibattito sul nucleare. Va ricordato che si tratta di una fonte energetica bocciata dagli italiani con due referendum nel 1987 e poi nel 2011. La scusa del nuovo corso sarebbe l’esistenza di nuove tecnologie con centrali di “quarta generazione” che in realtà, fino a prova contraria, sono la più classica delle chimere tecnologiche. Tornando a Krsko che fra l’altro sorge in zona rossa per la pericolosità sismica, il reattore è stato spento perché nell’impianto si è verificata una perdita localizzata nel sistema primario all’interno dell’edificio di protezione. Un guasto grave. Ora i tecnici impegnati nei sopralluoghi, dopo giorni, sono riusciti a individuare il punto preciso di quella perdita ma l’operazione di riparazione non è cosa semplice. “L’azionamento del protocollo di raffreddamento della centrale intrapreso nel corso dello scorso fine settimana ha consentito ai team dell’impianto (negli ultimi anni al centro di una discussione sulla possibilità di smantellamento o di raddoppio) d’individuare il punto esatto nel quale si è verificata la perdita”, si legge nel comunicato diffuso dalla Nek per poi precisare che ora si procederà all’esame dei campioni e allo svolgimento dei preparativi finalizzati a risolvere il problema. Si tratta di procedimenti che probabilmente richiederanno del tempo, settimane, per essere completati dal momento che il guasto si trova in una conduttura collegata al sistema primario difficile da raggiungere. “Tutte le decisioni sono e saranno prese nel rispetto dei più alti criteri della cultura della sicurezza e in modo conservatore, in modo da garantire la sicurezza dei dipendenti, della popolazione e dell’ambiente”, ha fatto presente la società. Siamo rassicurati? Non del tutto, se non altro per il fatto che la perdita in oggetto è stata resa nota con un certo ritardo mentre la produzione di corrente elettrica è stata prima ridotta e poi sospesa del tutto nel corso della giornata successiva, ovvero venerdì scorso per non sovraccaricare l’impianto. Vedremo se ora prevarrà il buon senso del “lascia” o se qualcuno anche in Italia si dirà propenso al “raddoppia”

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