Il direttore generale dell’Asufc Massimo Braganti lascia il Friuli. La decisione nelle segrete stanze del centrodestra. L’abbandono in piena pandemia lascia la gestione sanità friulana allo sbaraglio

Braganti in primo piano  con Riccardi e Fontanini Foto ARC

 

Lascia l’incarico Massimo Braganti, il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale.  Braganti lascia Udine per approdare a Perugia infatti,  l’ormai ex direttore generale dell’Asufc, andrà a ricoprire il ruolo di Direttore Salute e Welfare della Regione Umbria come prevede  una delibera approvata oggi dalla Giunta regionale umbra. Come è noto l’Umbria è in mano al centrodestra e quindi è difficile pensare che un passaggio dirigenziale di quel livello non fosse stato concordato. Comunque la notizia diffusa dall’Agenzia Ansa resta sorprendente almeno nella tempistica dato, fra l’altro, come fa notare la consigliere regionale  Simona Liguori (Cittadini) che “ieri in Terza Commissione quella che si occupa di sanità  l’assessore Riccardi non ne ha fatto cenno». «Comprendiamo bene – ha spiegato la consigliera regionale Liguori dei Cittadini – il grido di allarme giuntoci da molti medici e operatori delle professioni sanitarie che si sentono lasciati soli in prima linea in un momento davvero delicato come quello che stiamo vivendo nella cosiddetta terza fase della Pandemia. Non più tardi di ieri, specifica Liguori,  in Terza Commissione regionale, abbiamo finalmente potuto ascoltare il resoconto dell’assessore Riccardi, ma della clamorosa notizia riferita alla partenza di Braganti nessuno, tantomeno Riccardi, ne ha fatto menzione o cenno. Forse l’assessore non era stato messo al corrente eppure quella di Braganti non è una perdita qualunque per la Regione e i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Fa riflettere il fatto di averlo dovuto apprendere dai media e come consigliera regionale eletta nel Friuli centrale sono a dir poco preoccupata e sconcertata perchè il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria udinese molla nel bel mezzo di un’emergenza che non ha precedenti e che richiede il contributo di tutti, specialmente di chi ricopre ruoli strategici».

Si può aggiungere che in ogni caso l’assessore sembra non avere il controllo della situazione. Non sappiamo se la fuga di Braganti sia inquadrabile nell’immagine marinaresca che quando la nave affonda i topi scappano, nave che abbiamo l’impressione un maldestro nocchiero stia portando ad infrangersi contro gli scogli,   ma di certo il metodo non pare essere rispettoso nei confronti dei cittadini di questa regione. Se da un lato i meccanismi prevedono, ovviamnete la continuità della gestione per cui entra in gioco il facente funzione, il direttore amministrativo Alessandro Faldon, questo si guarderà bene da assumenre decisioni importanti anche perchè  non sarà certo lui a rimpiazzarlo. La giunta Fedriga dovrà  scegliere in una rosa di  candidature già espresse e validate e i rumors danno in pole l’udinese Paolo Bordon. Ma nella  lista ci sono anche due dirigenti interni,  il direttore socio-sanitario Denis Caporale e Andrea Cannavacciuolo, attuale direttore degli affari generali. Di certo però ogni cambio a qui livelli genera già in tempi normali un periodo di vuoto decisionale, figuriamoci in una situazione di assoluta emergenza come quella attuale. Tutto questo dimostra ancora una volta la incapacità della gestione politica By Riccardi che più volte abbiamo stigmatizzato nella gestione pandemica. Infatti  se non sapeva della scelta “umbra” di Braganti è gravissimo, se sapeva ed è rimasto in omertoso silenzio è altrettanto grave perchè non ha voluto confrontarsi su un problema che rischia di creare ancora di più tensioni nel sistema sanitario regionale che, anche questa vicenda, dimostra essere  allo sbando.  Inadeguatezza non solo certificata dalla situazione relativa alla pandemia e alle rimostranze di medici e personale sanitario ma anche dalla ormai palesemente fallimentare “riforma” che l’assessore Riccardi aveva annunciato ad inizio consiliatura. Su questo registriamo una nota di Salvatore Spitaleri membro  della commissione Paritetica Stato-Fvg. Scrie Spitaleri: “Se Riccardi alla fine del tunnel lascerà, potrà essere ringraziato per il suo impegno personale, non per metodo di gestione e scelte fatte”. Lo afferma il membro della commissione Paritetica Stato-Fvg Salvatore Spitaleri, commentando le dichiarazioni dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi in merito ad alcuni aspetti della crisi pandemica in Friuli Venezia Giulia e alle prospettive future della sanità regionale.
“Alla prova della pandemia – spiega Spitaleri – la riforma Riccardi ha mostrato grossi limiti: le sue due creature, ARCS e macro-aziende sanitarie, come strumenti, non si sono rivelate all’altezza dei compiti istituzionali  assegnati. L’Agenzia regionale per il coordinamento della sanità non ha dato nessun evidente e significativo contributo nella pianificazione e nel supporto alle aziende, le macro-aziende sanitarie si sono schiantate sulla gestione dei presidi ospedalieri e non sono state in grado di affrontare la sfida della medicina di territorio, essenziale in questa crisi pandemica. Riccardi ha gestito la pandemia dalla sede della Protezione civile a Palmanova – sottolinea l’ex segretario dem – con una pura logica emergenziale, cioè operando senza un calcolo degli effetti a medio termine. Su tutto questo, le difficoltà della Direzione Centrale della Sanità hanno pesato in maniera importante”.
“Pur nella sua tragicità – puntualizza Spitaleri – la pandemia ci ha mostrato i limiti della attuale situazione, ma anche utili piste di lavoro per il futuro. E se il FVG vuole mantenere competenza primaria in sanità, a dispetto dei venti bipartisan che vogliono riportare a Roma questa delicata materia, chi la guida dovrà essere all’altezza della smarrita capacità innovativa che anticipi le sfide future piuttosto che inseguire affannosamente il presente”. “Quanto al caso dei numeri delle terapie intensive – aggiunge l’esponente dem – lo scaricabarile è dannoso quando avviene tra Regioni e Governo, ma diventa inaccettabile se lo fa la Regione nei confronti di medici e dirigenti.”