Il Fvg compie 60 anni. L’idea “artificiale” dettata dalla Realpolitik nel 1947 la nascita nel 1963
Sui dizionari enciclopedici il Friuli-Venezia Giulia è classificata come una regione italiana a statuto speciale dell’Italia nord-orientale di 1 192 898 abitanti, con capoluogo Trieste, ma, si legge testualmente, composta da due regioni geografiche con caratteristiche storico-culturali diverse: la regione storico-geografica del Friuli, che comprende gli ambiti provinciali di Pordenone, Udine e in parte Gorizia, e la Venezia Giulia, che comprende (sovrapponendosi in parte) quelli di Trieste e di Gorizia. In sostanza la regione Fvg o se preferite F-vg è una realtà artificiale, in sostanza è frutto di una fusione politica avvenuta nell’immediato dopoguerra. L’operazione tutta istituzionale si perfezionò, come spiega l’agenzia stampa del Consiglio Regionale (Acon) , il 27 giugno 1947, quando l’Assemblea Costituente prese in esame il problema delle Regioni a Statuto speciale, inserite all’articolo 108 della Costituzione. Il progetto in realtà ne prevedeva quattro: Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta. Fu l’onorevole Fausto Pecorari di Trieste, vicepresidente dell’Assemblea, democristiano, medico, ex partigiano ed ex deportato a Buchenwald a proporre che alle quattro su indicate fosse aggiunta una quinta, cioè la “Regione giulio-friulana e Zara” cercando così di difendere l’italianità dell’Istria. All’emendamento Pecorari, l’onorevole Tiziano Tessitori di Udine aveva proposto una modificazione, che illustrò con il seguente discorso, tratto dagli Atti dell’Assemblea costituente: “L’articolo 123 del progetto di Costituzione annovera fra le Regioni d’Italia il Friuli e la Venezia Giulia. Questa denominazione ha una duplice giustificazione: l’una di carattere obiettivo, in quanto l’attuale stato di fatto è tale che della Venezia Giulia rimane allo Stato Italiano soltanto una piccola parte, il mandamento di Monfalcone e la provincia di Gorizia; ora, in rapporto a questa situazione di diritto e di fatto, io propongo che l’emendamento Pecorari sia sostituito con la denominazione già proposta dalla Commissione. Con questa denominazione a me pare siano salvaguardate anche le ragioni di natura patriottica e sentimentale, che l’onorevole Pecorari ha esposte; perché, quando noi nell’indicare questa nuova regione dello Stato Italiano diciamo Venezia-Giulia, ciascuno avverte e sente come questo nome abbia, dal punto di vista nazionale, quel significato che è nell’animo di tutti gli italiani. Ed ora alcune considerazioni di carattere sostanziale: vi sono o no motivi che consigliano la concessione d’un particolare statuto alla Regione Friuli-Venezia Giulia? Il problema è già stato trattato in sede di Commissione”. “Quando dunque parliamo di opportunità di uno Statuto particolare per la Regione non ci riferiamo a queste popolazioni, ma a quell’altra infima minoranza slava alla quale si accennava dapprima. Ed io penso tuttavia che la Camera non possa sottovalutare questo problema. È un problema di una delicatezza estrema poiché si tratta della Regione confinaria del nostro Paese verso il confine orientale. Ritengo pertanto sia necessario e politicamente opportuno, soprattutto ora in cui tutti noi desideriamo una distensione di spiriti nei rapporti internazionali, offrire fin da questo momento la base acché i futuri amministratori di quella Regione possano creare una organizzazione la quale con maggiore elasticità, che non sia quella derivante dallo Statuto di tutte le altre Regioni italiane, possa servire come strumento di pacificazione con il popolo vicino. Parlo da italiano e da friulano alla massima Assemblea del mio Paese; parlo quindi con la sensibilità che il mio popolo friulano ha dei rapporti con il mondo slavo vicino”. In sostanza un mezzo capolavoro di realpolitik che cercò più che di accontentare di non scontentare, troppo, nessuno. Venuti quindi alla votazione, Pecorari ritirò l’emendamento “per non esporre i dalmati a un voto che suonerebbe offesa per loro”; Tessitori invece mantenne il suo, che ottenne un’l’adesione a stragrande maggioranza. Come noto, la Regione Fvg non ebbe attuazione col 1948 come avrebbe dovuto perché la Costituente decise, nella seduta del 30 ottobre 1947, che provvisoriamente le si applicassero le norme delle Regioni a statuto ordinario. Concepita dunque nel 1947, poté nascere soltanto nel 1963 poiché congelata dalla X norma transitoria della Costituzione.
LA NASCITA DELLA REGIONE AUTONOMIA – Furono in particolare due i fatti che resero possibile la sua nascita e il suo sviluppo, seppure con quindici anni di ritardo: il memorandum di intesa del 5 ottobre 1954 che assegnava Trieste all’Italia; il voto unanime del Senato alla proposta di Luigi Sturzo di dichiarare decaduta la X norma transitoria dopo la firma del memorandum d’intesa. Dopo tali fatti, la Democrazia Cristiana sottopose nel 1958 alle Camere un progetto (formulato dall’allora onorevole Alfredo Berzanti nel 1957) che prevedeva l’inclusione di Trieste. Apparvero allora altri progetti di Statuto, presentati anche da partiti inizialmente contrari all’autonomia regionale friulana.
ECCO LO STATUTO SPECIALE – Il 31 gennaio 1963, il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, finalmente promulga la legge costituzionale n. 1 che dà il via alla nascita dello Statuto speciale della Regione autonoma Fvg.
PRIME SEDUTE DEL CONSIGLIO REGIONALE – Il primo insediamento del primo Consiglio regionale del Fvg porta la data del 26 maggio 1964, che si svolse nell’aula del Consiglio comunale di Trieste. A presiedere fu Teodoro de Rinaldini. Primo presidente della neonata Regione autonoma del Fvg fu Berzanti, che ricoprì tale carica dal 24 giugno 1964 al 6 luglio 1973; dal 7 luglio Berzanti divenne il terzo presidente del Cr Fvg e Antonio Comelli il secondo presidente della Regione: a loro il compito di portare il Friuli fuori dalla tragedia del terremoto del ’76. Per otto anni l’Assemblea legislativa regionale si riunì nel Municipio di Trieste, mentre uffici e servizi furono collocati nel palazzo Modello di piazza dell’Unità d’Italia.
LA STORIA DEL PALAZZO DI PIAZZA OBERDAN – Per quanto riguarda l’attuale sede del Cr Fvg, in piazza Oberdan 6, a Trieste, si tratta di un palazzo realizzato poco prima della Seconda Guerra mondiale sulla base di un progetto dell’architetto triestino Umberto Nordio che interessava l’intera area che congiunge piazza Oberdan alla piazza antistante il Tribunale. Il progetto, però, fu accantonato sino agli anni ’50, quando la Rai decise di costruire lì la propria sede regionale.
Per rispondere a esigenze di rappresentanza ma anche di accessibilità stradale, la Regione finì con lo scegliere quale sede consiliare il palazzo che occupa ancora oggi, una volta lasciato libero dal Centro internazionale di fisica teorica Aiea. I lavori di restauro furono affidati a Nordio, che così poté riprender in mano il proprio progetto originario. A lui si affiancarono due architetti veneziani, Giorgio Bellavitis e Nani Valle. L’inaugurazione ufficiale della sede è avvenuta il 5 ottobre 1972, alla presenza dell’allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone.