Il governo fantasy della Giorgia che ha scambiato l’Italia per il paese degli hobbit

Una geniale “prima” de “Il Manifesto” di qualche giorno fa cristalizza meglio di uno scritto il lapidario giudizio sulla premier Giorgia Meloni e sul 2024 di governo che si è chiuso: quel “La Tirana” concentra in se ogni concetto sulla deriva autoritaria, anzi autocratica, che Giorgia vorrebbe imprimere al paese, pardon alla “nazione”, anche se forse a lei sarebbe piaciuta di più la definizione “il Tirano”. Ma definizioni di “genere” a parte, quello che racchiude quel geniale titolo è chiaro, denuncia l’esistenza di un progetto di restaurazione, più o meno soft, dei tempi che furono e che mai avremmo voluto rivedere. Intendiamoci, nessuno pensa al ritorno dei “balilla” ma ad una meno costituzionale forma di governo certamente sì, il “premierato” che dovrebbe vedere la “Giorgia” unica protagonista. Del resto il suo attivismo spasmodico per accreditarsi alla corte del duo Trump-Mask è la prova della concezione autocratica che si vuole imporre alle istituzioni italiane. Tutto passa attraverso il fatto che la destra italiana postfascista, alla luce della persistente fiammella, approfittando delle divisioni di una sinistra in confusione, ha spacciato e spaccia come realizzabili programmi e ricette che tali non sono, turlupinando i tanti semplici, ma non per questo meno colpevoli, sostenitori delle ricette facili: dal blocco navale, alle alchimie economiche mirabolanti del “meno tasse”, per arrivare all’ignobile e costosa farsa del “deportiamoli in Albania” e al fatto che meno tasse premieranno i soliti noti. Così il programma di governo è una sorta di miscuglio fantastico di promesse spacciate per verità gestendo statistiche e numeri con la speregiudicatezza di chi mente sapendo di mentire. Basti pensare ai millantati miliardi in più per la sanità, che in realtà non coprono neppure gli aumenti di spesa relativi all’inflazione, o ai ridicoli aumenti di stipendi e pensioni ma che servono ai giormali amici, ormai quasi tutti, per titolare le mirabilanti gesta della Meloni che, a loro dire, tutti al mondo ci invidia. Insomma il fantasy è diventata la narrazione di una realtà che non esiste e non poteva essere che così per la incapacità comunicativa della sinistra che ha lasciato, con la propria inerzia e disimpegno, che venisse depauperato il patrimonio editoriale con il risultato che il cambio di casacca non fosse sole nelle aule parlamentareri ma nelle direzioni di giornali, tv e perfino siti web. Così anche se non è un segreto che Giorgia Meloni abbia una forte passione per il mondo di nani, gnomi e draghi, passione coltivata fin dalla giovane età, nessuno o quasi ha, nei fatti, contrastato quella sottocultura destrorsa che anacronisticamente la Giorgia e la sua occupazione familistica del potere, mantiene viva anche alla soglia dei suoi secondi “anta”. Passione del resto rivendicata dalla stessa amabile attempata folletta sui social e concretizzata in un ordine di scuderia all’allora ministro della cultura Sangiuliano. Basti pensare al suo post instagram del novembre 2023 nel quale, commentando l’apertura a Roma presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM) della discussa mostra su J.R.R. Tolkien così scriveva: “La bellissima mostra su Tolkien promossa dal Ministero della Cultura è un omaggio alla ricchezza delle idee, alla fantasia e alla capacità di ispirare generazioni. E stupiscono le polemiche dei soliti noti sull’organizzazione della più grande mostra mai dedicata in Italia all’autore di uno dei libri più venduti e amati della storia della letteratura. Dimostra il nervosismo di chi ha pensato che la cultura gli appartenesse, che potesse essere appannaggio di una parte politica e non di tutti. Quel tempo è finito”. Il tempo sarà anche finito, ma quella mostra in realtà non è riuscita minimamente, al di là del valore dello scrittore inglese che comunque non è certo William Shakespeare o Charles Dickens, a scalfire il valore della splendida letteratura italiana e neppure di quella inglese. Del resto era stato da subito palese il tentativo maldestro di fascistizzare con antistorici giudizi i grandi autori della storia letteraria italiana, operazione non nuova ma in contuinuità con quanto proponeva il MinCulPop dell’antenato camerata Pavolini. Chi non ricorda l’allucinante sparata dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano quando affermava che Dante Alighieri sarebbe «il fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese». Per quella affermazione, e per altre di pari livello, si sarebbe dovuto dimettere, anzichè per storie di sesso “presunto” e di inseguimenti patetici di bionde gonnelle con antipasto di piagnistei mediatici. Ma tornando alla Giorgia occorre ricordare che lei scelse di chiamare la convention annuale del partito “Atreju” con un chiaro riferimento ad uno dei protagonisti de “La storia infinita” una citazione del Signore degli Anelli e del cosidetto discorso di Aragorn: «Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno». In realtà quello che molti non sanno è che da giovane la Meloni frequentasse i Campi Hobbit, ovvero dei raduni organizzati dal Fronte della Gioventù missino fin dal 1977. Del resto in un’intervista al New York Times, lei ha dichiarato di considerare J. R. R. Tolkien al pari di “un testo sacro” e ha affermato che «Tolkien può dire meglio di noi in cosa credono i conservatori». Insomma la politica come fantasy, un dramma per il Paese che alla Costituzione si voglia sostituire una narrazione in salsa autocratica a colpi di finta acclamazione popolare, finta perchè mai ricorda la Giorgia di essere maggioranza di una minoranza del paese. Per non parlare della già accennata narrazione di Giorgia “statista internazionale”, dimenticando che non è di lei che l’Europa e il mondo non possono fare a meno, ma dell’Italia, che nonostante tutto resta paese importante e insostituibile. Tanto da essere oggetto degli appetiti di quel furbacchione di Musk che vuole piazzare al Belpaese la sua rete satellitare avendo, oltre ai danari, un controllo sulle comunicazioni di sicurezza. Un esempio massimo di affermazione della sovranità nazionale… .
Chissà che gli italiani, almeno quel 26 per cento di votanti che ancora le credono e quel quasi 50% che con il loro non voto di fatto la sostengono a loro insaputa, non si ravvedano quando scopriranno sulla loro pelle che la sanità pubblica è mortificata per soddisfare gli appetiti degli amici, che le disparità economiche e di genere si amplieranno, mentre i diritti sociali si assottigliano e il tentativo di instaurare il pensiero unico verrà imposto a colpi di diffide e querele o più semplicemente comprandosi gli, (aimè), tanti mercenari dell’informazione. Così è in questo 2025 appena iniziato nella speranza che il futuro ci non porti qualcosa di meglio, ma sinceramente c’è poco da crederci dato che Giorgia ha deciso di far parte del triunvirato che nella nuova follia fantasy  By Musk  dovrebbe governare il mondo e che è stata svelata plasticamente nel fotomontaggio in salsa “antichi romani” postato su “X”.

Fabio Folisi