Il re è nudo: dalla parte di Saro

Un tormentone agita in questi giorni la vita politica regionale. I mal di pancia di Saro sull’azione della giunta Fedriga sono esplosi grazie alla reazione di Bini (probabile alias di Fedriga) che chiede l’espulsione di Saro quale segretario politico di Progetto FVG.
Non è una questione da poco. La garanzia del comportamento dei 4 consiglieri di Progetto FVG in Consiglio Regionale è ineludibile. Una prova tecnica è già avvenuta. L’ordine del giorno per il mantenimento del contributo alla Patrie dal Friul ha chiarito che Fedriga può non avere più la maggioranza. Se questo fosse un dato organico, Fedriga dovrebbe dimettersi ed andare a nuove elezioni. Peraltro, attualmente, sicuro di vincerle.
Fedriga evita di agire pesantemente in prima persona e manda avanti Bini. C’è peraltro sempre la soluzione di riserva qualora il gruppo consiliare si rivelasse fedele a Saro. Bini non è più consigliere regionale e Fedriga con un clic può cacciarlo quando vuole. Fin qui la fantapolitica. Ma la domanda è: perché Saro si agita tanto?
Tutti trovano la risposta nella tradizionale instabilità delle sue relazioni politiche in funzione di obiettivi di sopravvivenza personale quale attore protagonista.
Mi permetto di dissentire. Un po’ per caso e un po’ per curiosità senile fin dalla fine del 2016 (ai tempi del referendum costituzionale) ho seguito il percorso che ha portato alla nascita di Regione Speciale per poi diventare, trovando sponda nell’impresa di Bini, Progetto FVG.
Gli elementi centrali di discussione in quella fase erano due. Da un lato appariva necessario contrastare il percorso di centralizzazione politica ed istituzionale portato avanti dal centro-sinistra con Renzi e Gentiloni, che si ripercuoteva in un sostanziale azzeramento delle possibilità economiche della Regione e degli Enti Locali del F-VG di rispondere ai bisogni del territorio. Di conseguenza diventava indispensabile una forte azione di intervento sul piano economico per contrastare una crisi disastrosa per il F-VG, le cui dimensioni venivano occultate, ma che potevano rappresentare un punto di non ritorno se non adeguatamente affrontate da un “new deal” regionale.
Tali valutazioni coinvolgevano ambienti diversi da una area semplicemente centrista e furono alla base anche dell’impegno politico di Sergio Cecotti e della nascita del Patto per l’Autonomia come forza politica.
Saro ha ritenuto che le questioni potessero essere affrontate solo cavalcando l’onda vincente della Lega Salviniana, di cui vedeva la crescita esponenziale nell’opinione del cittadino comune, sia pure sulla base monotematica dell’immigrazione. Affidava quindi a Fedriga la guida della Regione pensando che con questa compagine si potessero affrontare i temi massicci che ci stavano di fronte.
E’ evidente che, da un lato l’evoluzione politica italiana, e dall’altro la stessa debolezza politico-culturale dell’attuale maggioranza regionale hanno determinato un fallimento degli obiettivi di base da cui era partita la stessa proposta di Saro con Progetto FVG. Su questo incide anche la deriva politica di Forza Italia che sta sparendo dall’orizzonte per finire, ad personam, nell’orbita della Lega Salvini o di Fratelli d’Italia. Il tentativo di fare di Progetto FVG il contenitore territoriale di un fantomatico centro moderato, sia pure alleato della destra, è di fatto fallito.
Credo quindi che l’attuale agitarsi di Saro sia più che giustificato proprio a causa di un venir meno dell’originale modalità costitutiva del suo progetto. Quindi poco di personale e molto di questioni politiche da rimettere in campo.

Giorgio Cavallo