Il Tagliamento, carenza d’acqua non solo per la siccità

Il Tagliamento dal ponte di Invillino

A causa della protratta mancanza di precipitazioni la siccità è diventata un argomento dominante. Era inevitabile che il tema siccità investisse il Tagliamento non solo quale principale fiume del Friuli ma anche per l’unicità del suo sistema fluviale a canali intrecciati in forza del quale viene definito “il re dei fiumi alpini. Abbiamo visto servizi giornalistici e televisivi con le immagini del suo alveo in diverse località ridotto ad una deserta distesa di ciottoli priva d’acqua o, nel migliore dei casi, solcato da un penoso rigagnolo. Immagini effettivamente rispondenti ad una realtà conseguenza anche della mancanza di precipitazioni nel vasto bacino imbrifero del Tagliamento. Ma considerare il suo stato di sofferenza conseguenza della sola carenza di precipitazioni sarebbe parziale ed omissivo. Infatti, nonostante l’assenza di precipitazioni il sistema idroelettrico impostato sulle centrali di Ampezzo e di Somplago continua a derivare quasi l’intera portata del Tagliamento e dei suoi affluenti in nuovi percorsi artificiali di lunghissime gallerie. E’ un “secondo Tagliamento” che convoglia le portate prima al bacino di Sauris per alimentare la centrale di Ampezzo, poi al bacino di Verzegnis per alimentare la centrale di Somplago il cui scarico finisce nel Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni devastandolo, per finire dopo un percorso di oltre 80 km nel proprio alveo solo a valle del ponte di Braulins ricostruendovi la naturale portata. Pertanto, la penuria d’acqua o la secca nel Tagliamento a cui ora assistiamo da Forni di Sopra allo scarico del Lago dei tre Comuni a Valle del ponte di Braulins è principalmente dovuta al sistema delle citate derivazioni.

Scarico della galleria nel bacino di Verzegnis (1)

Il giorno 15 marzo 2023 ho verificato e documentato di persona che, mentre al ponte di Invillino il Tagliamento era del tutto privo di acqua, il bacino di Verzegnis riceveva una grande portata dalla galleria che lo alimenta: era l’acqua di tutti corsi della Carnia, torrente But escluso. Questo sistema idroelettrico, costruito dalla Società Adriatica di Elettricità (SADE) di Venezia negli anni ’50 secondo il principio “tutte le acque in turbina” per produrre energia elettrica e profitti per gli azionisti della SADE ha trasformato il Tagliamento da “re dei fiumi alpini” a schiavo dell’idroelettrico, ha privato il territorio delle sue acque, ha prodotto seri dissesti idrogeologici. Dissesti, mancanza d’acqua negli alvei, abbassamento delle falde ai quali non si è voluto porre rimedio nonostante le ferme e ripetute richieste delle popolazioni e dei Comuni interessati. Neppure l’ultima petizione popolare “Ridiamo acqua al Tagliamento e istituzione delle giornate del Tagliamento” presentata alla Presidenza del Consiglio Regionale il 16.12.2021 è stata a tutt’oggi esaminata. L’Assessorato regionale alla difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile è molto rapido nel rilasciare concessioni a privati di nuove centraline fin sugli ultimi ruscelli, nonché l’autorizzazione alla SIOT d’installare i cogeneratori a metano osteggiati dalla popolazione e dai Comuni. E’però restìo a porre rimedio ai dissesti prodotti dal grande idroelettrico, lago dei Tre Comuni compreso, ad approvare la proposta di legge n.193 “Costituzione della Società Energia Friuli Venezia Giulia” presentata già il 27.2.2017 da consiglieri di tutti i gruppi politici. Società pubblica indispensabile per garantire alla Regione un ruolo preminente nella gestione del grande idroelettrico a vantaggio dei territori e non dei concessionari, che ora pretendono la ulteriore proroga delle concessioni per continuare a realizzare profitti.
C’è da sperare che la siccità che investe l’intero territorio regionale con serie conseguenze sull’agricoltura, l’ambiente e non solo, stimoli i vari livelli delle Istituzioni ad elaborare e concretamente attuare equilibrati piani di utilizzo plurimo e diversificato della preziosa risorsa acqua, come richiede la sua stessa natura.

Franceschino Barazzutti, già presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) del Tagliamento.