Il trio patacca

Siamo alle solite: la “voce del padrone” è tornata ad incensare Fedriga e a coprire le malefatte di una
Regione inetta. Non è bastato lo scandalo della acciaieria, sostenuta con il denaro pubblico e finito
miseramente di fronte alla indignazione popolare; non è bastata la penosa messa in scena per condizionare i pozzi artesiani della Bassa e poi finire nel ridicolo! Ebbene, nei giorni scorsi un titolo a lettere cubitali e due pagine di farneticanti dichiarazioni hanno permesso a Fedriga di sviare l’opinione
pubblica e scaricare la sua inettitudine sul Messaggero Veneto: “UN COMMISSARIO PER IL MALTEMPO”. In posa fra gli assessori all’ambiente Scoccimarro e alla Protezione Civile Riccardi, il trio Patacca non ha avuto dubbi in proposito: con il comodo pretesto del cambiamento climatico ha inteso farci fessi scaricando le sue incombenze e le sue colpe su di un Commissario e magari sul mago Otelma.
Anche l’ultimo degli asini sa che l’attività commissariale può essere invocata solo in casi di eccezionale gravità e per tempi contenuti; eppure Fedriga non sembra avere dubbi in proposito: serve “un Commissario Permanente che consenta di effettuare gli interventi necessari con efficienza e velocità“. Se in una Regione come la nostra è comodo attribuire le frane e le alluvioni alla pioggia e non alla colpevole inefficienza della pubblica amministrazione, una ragione ci deve pur essere. Lo abbiamo visto nella
recente esondazione del fiume Isonzo. Tutto è iniziato nel 2015, quando la SNAM ha deciso di spostare il suo metanodotto nell’attraversamento dell’Isonzo ad alcune centinaia di metri più a monte dell’autostrada Venezia Trieste e cioè in un ansa del fiume sottoposta ad evidente erosione. Preso atto della inidonea decisione e del consenso servile ottenuto dalla amministrazione regionale, un galantuomo
del posto non ha esitato a segnalare la pericolosità del fatto e ad impugnare la decisione innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale. A nulla sono servite le remore di Tommaso Cosolo e la inascoltata relazione tecnica affidata ad un competente ingegnere idraulico che ha dimostrato la pericolosità della pretesa dalla SNAM e gli inevitabili danni che ne sarebbero derivati alle proprietà private, nonché al demanio regionale. A nulla è servita nemmeno una apposita perizia che ha valutato il danno economico arrecato alle proprietà attraversate. Cosicché, in forza del solito andazzo, il 16 gennaio 2017 il TAR ha respinto le istanze del buon Tommaso condannandolo alle spese processuali. Di fronte alla inevitabile erosione delle sponde seguita ai lavori di posa in opera della condotta e alla mancata ricostruzione della scogliera spondale preesistente, alla inutilità delle segnalazioni di pericolo manifestate il 6 marzo 2018 all’allora assessore regionale Sara Vito e alle nostre doglianze, il 6 marzo non rimase altro da fare che inviare un esposto corredato da ampia documentazione al Procuratore della Repubblica e al Prefetto di
Gorizia, nonché all’attenzione del sindaco di San Pier d’Isonzo. Fu così che, in ossequio alla pratica italiota dello scarica barile, la patata bollente fu passata di mano in mano sino a perdersi nei meandri della complicità: dal Prefetto al Comune di San Pier d’Isonzo; dal suo responsabile di settore, al
servizio geologico regionale, alla Protezione Civile, alla Procura, ancora al Prefetto per confermare le nostre ragioni. Eppure non ci siamo dati per vinti e tanto abbiamo fatto da obbligare a riceverci l’assessore regionale all’ambiente. L’8 aprile 2019 siamo a Trieste negli uffici di Scoccimarro e in una lunga riunione spieghiamo al direttore Canali e al suo sottopanza la gravità della situazione. Poi, per evitare che possa dire di non aver capito la situazione, il giorno successivo gli mandiamo tutta la documentazione del caso. Poi nuovamente il nulla e così la catena delle complicità permette che il novembre scorso una piena, nemmeno eccezionale, provochi lo sfondamento dell’argine e il dilagare
del fiume nella pianura retrostante secondo quanto paventato da anni. Al colmo della più spudorata faccia tosta, la Regione invoca il Commissario e affida alla Protezione Civile il compito di tappare un sottopasso dell’autostrada con l’inutile intento di fermare il passaggio della piena, mentre il 30 novembre lascia al Comune di San Pier la emissione di una ordinanza per condizionare il traffico locale, “per i motivi urgenti di consolidamento idraulico del territorio”. La vergogna e le colpe per l’accaduto sono sotto gli occhi di tutti, eppure il Piccolo si fa in quattro per occultare le cause del misfatto e dare voce alle penose dichiarazioni del sindaco di San Pier che parla di eventi eccezionali e loda la Regione!
I COLPEVOLI NON DEVONO FARLA FRANCA ! troviamoci a Redipuglia all’agriturismo “ai Trovi” venerdì 15, ore 20

Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale