In scena il revisionismo storico in salsa neofascista, grave sia ad opera di importanti cariche dello Stato

Non bastava la sparata di palese revisionismo storico del presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa (che poi ha corretto in parte le sue dichiarazioni)  su l’azione partigiana di Via Rasella,  che seguiva le. quanto meno inopportune. dichiarazioni della presidente del consiglio Giorgia Meloni sulle vittime delle Fosse Ardeatine, ora quasi in logica continuità  arriva la sparata del parlamentare, sempre di Fratelli d’Italia,  Fabio Rampelli  che ha annunciato un progetto di legge che odora, anzi puzza proprio, di legge “patriottica” già vista nel ventennio. In particolare la proposta “Rampelli”  riguarda l’utilizzo obbligatorio della lingua italiana in “tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino”, ma anche all’interno di aziende ed enti privati, prevedendo multe salate in caso di violazione. Scrive a tale proposito in una nota  la capogruppo Pd nella commissione Politiche europee al Senato Tatjana Rojc, esponente della minoranza slovena in Italia:  “La lingua della maggioranza degli italiani non può essere governata per legge, ma una legge sciocca può far danni alle minoranze linguistiche: chiedo al Governo e alla maggioranza di destra che non si creino situazioni di conflitto con le leggi di tutela vigenti, peraltro non ancora tutte applicate”.  “Oltre alla patina di ridicolo – continua la senatrice dem – la proposta Rampelli resuscita fosche memorie di tempi bui, quando per legge ci hanno tagliato la nostra lingua in bocca. Noi sloveni eravamo gli ‘alloglotti’, non potevamo nemmeno pregare nella nostra lingua madre, e sinceramente vogliamo credere che la democrazia e l’Europa abbiano creato una nuova convivenza anche tra lingue”. “Quanto all’ingresso massivo di termini soprattutto anglosassoni nell’uso quotidiano anche della PA non serve mettere in legge i ‘guardiani della purezza della lingua’ ma – aggiunge Rojc – più istruzione e formazione, più cultura vera e meno propaganda identitaria”. In merito alle altre dichiarazioni “revisioniste” da segnalare fra le altre la presa di posizione dell’Aned che ha inviato un comunicato che riportiamo in calce.