Interrogativi sul soccorso pubblico in Fvg dopo la tragedia del Natisone
Dopo la tragedia del Natisone l’assessore alla Salute e alla Protezione Civile del Friuli Venezia giulia Riccardo Riccardi ha dichiarato alla stampa che gli operatori seguendo il protocollo “hanno fatto il loro lavoro nella correttezza delle attività”.
In effetti sembra che gli operatori della Centrale del NUE 112 abbiano seguito il Disciplinare tecnico operativo standard del Ministero dell’Interno e avendo inquadrato le richieste di aiuto dei ragazzi come problema attinente al soccorso tecnico e non sanitario, hanno trasferito le richieste di aiuto alla Centrale dei Vigili del Fuoco di Udine.
Ma che fosse solo un problema tecnico e non anche potenzialmente sanitario pare discutibile, in quanto doveva essere facilmente intuibile che un innalzamento così rapido delle acque avrebbe potuto sommergere i ragazzi in breve tempo.
Quando è successa la disgrazia c’era lo stato di allerta meteo gialla diffuso dalla Protezione Civile, e alla gente del luogo è noto che forti piogge possono ingrossare il Natisone precipitosamente e senza tante avvisaglie.
Ma di questo pericolo gli operatori del NUE 112, che dipendono dalla stessa Protezione Civile, erano messi a conoscenza?
Si sono accusati i poveri ragazzi di incoscienza per essersi recati sulle rive del Natisone, nonostante l’allerta gialla, ma questi rischi erano noti a chi è affidato il soccorso pubblico? Ovvero – per dirla con l’assessore – c’erano nella Centrale Nue 112 protocolli specifici su come rispondere a richieste di aiuto in ambito fluviale, in particolare del Natisone, anche in relazione alla situazione climatica?
E non è una questione di lana caprina, visto che nella base di Campoformido, distante 20 km dal luogo della tragedia, quindi 5-6 minuti di volo, era libero e operativo un elicottero della Regione predisposto proprio per affrontare le emergenze sia tecniche che sanitarie.
Sapeva il NUE 112 dell’esistenza di questo elicottero? Sapeva che per attivarlo era necessario trasferire l’allarme alla SORES – Sala operativa regionale emergenza sanitaria – oltre che ai Vigili del Fuoco?
Questo elicottero è disponibile dal 2022 proprio per fornire non solo servizi sanitari ma anche di soccorso tecnico. Infatti, nel documento ufficiale di avvio di questo servizio si legge che questo elicottero “verrà prevalentemente utilizzato per Trasporti secondari differibili; Trasporto Organi; Ricerca Dispersi; Recupero Illesi in ambiente ostile; Recupero Codici Bianchi in ambiente ostile; Recupero Salma; Addestramenti; Riconfigurazione elicottero; Eventi con maxiafflusso.”
Quindi anche per il “Recupero Illesi in ambiente ostile”, e i tre ragazzi al momento dell’allarme erano senz’altro illesi e senz’altro l’ambiente in cui si trovavano era ostile.
Questo elicottero poteva raggiungere i ragazzi nel giro di 11-12 minuti. Se fosse stato attivato per tempo, ovvero al momento della prima chiamata al 112 registrata alle ore 13.29, sarebbe arrivato sul fiume prima delle 13.45. L’assessore Riccardi dichiara che i protocolli sono stati seguiti, e allora c’è da chiedersi se ci sono protocolli per l’attivazione dell’ elicottero adibito anche al soccorso tecnico oltre che sanitario.
In quei momenti a Campoformido era disponibile anche un altro elicottero, principalmente adibito all’emergenza sanitaria, ma impiegabile anche per il soccorso tecnico, essendo dotato di verricello, e con a bordo un membro del soccorso alpino oltre all’équipe sanitaria. Del resto, che l’eliambulanza possa essere usata anche per impieghi HHO- (Helicopter Hoist Operation) è previsto dalla norma regionale (DGR 1913/2023 punto 3.3.4)
Poi questo elicottero è stato fatto decollare, ma con inspiegabile ritardo. Infatti, la SORES è stata contattata alle 13.48, secondo quanto riportata dai media, ma l’elicottero è decollato alle 14.07, 19 minuti dopo. Perché? Il tempo tecnico di decollo è inferiore a 5 minuti. Perché ci sono voluti 19 minuti? Poi l’elicottero è arrivato sul fiume in pochi minuti, alle 14.13. Troppo tardi.
La Procura della Repubblica di Udine ha aperto un’inchiesta, ma che non siano gli operatori sul campo, i soccorritori a pagare, perché se ci sono responsabilità, queste vanno cercate ad altri livelli, molto più in alto.
Walter Zalukar
già Direttore del Sistema 118- Trieste