Ipotesi base NATO nel porto di Trieste. La Giunta regionale se ne lava le mani. Interrogazione di Avs
“Con una risposta secca e laconica l’Assessore regionale Pierpaolo Roberti comunica ai cittadini del FVG, e in particolare ai triestini che, sull’ipotesi di impiantare una nuova base NATO nel porto di Trieste, lui non esprime alcuna opinione, non avendo la Regione nel suo Statuto speciale competenza sull’organizzazione del Trattato Atlantico del Nord. Con grande disinvoltura non manifesta alcuna preoccupazione qualora ci dovessimo ritrovare, nel cuore della città capoluogo di Regione, un obiettivo militare sul quale, in base alle Convenzioni di Ginevra e ai Protocolli addizionali, sono legittimi gli attacchi in caso di conflitto internazionale.”
Lo afferma con indignazione la consigliera regionale Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra dopo aver ricevuto risposta scritta dall’Assessore regionale Roberti all’interrogazione con la quale, riprendendo gli auspici del Presidente di Confcommercio Trieste a veder installata una base portuale Nato a Trieste, ha sollecitato una presa di posizione della Giunta.
Pellegrino aggiunge: “L’ Assessore scappa, evita di esporsi, dà una risposta pilatesca e al limite dell’ignavia palesando il timore di prendere una posizione politica. Ci chiediamo come potrebbe garantire ai suoi concittadini, se venisse piazzato in mezzo alla città capoluogo un obiettivo militare di tale rilevanza, il rispetto delle disposizioni del diritto internazionale umanitario che assicurano non siano in nessuna circostanza attaccati persone e beni civili e che l’attaccante rispetti il divieto di azione bellica contro un obiettivo militare dal momento che vi sarebbero danni e perdite tra la popolazione.
È evidente che niente e nessuno potrà darci queste garanzie, tanto più che perdite umane e danni sono considerati e vietati solo nella misura che risulta eccessiva rispetto al vantaggio militare concreto e diretto previsto: interessa a qualcuno il principio che la necessità militare va subordinata alla regola della «proporzionalità» nel coinvolgimento della popolazione civile? Le carneficine, le barbarie e i genocidi di cui veniamo a conoscenza ogni giorno ci confermano che il diritto umanitario è tragicamente ignorato dalle parti in conflitto.”
“L’Assessore Roberti – prosegue la consigliera Pellegrino – nella sua risposta ha ritenuto soltanto di chiarire, a coloro che lui definisce i ‘meno attenti’, che la Regione Friuli Venezia Giulia non ha nel suo Statuto di Autonomia alcuna competenza sull’organizzazione del Trattato Atlantico del Nord. Lo stesso Statuto non vieta che l’Amministrazione operi per prefigurare la pace, la sicurezza e l’incolumità della cittadinanza e del territorio e, per questi scopi, nemmeno impedisce di esprimersi ai massimi livelli di governo dell’ente regionale. Lo si faccia, dunque, e pazienza se a Trieste, a Roma, nelle sedi politiche europee o nei comandi Nato qualcuno dovesse ritenere scorretto sia il nostro principio costituzionale del ripudio della guerra sia la volontà della Giunta in carica di proteggere le comunità locali.”
“Una risposta di questo genere – sottolinea la consigliera – può essere letta, anche dai meno attenti, in un modo soltanto: poiché non abbiamo competenza statutaria per poter discutere, allora non potremo fare alcuna obiezione, nemmeno politica, in merito all’installazione di una base Nato a Trieste, oltre a quella di Aviano. Non potremo esprimerci sul fatto che questa sia inconciliabile – sul piano logistico, organizzativo, della sicurezza e dell’inevitabile militarizzazione – con le nevralgiche peculiarità, specialità e aspirazioni culturali e turistiche della città. Ma non potremo nemmeno manifestare alcun pensiero in merito alla nostra delicata e purtroppo molto interessante collocazione nel quadro geopolitico internazionale.”
Conclude Serena Pellegrino: “Non avendo avuto la possibilità di discutere l’interrogazione in Aula, di persona, con l’assessore Roberti non posso che replicare usando i mezzi di comunicazione. Sicuramente all’assessore sarà sfuggito, a causa di una probabile disattenzione, che il 7 marzo nel 1949, Sandro Pertini tenne in Senato un discorso in cui, purtroppo per noi, preconizzò che un giorno forze imperialistiche straniere avrebbero tentato di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Disse anche che i partigiani, riunitisi pochi giorni prima a migliaia a Venezia per manifestare contro la guerra e contro il Patto Atlantico, si erano dichiarati pronti a insorgere per tutelare il preziosissimo bene della Pace. Ecco, se chi ci governa non ha quel coraggio, non ha la memoria dei disastri novecenteschi, non vede gli effetti contemporanei delle guerre in corso, se non comprende l’articolo 11 della Costituzione e la forza che promana dalle parole L’Italia ripudia la guerra, abbia almeno il buon senso che dovrebbe avere il buon padre di famiglia ovvero quello di avere a cuore le vite dei suoi cari evitando di fargli correre il pericolo di un bombardamento.”