Isi, Isis, Daesh…

Chiamiamolo come vogliamo, ma prendiamo atto che questo triste fenomeno è tutto all’infuori che sconfitto e finito. Qualche tempo fa dicevamo che quei gaglioffi stavano rialzando la cresta e che riuscivano a portare attacchi, per il momento limitati ma efficaci, sia in Siria che in Iraq. Bene, se c’era bisogno di una prova, eccoci serviti. Da cinque giorni la prigione di Hasake, nel NES (Nord Est della Siria), una struttura carceraria, Gweran, che “ospita” (anche se sarebbe meglio dire ospitava) circa 5.000 ex miliziani di quella brutta cricca, è stata assaltata da circa 200 assatanati combattenti fedeli al sogno di realizzare un califfato in Iraq e nel Levante, altro termine con cui si definisce la Siria. Si tratta di un’operazione colossale che evidentemente ha avuto bisogno di un coordinamento e di un’organizzazione che non può fare riferimento ai Quattro gatti rimasti in giro dopo la loro sconfitta militare nel 2018. Poi, sarebbe magari necessario anche capire quanto quattro fossero realmente quelli rimasti. Ga’ nel passato questo dato è stato piuttosto sottovalutato e la resistenza dimostrata durante gli ultimi combattimenti nel sud della regione prima che anche l’ultima sacca fosse definitivamente (?) sconfitta, dimostra che la reale forza dell’ISIS o era stata valutata male, oppure godeva e gode tutt’ora di appoggi sottobanco che ancora sono in grado di fornire adeguata assistenza a quella gentaglia. Dopo cinque giorni di combattimenti che hanno provocato la morte, secondo le fonti disponibili, di circa 200 miliziani e circa 30 militari del SDF (le forze dell’esercito del NES), prevalentemente arabi, continuano violenti. Il carcere pare a questo punto circondato, ma coloro che ancora resistono al suo interno promettono di continuare fino all’ultimo uomo; purtroppo all’interno di quello che rimane della struttura pesantemente colpita anche dagli elicotteri Apache della coalizione a guida Usa, ci sono anche parecchi minori, secondo le solite fonti addirittura 850!! Parte di coloro che sono riusciti a fuggire, anche qui non si può sapere quanti siano, si sono riparati all’interno delle case dei quartieri limitrofi della città, forse anche oltre. Forse, probabilmente molti di loro, sono riusciti ad allontanarsi dalla zona. Circa 4000 famiglie sono dovute evacuare dall’area di Hasake in cui si trova il carcere per trovare alloggio da parenti o conoscenti o in strutture messe a disposizione delle locali autorità alla bene meglio. In più, nell’ultima settimana da queste parti le temperature sono scese fino a 8-10 gradi sotto zero ed è anche nevicato. Insomma, non manca davvero nulla. Tutta la regione è stata messa in lock down ed il coprifuoco parte dalle 6 del pomeriggio per terminare alle 6 del mattino. Tutti gli spostamenti dall’interno e per l’interno della città sono stati bloccati e Hasake è sigillata. Gli stessi spostamenti tra le varie città sono limitati e i controlli serrati.
Io mi sarei dovuto recare verso sud della regione e passando necessariamente da lì, ma ovviamente tutto è stato fermato almeno fino al 31 Gennaio. C’è forte preoccupazione che la situazione precipiti anche nelle località più a sud, dove la comunità sunnita e più radicale in cui l’ISIS nella fase acuta del califfato ha trovato facile radicamento, possa precipitare. Lo stesso famigerato campo di Al Hol, in cui sono ospitate più di 60.000 persone molte delle quali hanno militate o appoggiato i combattenti neri, è una polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Al di là della situazione drammatica, ci sarebbe da fare una considerazione; i media italiani, salvo un paio di eccezioni (Avvenire e Il Manifesto) non pare siano interessati a questa vicenda. Certo, c’è di mezzo l’elezione del Presidente della Repubblica che fagocita l’informazione, ma un minimo di attenzione in più davvero non farebbe male. Poi ci si sorprende se la gente ne ha le palle piene di una situazione del genere e cerca un qualsiasi modo alternativo per dare un senso alla propria vita scappandosene via da questi posti maledetti. Come direbbe il presidente della Regione Veneto; “ragioniamoci sopra..” Docbrino