Italians first: la vergognosa campagna acquisti Fvg di personale sanitario extracomunitario che costerà molte vite, evidentemente di serie B
Più o meno alla chetichella il Fvg ha iniziato una campagna di depauperazione della sanità di paesi già fortemente penalizzati, un vergognoso Italians first confermato nella sua operatività, dopo gli annunci dell’assessore alla salute Riccardi, dalle dichiarazioni di Giovanni Di Prima Coordinatore tecnico case di riposo Federsanità. Parole che non sono state commentate da nessuno, non dalla politica, troppo distratta, non dai sindacati e neppure dalle organizzazioni datoriali. Eppure ognuno di loro avrebbe dovuto saltare sulla sedia sentendo l’intervista andata in onda sul Tgr Fvg. Giovanni Di Prima infatti raccontava di essere stato tra i primi in FVG ad aver aperto il bando per l’assunzione di infermieri extracomunitari senza riconoscimento del titolo in Italia (già anomalia pericolosa ndr), dopo il via libera dalla Regione per volontà dell’assessore Riccardo Riccardi, potendo in questa occasione contare anche su una schiera di improvvisati pasdaran reclutati, fra l’altro, nel campo di chi, a parole, ha predicato di essere difensore dei deboli e degli oppressi … senza frontiere. Ed invece ecco nascere un movimento trasversale e non certo esente da interessi, che predica un “italians first” che lascia basiti. Intendiamoci, sappiamo che esistono problemi nella sanità regionale e non da oggi, non facciamo una colpa a Giovanni Di Prima che in un modo o nell’altro però rappresenta quella che un tempo avemmo definito razza padrona, cioè la proprietà che solo incidentalmente è pubblica, ma che si comporta esattamente come i peggiori privati. Del resto era questo l’obiettivo che si è voluto ottenere con la costituzione in forma “aziendale” di quelle che un tempo erano semplicemente le strutture sanitarie pubbliche, snaturarle dalla loro funzione umanitaria e far prevalere la dittatura del denaro. Parallelamente a questa vera e propria riorganizzazione in senso aziendalistico della sanità pubblica, si sono spalancate le porte alle strutture sanitarie private, di fatto equiparate a quelle pubbliche attraverso il meccanismo dell’accreditamento in convenzione che le ha rese a tutti gli effetti un pilastro del SSN e non più semplicemente accessorie e supplementari e per di più in concorrenza proprio nel campo più delicato, quello del personale. Potremmo parlare a lungo della genesi di questa stortura che fra l’altro riguarda molte articolazioni dello Stato diventate “Spa” ma che in sanità è fattore devastante. Ma quello su cui focalizzare l’attenzione è oggi una frase che, probabilmente in maniera ingenua, mal cela la consapevolezza di un disagio. Parliamo di quando il rappresentante di Federsanità Fvg coordinatore di ben 34 case di riposo, ha detto testualmente: “la carenza degli infermieri è la criticità più urgente messa in luce dai due anni di pandemia, in media di infermieri ne mancano 4 per ogni struttura. Una emergenza che si sta cercando di risolvere anche con il tavolo attivato dalla regione. Come Federsanità insieme alla Centrale cooperative stiamo organizzando un portale per raccogliere tutte le candidature direttamente dall’estero naturalmente non ci sfugge la questione morale nel senso che stiamo depauperando di risorse importanti paesi più sfortunati di noi ma purtroppo non abbiamo alternative in questo momento”. Insomma ecco il “prima gli italiani”, l’italians first, di cui parlavamo in apertura, comprensibile, anche se moralmente ingiustificabile (come del resto ammette Di Prima) per un rappresentante d’azienda, che ricordiamolo, anche se a “capitale” pubblico resta ancorato al concetto di libertà del mercato e della “concorrenza”. Aziende pubbliche dotate di autonomia imprenditoriale e gestite da potenti “manager della salute” principalmente secondo criteri di efficienza economica e “produttività”. Ma quelle remore morali diventano inaccettabili, se fosse vero, come purtroppo pare, che ad accettare la campagna acquisti di personale depauperando sistemi sanitari di paesi terzi svantaggiati, sono in prima linea le centrali cooperative che da sempre sbandierano il loro impegno sociale e umanitario verso migranti e progetti dell’“aiutiamoli a casa loro”. Evidentemente il virus del liberismo ha contagiato anche chi si mette medaglie “sociali” ed alla fine si piega e sposa le peggiori logiche del mercato sulla spalle dei più poveri e disgraziati. Ma davvero non c’era altro modo?
Guarda l’intervista dal Tgr