Jazz & wine of peace nel gotha dei festival italiani che producono ricchezza per la propria regione. Il festival di Cormòns scelto per la sua capacità di muovere un importante indotto
C’è anche Jazz & Wine of Peace, il festival che è la punta di diamante dell’attività di Circolo Controtempo, e che da 23 anni si svolge in ottobre nel territorio del Collio italiano e sloveno, con base a Cormòns, fra i 19 festival di jazz italiani analizzati nel volume “I Festival jazz in Italia. Un’analisi di impatto sul territorio” uscito per Manni Editori. Un libro che costituisce uno strumento di analisi importante perché raccoglie i risultati di una ricerca coordinata da Severino Salvemini, ordinario in Organizzazione e Management all’Università Bocconi di Milano, e sviluppata negli anni 2017 e 2018 dalle ricercatrici Costanza Sartoris e Arianna Riccardi. Promossa dall’Associazione I-Jazz (che riunisce gran parte dei festival di jazz italiani) e realizzata grazie al contributo del Mibact, presentata alcuni giorni fa (in streaming, con gli interventi, fra gli altri, di Paolo Fresu), la ricerca ha indagato in particolare gli impatti economici, sociali e culturali prodotti da questi festival, analizzando anche la sottile linea di confine fra la proposta artistica e la promozione turistica, e fra la spettacolarizzazione e il legame con il territorio.
Jazz & Wine of Peace di Controtempo – unico fra i festival di jazz del Friuli Venezia Giulia – è stato scelto non solo per il cartellone artistico di levatura internazionale e il suo spirito “senza confini”, ma per la sua capacità di coinvolgere ogni anno le cantine e le aziende vinicole e di alimentare il turismo slow, facendo schizzare, nei cinque giorni in cui si svolge, il numero di pernottamenti, prenotazioni nei ristoranti, acquisti di prodotti enogastronomici, portando in regione un pubblico soprattutto straniero. Basti citare i dati dell’edizione 2019 (l’ultima in versione “normale” e non riformulata causa Covid): 8 mila presenze in cinque giorni, delle quali oltre il 60 per cento dall’estero – pubblico in maggioranza austriaco, seguito da appassionati in arrivo da Slovenia, Croazia, Germania e altri paesi nordeuropei – 45 concerti, quasi sempre sold out, 150 artisti sul palcoscenico, 20 cantine coinvolte, pienone nei locali, negli alberghi, bed & breakfast e agriturismi.
Anche l’edizione 2020, che Controtempo è riuscito a fare in presenza – l’ultimo festival che si è tenuto quest’anno in regione prima del nuovo lockdown di fine ottobre – ha offerto 30 grandi concerti, ha dato lavoro a tutta l’umanità che gravita nel mondo del jazz e della cultura, e ha portato una boccata di ossigeno ad alberghi, ristoranti e bar di Cormòns e del territorio.
Per il 2021, pur nel permanere dell’incertezza, Controtempo è già al lavoro da tempo con la speranza e l’obiettivo “di portare di nuovo il nostro pubblico a teatro – dichiara la presidente Paola Martini – uno dei luoghi più sicuri da frequentare e nel quale poter vivere quell’esperienza unica e irripetibile offerta dalla musica dal vivo. Emozioni che lo streaming, che pure è stato ed è utilissimo per mantenere viva l’attenzione sulla cultura e dunque anche sulla musica, non potrà mai eguagliare”.
Controtempo conta di riproporre fra maggio e giugno 2021 il festival Il volo del jazz 2020 cancellato dall’emergenza sanitaria, appuntamento che sarà seguito in estate da Le rotte del jazz a Trieste e dalla terza edizione – quest’anno più che mai significativa dopo la designazione di Gorizia/Nova Gorica a capitale della cultura 2025 – della rassegna transfrontaliera Musiche dal mondo/Glasbe Sveta. Jazz & Wine of Peace è in calendario nella sua consueta collocazione di fine ottobre, mentre fra novembre e dicembre è in agenda l’edizione 2021 de Il volo del jazz.