Kyenge – Chi ruba il lavoro non sono i migranti ma un Governo miope. La povertà è figlia di scelte politiche
A parlare è Cécile Kyenge ex Ministra per l’Integrazione, già europarlamentare (Pd), candidata alle prossime elezioni europee per la circoscrizione Nord Est: Chi ruba il lavoro non sono i migranti ma un Governo miope. La povertà è figlia di scelte politiche. Tutelare i lavoratori con Un’Autorità Europea del lavoro e un salario minimo europeo, Agire su Cooperazione e partenariato per la crescita dell’Italia nel mondo. L’immigrazione sia risorsa per l’Italia nel mondo, non merce di scambio per il profitto di pochi.
Un Governo che porta il proprio Paese fino alla recessione dovrebbe solo chiedere scusa. Invece, magicamente, saremmo usciti dalla recessione nella quale loro stessi ci hanno messo: loro, quelli che in campagna elettorale promettevano di aiutare chi non arriva a fine mese e che oggi vogliono aumentare imposte come l’IVA.
No, chi ruba il lavoro non sono i migranti, chi ruba il lavoro è un Governo miope che offre solo soluzioni emergenziali senza un piano di sviluppo e una prospettiva economica. Chi ruba il lavoro è lo sfruttamento. Chi ruba il lavoro è l’impostazione politica neoliberale che porta all’estremo delocalizzazioni e precariato per creare disuguaglianze utili al profitto di pochi.
E allora i migranti diventano merce di scambio e propaganda per diminuire i salari e le garanzie di tutti: ma la povertà è figlia di scelte politiche.
Lo vediamo non solo in agricoltura, nel settore tessile, dei trasporti, del facchinaggio o nel comparto carni, dove lo sfruttamento coinvolge persone particolarmente ricattabili come migranti irregolari o italiani in difficoltà, ma anche nel caporalato digitale, nelle nuove forme di sfruttamento come il caso dei Riders o in regione a Castelfrigo, Italpizza o alla Frama Novi nel modenese, alla Fornero di Parma, solo per citare alcune delle realtà in cui ho agito con interrogazioni al Parlamento europeo.
La povertà anche solo di una parte dei lavoratori è economicamente e moralmente inaccettabile. Servono un dialogo sociale forte e un movimento sindacale interconnesso a livello europeo come strumento per tutelare salari e diritti. Un’Autorità Europea del lavoro per lottare contro il dumping sociale e garantire salari minimi dignitosi per tutta l’Europa.
Serve una nuova idea di crescita incentrata sul riconoscimento delle persone, sulla migrazione come opportunità per interconnettere, con cooperazione e partenariato produttivo, l’Italia all’Europa e al mondo.
Primo maggio è la festa di chi porta avanti davvero questo Paese, lo diremo forte e chiaro: solo politiche progressiste improntate alla giustizia sociale, all’uguaglianza tra i cittadini, nativi e non, potranno far ripartire il nostro Paese.