La Cgil chiede più chiarezza del ruolo del privato accreditato nel sistema sanitario partendo da “nuovi criteri sul convenzionamento”
«Più chiarezza del ruolo del privato accreditato in un sistema sanitario che è e deve restare pubblico, criteri più stringenti e più verifiche sulla qualità delle strutture e delle prestazioni erogate». È quanto chiede la Cgil del Friuli Venezia Giulia in vista dell’imminente ridefinizione dell’accordo triennale tra il Servizio sanitario regionale e il privato convenzionato. «I rapporti di Agenas – spiega il segretario generale Michele Piga – hanno evidenziato diverse criticità nell’erogazione dei servizi da parte delle aziende sanitarie convenzionate, che riguardano in particolare, ma non soltanto, la qualità delle attività di chirurgia generale ed oncologica per la parte ospedaliera, il livello di obsolescenza delle apparecchiature di diagnostica radiologica per la parte ambulatoriale». Da qui, per la Cgil, la necessità di ridefinire con chiarezza le condizioni alla base delle convenzioni.
VALUTAZIONE E VIGILANZA La Cgil sottolinea in primo luogo l’esigenza di dare piena applicazione, con la nuova convenzione, a quanto previsto dalla legge nazionale 118/2022 in materia di revisione e trasparenza dell’accreditamento. La selezione delle strutture convenzionate, rimarca Piga, deve essere basata sulle effettive esigenze della programmazione sanitaria regionale, tenendo conto anche di eventuali ipotesi di razionalizzazione della rete di convenzionamento, e su criteri oggettivi che valorizzino prioritariamente la qualità delle specifiche prestazioni da erogare. «Valutazione – precisa il segretario – che deve essere sia preliminare, sia oggetto di verifiche periodiche sull’attività effettivamente svolta, che va sottoposta a una costante azione di controllo, vigilanza e monitoraggio relativa a qualità, sicurezza e appropriatezza delle strutture e delle prestazioni».
CRITERI E BUDGET Tra le condizioni alla base dell’accreditamento, per la Cgil, va inserita anche l’adesione obbligatoria al Fascicolo sanitario elettronico (Fse), «che deve essere alimentato in maniera continuativa e tempestiva». Solo così, sottolinea ancora Piga, «potranno essere garantiti quei criteri di continuità assistenziale e di accessibilità indispensabili per l’efficacia dei percorsi di cura, a tutela in primis di chi è affetto da patologie croniche». Altrettanto importante «la definizione di standard obbligatori inerenti la qualità delle apparecchiature radiologiche, come già avviene in Veneto, e l’introduzione di clausole di salvaguardia che consentano la possibilità di interrompere i contratti, quando un privato si rifiuti di svolgere attività per cui è accreditato o ne svolge in quantità minimale». Ultimo ma non meno importante, la Cgil ritiene opportuna anche una ridefinizione dei budget, «che vanno ricalcolati sulla base di effettivamente speso in questi anni».
IL RUOLO DEL PRIVATO Il privato convenzionato, per la Cgil, può svolgere una funzione di supporto al servizio sanitario se si inserisce in sistema che sancisca e definisca in modo chiaro il ruolo di governo e garanzia del sistema pubblico, così come i compiti affidati alle Aziende Sanitarie nella programmazione e nella rilevazione dei bisogni. Perché questo accada, però, sono necessari anche criteri di convenzionamento più stringenti, «fondamentali per garantire la regia pubblica del sistema, a partire da un controllo effettivo sull’appropriatezza e sulla qualità delle prestazioni erogate, la continuità dei percorsi di cura, il controllo sui costi e sull’efficacia della spesa». Ove tutto questo non fosse garantito, conclude Piga, «una crescita del ricorso al privato finirebbe soltanto per aggravare le criticità, come già sta avvenendo, e accelerare un processo di declino del servizio sanitario regionale che va assolutamente contrastato e fermato».