La guerra rischia di riaccendere i Balcani. Il Kosovo chiede di entrare nella Nato e la Serbia, in campagna elettorale, cerca equilibrio

I Balcani restano una polveriera che le lingue di fuoco della guerra in Ucraina potrebbero lambire pericolosamente. Parte da questa costatazione la richiesta del Kosovo di entrare subito nella NATO. Obiettivamente, che la drammatica escalation ucraina rischi di innescare un pericoloso effetto domino nei Balcani con conseguenze che non è difficile immaginare, è una realtà ben presente negli osservatori , così come è chiaro che i vertici istituzionali kosovari hanno preso la palla al balzo con un pizzico di opportunismo. A farlo anche l’attuale presidente della Repubblica, Vjosa Osmani, che in alcune dichiarazioni ha espresso il timore che il presidente serbo, Aleksandar Vučić, possa essere tentato dall’emulare Vladimir Putin per promuovere una campagna militare di “riconquista” del Kosovo indipendente dal 2008 e dichiarato come tale da gran parte della comunità internazionale. Belgrado in ealtà sulla guerra in Ucraina è particolarmente ambigua, da una parte ha deciso di votare a favore della risoluzione Onu che condanna l’aggressione della Russia all’Ucraina e ha dato disponibilità ad accogliere i profughi ucraini che scappano dalla guerra, ma dall’altra ha deciso di non adottare le sanzioni contro Mosca ospitando nelle strade della capitale la manifestazione dell’estrema destra con bandiere russe e cartelli con il simbolo Z a sostegno di Vladimir Putin. Se poi aggiungiamo che per i serbi il Kosovo resta una ferita aperta il rischio esiste, del resto Belgrado non ha mai riconosciuto ufficialmente il Kosovo, anzi rivendica quei territori come propri. Una disputa che non trova sbocchi diplomatici, da anni impantanata nelle sabbie mobili dei veti incrociati e delle reciproche pretese; e da anni ostacolo insormontabile al percorso di integrazione della Serbia nell’Unione europea. La situazione in Ucraina rende fra l’altro molto complicata la gestione della politica estera della Serbia con il presidente Vučić che come un equilibrista cammina sulla corda alla ricerca dell’equilibrio impossibile tra lo storico posizionamento filorusso, con ricadute importanti in campo economico ma anche per l’appoggio di Mosca alle sue rivendicazioni proprio sul Kosovo. La situazione con l’alta tensione fra Ue e Russia complicherebbe ulteriormente la volontà di adesione della Serbia alla Comunità Europea. Situazione resa ancora più complicata dall’imminenza delle elezioni presidenziali e parlamentari previste il prossimo 3 aprile, dove Vučić cerca una riconferma che sulla carta appare scontata ma che la crisi ucraina potrebbero influenzare forse non nel suo risultato finale ma nelle percentuali dato che i temi nazionalistici diventano di primaria importanza. Anche per questo il presidente serbo in recenti dichiarazioni ha cercato di giustificare il proprio voto di condanna all’invasione russa in Ucraina, contestata dall’opposizione di destra, configurandola in un contesto di lesione “dell’integrità territoriale” di quel paese. Quindi una questione da legare alle proprie rivendicazioni territoriali sul Kosovo. Una tesi abbastanza spericolata ad uso interno ed elettorale per affermare attraverso la difesa dell’integrità dell’ucraina il diritto territoriale serbo, cercando così di dare alle vicende una narrazione diversa da quella fornita dalle opposizioni che hanno fatto propri gli slogan di piazza “la Crimea è Russia, il Kosovo è Serbia” . Ovviamente gli echi di quanto bolle in pentola in Serbia arrivano forti anche in Kosovo che teme che la Serbia voglia ottenere nei Balcani occidentali quello che la Russia di Putin vuole in Ucraina, da questo nasce la velleitaria richiesta del Kosovo di aderire alla NATO che in realtà è già presente nel paese con un contingente di “pace” di oltre tremila uomini. Purtroppo il rischio che, come accennato in apertura, le scintille di quanto avviene in Ucraina riaccendano la miccia balcanica è reale e no da sottovalutare, Del resto proprio da sottovalutazioni delle cancellerie europee si determinata la crisi ucraina. Aver sottovalutato Putin e i segnali che dava ritenendo improbabile l’invasione dell’armata russa, è stata una grave mancanza ed ingenuità, altrettanto potrebbe determinarsi nei Balcani, un fronte che in realtà e non solo per il Kosovo, è silente, cova sotto le braci di odi e nazionalismi mai completamente superati. Ovviamente, non poteva essere che così, nessuna risposta alla richiesta del Kosovo è arrivata da parte della NATO, mentre si sono praticamente detti d’accordo, guarda caso, la Croazia e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. L’ipotesi resta comunque remota, ma moto meno di prima, dato che l’adesione all’organizzazione atlantica richiede l’unanimità di tutti i membri che però, dipende da come si evolve la crisi fra Russia e Ucraina, potrebbe rapidamente cambiare.

( Fonti kosovapress , gazetaexpress, dnevnik)